Milan, Ibrahimovic: "Sono il numero uno, mi sento ancora Dio"
Il Milan ha ritrovato Zlatan Ibrahimovic, che è pronto a tornare in campo per dare una mano ai suoi e permettere ai rossoneri di uscire da un momento di crisi. Intanto l'attaccante svedese ha rilasciato un'intervista esclusiva a Sport Mediaset in cui ha parlato del suo futuro, del momento del Milan, di Pioli e della crisi del club rossonero.
Milan, Ibrahimovic: "Mi criticano perché sono il numero 1"
Zlatan Ibrahimovic ha iniziato l'intervista respingendo le critiche: "Le critiche sono normali. Lo fanno da 25 anni perché sono il numero 1. Io mi sento ancora Dio, non è cambiato nulla. Non voglio tornare in campo per beneficenza, se entro in campo lo faccio per portare risultati, altrimenti starei a casa con i miei figli".
In seguito Ibra ha parlato della sua condizione fisica: "Sto molto bene! Sono rientrato in gruppo e mi sento libero, in campo e fuori. In questo periodo ho fatto di tutto per aiutare mister, staff e club da fuori. Ho avuto pazienza perché dovevo rientrare al top, ma il recupero sta andando come mi aspettavo".
"Crisi? Basta poco per cambiare"
Ibrahimovic si è poi soffermato sul momento complicato del Milan: "Come in tutte le cose i dettagli fanno la differenza, ma basta poco per cambiare. Appena rientro cambiamo la musica. In campo è il posto dove posso aiutare più possibile. In questi mesi ho fatto il possibile per aiutare il mister, lo staff e il club. Critiche a Pioli? Sono cose normali, è l’allenatore del Milan e se le cose non vanno bene è giusto criticare l’allenatore e la squadra. Siamo professionisti e ci aspettiamo le critiche, non sono tutte rose e fiori".
Infine anche una parentesi sul suo futuro: "A 41 anni ho ancora tante pagine da scrivere anche perché la qualità non scompare, il fisico cambia, la preparazione fisica è diversa ma la qualità non va via, è una cosa che rimane. Nel mio caso non cambia. A chi non crede in Dio, lo farò vedere in campo, non a parole. Voglio dimostrare il mio talento tutti i giorni con grande voglia, ma non solo individualmente. Voglio trasferire tutto agli altri, è quella la mia sfida".