Un italiano al Sub20, Milesi: "Vi racconto la mia vita in giro per il mondo"

Cos’hanno in comune un pittore veneziano vissuto a cavallo tra la metà dell’Ottocento e del Novecento e un giocatore della Sicula Leonzio? Stesso nome: Alessandro Milesi. Noi prendiamo il secondo, grazie. Anche se: “Credo che il pittore abbia qualcosa a che vedere con la mia famiglia”. Poi una risata: “Ho presente chi è,l’ho trovato anch’io quando ho cercato il mio nome su Google”. Qualche giorno fa vi abbiamo presentato il giocatore durante il Sub20 (QUI), ora è lui che si racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com, tra tanti aneddoti, curiosità e retroscena.

Ultima ora di mercato caldissima per Alessandro, passato dal Brescia alla Sicula Leonzio quasi sul gong: “E’ una società organizzata e ha un bel progetto. C’è ambizione e voglia di vincere. Io voglio dare il massimo in questi mesi”. Ma il retroscena è dietro l’angolo: “Era tutto fatto con la Viterbese, poi mi hanno detto che ci sono stati dei problemi ed è saltata”.

Quello zero nella casella presenze da professionista per il classe ’99 sarà presto da aggiornare: “Io cerco di farmi trovare sempre pronto. Domenica affrontiamo il Rieti, magari gioco”. Nessuna cena particolare quando arriverà l’esordio in prima squadra: “Preferisco riservarmela per il debutto in Serie A”.

Sorriso sulle labbra e accento romano: “Ma a mia madre non piace, s’arrabbia sempre”. Meglio far parlare il campo. Caratteristica principale: duttilità. Centrocampista, difensore centrale, terzino… dove lo metti sta. E ci sta anche bene: “A Brescia facevo la mezz’ala, ora l'esterno basso a sinistra. La fisicità è una delle mie caratteristiche principali. Spingo sempre sulla fascia e quando posso tiro in porta: ho un discreto mancino”.

“SONO ITALO-AMERICANO, MA GIOCO COL PERÙ”

Difficile spiegare da dove viene: “Ogni volta ci metto cinque minuti per rispondere a chi me lo chiede”. Perché Milesi è un cittadino del mondo: “Sono nato in Perù da genitori italiani (romani), ma quando avevo un anno mi sono trasferito a Miami. A 17 sono andato a Brescia e i miei genitori si sono spostati a Città del Messico”.

Non sarebbe male andare a giocare da quelle parti, con Iturbe e Menez: “Magari, sarebbe un sogno. Il livello è simile al calcio americano. Sono stato solo una volta in Messico, credo di tornarci in estate”.

Un mix di origini e culture, lui però non ha dubbi: “Io mi sento italo-americano”. Già, ma il Sub20 l’ha giocato col Perù. E non è andato benissimo: “Ero partito carico, ma ho avuto un virus intestinale e non ho toccato il campo. Ho perso 5 kg. Siamo usciti subito, mi dispiace non aver potuto aiutare la squadra”. Anche se è una scelta che non rimpiange: “Sono stati i primi a chiamarmi, non potevo rifiutare. Con la nazionale peruviana sto facendo esperienze bellissime”.





A cominciare da quella medaglia d’oro vinta a 15 anni alle Olimpiadi giovanili in Cina: “Avventura fantastica, anche se ora la vedo come cento vite fa. Adesso sono cresciuto, sono maturato. Prima ero più impulsivo. Mi ricordo che dopo aver vinto la medaglia d’oro sono stato l’unico che insisteva per andare a festeggiare la vittoria fuori dal convitto. Ma non ci fu verso”.





E se adesso dovesse chiamare l’Italia: “Rifiuterei. Non me la sento di lasciare il Perù”. Curiosità: è stato l’unico giocatore italiano ad andare al Mondiale in Russia. Sì sì, avete capito bene. Con la maglia del Perù, però. Il ct ha portato 16 ragazzi Under 20 per prepararli al futuro: “E’ stata un’esperienza fantastica. Non capita tutti i giorni di poter vedere da vicino come lavorano, come preparano le partite, che atmosfera c’è nello spogliatoio. Durante le gare ci sedevamo nella prima fila in tribuna”.





