Milan, Ibrahimovic: "Mi esalto se mi dicono che la sfida è impossibile"

Zlatan Ibrahimovic il trascinatore, perfetto leader di un Milan rinato sotto la sua stella. I problemi fisici che ha avuto nella partita col Napoli non hanno fermato l'ascesa della squadra che sembra nonostante l'assenza subire ancora il suo ascendente. Ibra ha rilasciato anche un'intervista alla BBC, in cui ha spiegato il suo momento attuale in rossonero.

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 "Stiamo andando molto forte, ma ancora non abbiamo ancora vinto niente, dobbiamo tenerlo a mente" dice in riferimento al grande periodo della squadra. 

Fondamentale per rimanere a certi livelli la tenuta fisica e mentale. "Giocherò fin quando non potrò più fare ciò che sto facendo adesso. Io devo soltanto mantenermi in forma, il resto viene da sé. Ho giocato contro Paolo Maldini e ora gioco con suo figlio, Daniel. Spero di poter giocare anche col figlio di Daniel, sarebbe un miracolo" aggiunge.

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Poi spazio al racconto del suo ritorno e di come è cambiato una volta ricominciato a giocare nella nostra Serie A. "Quando sono venuto al Milan la prima volta era un club di vertice, la seconda invece doveva diventarlo di nuovo per tornare nel luogo a cui appartiene. Si tratta di una sfida che mi piace perché quando tutti dicono che è troppo difficile, che è quasi impossibile, è lì che entro in scena ed è lì che mi sento vivo, sono molto motivato".

Motivazioni che spesso Ibrahimovic ha trovato anche nel recuperare dagli infortuni. "Dopo quello che mi è successo al Manchester United nel 2017 mi sono detto che fino a quando potrò giocare a calcio, vorrò giocare a calcio. Non voglio essere qua per ciò che ho fatto in passato, voglio dare ancora qualcosa e tirare fuori il meglio di me ogni giorno. E continuerò a farlo finché non sarò più in grado di fare certe cose".

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Chiaramente anche un campione come lui ha dovuto cambiare stile di gioco appena il fisico ha dato risposte differenti. "Non sono lo stesso giocatore di qualche anno fa: sono onesto, non corro più quanto correvo prima. Ora corro in modo più intelligente. La ragione per cui dico che il campionato italiano è il più difficile per un attaccante è che è molto tecnico e la filosofia è quella di non subire gol piuttosto che segnarlo" ha concluso.

 

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