Milan, la carica di Ibra: "Quando torno butto giù lo stadio. Futuro? Decido io quando smettere"

"Se torno presto? Questo è sicuro. Negli ultimi anni invece mi sono fermato spesso, anche con un infortunio grave. Ma sono io che decido quando smettere. Tanti continuano a darmi del finito, ma mi caricano".

Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, salterà per infortunio anche il match di questa sera in programma contro la Salernitana: lo svedese è ancora alle prese con il fastidio al tendine d'Achille.

"Ho fiducia in tutto quello che sto facendo. Quanto andrò avanti non lo so, ma cerco sempre di andare oltre al limite - ammette Ibra ospite al programma Mi Casa su Radio 105 - Perché essere normali quando puoi essere più forte? Per il futuro vediamo, ora il mio focus è essere un calciatore. Quando torno butto giù tutto lo stadio".

Sogno scudetto

Ibrahimovic ha parlato anche poi dello scudetto e della lotta al vertice contro l'Inter. "Questo campionato mi sembra equilibrato - spiega - Chi è più forte da febbraio/marzo vincerà, anche perché ora iniziano le partite europee per le altre".

"Quando sono arrivato io, la Serie A era diversa, era pieno di superstar, mentre oggi è più collettivo Se vincessi con questa squadra mi darebbe più soddisfazione di dieci anni fa", rivela lo svedese.

 

Il retroscena di mercato

Ibra poi racconta il suo primo arrivo e il suo primo addio al Milan. "Galliani mi ha chiamato e mi ha detto 'Questa volta torni in Italia e giochi nel Milan'. È venuto a casa mia e mi ha detto 'Non mi alzo finché non accetti' - svela - È un gentleman, con lui e Berlusconi ero tornato felice. Le cose alla fine sono andate bene e abbiamo vinto".

"Quando sono andato via ero molto arrabbiato con lui, per otto mesi non ci siamo parlati. Gli ho detto di vendere tutta la squadra ma non me. Mi aveva promesso di non vendermi, poi in estate mi ha spiegato la situazione e mi hanno venduto al Psg. Non ero felice", conclude Ibra. 

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