Tanti campioni, uno in particolare: “Varane è un centrale fuori dal normale. Ha un fisico da centometrista ed è alto quasi due metri. Impossibile marcarlo”.

Maglie ricordo per un esperienza che rimarrà sempre nel cuore: “Oltre alla mia, ho preso quella di Farfan, Carrillo e Advincula. Luis era il giocatore che mi dava più consigli durante gli allenamenti”.

“LA MIA RAGAZZA NON VOLEVA FARMI VEDERE L'ADDIO DI TOTTI”

Un filo conduttore giallo e rosso a indicargli la strada verso il successo: “Il mio modello è Perrotta, mi rivedo in lui come stile di gioco. Non solo qualità, ma anche tanta quantità. Era un centrocampista aggressivo come me”. Idolo? “Totti, neanche a dirlo”. Milesi scopre le carte: “Mio padre mi ha trasmesso la grande passione per la Roma”. La prima volta allo stadio non si scorda mai: “Ero con lui e con mio zio. Era un Roma-Fiorentina 4-0”.

E pensare che da piccolo ha sfiorato la maglia giallorossa: “Avevo 13 anni, giocavo in America. Il mio procuratore Gaetano Fedele mi fece fare un provino con Napoli, Milan e Roma. Ero piccolo, non mi presero. Ma ricordo la grande emozione a Trigoria quando mi sono ritrovato davanti Totti e Burdisso”.

Dai sorrisi alle lacrime. Difficile per un romanista accettare l’addio di Totti: “Ero in America, l’ho visto in tv e l'ho vissuto malissimo”. Anche con qualche problemino: “La mia ragazza voleva parlare dei nostri problemi, in quel momento era impossibile per me. Le dicevo di aspettare perché c’era Totti che si stava ritirando”. Ma lei insisteva: “Non segue il calcio, non capiva”.

Il sogno nel cassetto è giocare per quei colori che ama fin da bambino. Magari con la numero 10? “Macché, me la leverebbero subito e non mi farebbero più giocare”.

“IO, BISOLI E TONALI”

Se la ride Milesi, che a Brescia è cresciuto con i consigli di Dimitri Bisoli: “A tavola è un rompiscatole. Mi controllava sempre se esageravo con le porzioni. E' fissato con le diete”. Con l’altro gioiellino del Brescia Sandro Tonali sono come fratelli: “Lo conosco da prima che esplodesse, è un giocatore fantastico. Eravamo in convitto insieme: quando lui giocava in Primavera io stavo aspettando il transfer, e quando è arrivato Sandro era già salito in prima squadra. Ma stavamo sempre insieme h24”.

Poco più di un anno fa è arrivato il debutto in Primavera con Baronio in panchina: “Seguo il suo Napoli, è un allenatore che stimo molto. Secondo me già pronto per una prima squadra. Ogni tanto ci sentiamo ancora, l’ultima volta mi ha scritto per la mia prima convocazione in B”.

Brescia-Cremonese, indovinate Milesi chi doveva andare a sostituire: “Era la penultima d’andata, già mi allenavo da un po’ con la prima squadra. ‘Mio fratello’ Tonali era squalificato e l'allenatore ha convocato me. E’ stata un’emozione indimenticabile”. Staffetta tra amici, segni del destino.

Ma non è destino che quando accende la Play… ogni volta finisce allo stesso modo: “A Fifa vinco sempre, sono il più forte”. Squadra? “Manchester United, Lukaku è una bestia”. E se non c’è la Play: “Ogni tanto guardo Netflix. Ultimamente ho visto Black Mirror”.

Schermo nero in tv, mille sfumature per Alessandro. Come la tavolozza di quel pittore suo antenato. Una pennellata di qua e una pennellata di là, Milesi è pronto a disegnare il quadro della sua vita.

@francGuerrieri

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