Un giorno in cattedra per Pioli: "Il calcio non è una scienza, ma un'arte. Poco spazio dei giovani in Italia, problema di rose"

Un pomeriggio lontano dal campo per Stefano Pioli. Dalla trasferta di Cremona all'università. Nell'aula magna dell'Università degli Studi di Milano l'allenatore del Milan è stato uno degli ospiti del primo appuntamento di "All around soccer". Conferenza che è iniziata con uno scambio di doni tra Pioli e la Statale: all'allenatore la cravatta dell'università, al magnifico rettore Elio Franzini la maglia di Ibrahimovic. "Un piacere e un onore essere qua. Da giovane non ne ho avuto la possibilità o forse non me lo sono meritato di essere all'università", afferma Pioli. "L'esperienza mi ha permesso di adattarmi alla crescita del calcio. È stato un percorso lungo ma necessario per capire tante cose. Tutte le esperienze che ho fatto mi sono servite di arrivare fin qua, ma devo farne ancora tante. Alla Salernitana avevo portato solo una persona con me, ora ho uno staff di dodici/tredici persone".

 

 Milan, Pioli: "La morte di Astori mi ha reso un allenatore migliore"

Al dibattito è stata aperta una parentesi anche per Davide Astori. "L'esperienza vissuta con la morte di Astori ci ha toccato veramente. Mi ha migliorato come allenatore nel senso di vicinanza. Nessuno poteva prevederla e ho sentito il bisogno di stare vicino ai miei giocatori. Li ho conosciuti e apprezzati ancora di più rispetto a quello che pensavo prima. Ascoltarli e parlare con loro è molto importante per il nostro lavoro".

  

Da quel 5-0 contro l'Atalanta allo scudetto. "Per la rinascita del Milan è stato importante il club. Abbiamo avuto a disposizione un gruppo giovanissimo. Loro hanno bisogno di esempi e noi abbiamo cercato di esserlo in professionalità lavorando al meglio e con una determinazione importante".

I giovani in Italia e il post Mondiale

A proposito di giovani. "Tema che andrebbe sviluppato più in profondità. Quando faccio la formazione non sto a vedere la carta d'identità; dev'essere il club, il settore giovanile a determinare una cultura. All'estero ci sono rose in prima squadra con un numero inferiore: se ho tanti giocatori a disposizione, il giovane deve scavalcare molti compagni per essere titolare". 

 

Ora la Coppa del Mondo. "Strutturare il post Mondiale non sarà facile perchè è la prima volta che si gioca d'inverno. Avremo 6/7 giocatori che partiranno. Sarà una gestione soggettiva, rispetto a quando torneranno. Dovremo capire quanti giorni di riposo gli serviranno, ma il campionato inizia comunque il quattro gennaio. è un discorso diverso rispetto al Mondiale estivo, qui abbiamo molto meno recupero. Faremo una settimana a Milanello poi dieci giorni a Dubai dove faremo amichevoli. Sarà complicato ma stimolante. Importante ò che la squadra rientri dai Mondiali in un gruppo ancora con ambizioni".

 

 "Niente Mondiale per l'Italia? Non è colpa della Serie A"

Poi sulla mancata presenza dell'Italia: "Non credo che sia colpa del campionato italiano se l'Italia non è ai Mondiali. Le squadra italiane stanno tornando al livello di un tempo". Poi sugli obiettivi dei rossoneri: "L'obiettivo con il Milan è continuare a crescere sia in Italia che in Europa. Perché siamo il Milan, perché siamo un top club. Dopo lo scudetto ho trovato la squadra più determinata. Se ho rinnovato è perché intravedo un percorso futuro di una squadra che può salire. Non so continuare a vincere, ma a livello di mentalità e di gioco".

 

 

L'allenatore poi conclude: "Nella mia carriera ho avuto tante situazioni difficili ed esoneri. Ho fatto anche tante annate positive, che sia salvezza o scudetto. Mi sono portato via delle convinzioni da entrambe le situazioni e mi ha portato ad essere l'errore che sono adesso".

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