Giampaolo a Milanello, il silenzio prima di una nuova era
Scegliere il silenzio e chiudere le porte. L’era Giampaolo è iniziata così, come quella di Conte, anche che il Milan ha preferito casa sua. Milanello è un fortino stile Lugano, ‘la Fort Knox’ nerazzurra che vi abbiamo raccontato. Stavolta non si sentono neanche le voci dal campo, nessun sussurro della rosa che verrà.
Il castello rossonero dove Giampaolo ha iniziato a imporre la sua filosofia, poi mostrata in International Champions Cup contro Bayern, Benfica e Manchester. Tre sconfitte, due per 1-0 e un’altra ai rigori con lo United, ma il gioco c’è. Identità e personalità sono evidenti.
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GIAMPAOLO STYLE
Stesso modulo e stesso stile visto alla Sampdoria, 4-3-1-2 con il trequartista. Giampaolo ha blindato Suso: “E’ un fuoriclasse, un giocatore forte, e i giocatori forti dobbiamo tenerli. L’ho detto anche alla società”. Ha lodato anche Calhanoglu: "E' un calciatore universale". La costruzione dei rossoneri passaerà anche da loro.
Cinque innesti con cui lavorare: Krunic, Bennacer, Theo Hernandez, Duarte e Leão, la punta portoghese che ha incantato Lille, 8 reti nell’ultima Ligue 1 e ritorno in Champions, la missione di Giampaolo.
L’attacco del Milan, sacrificato Cutrone, sarà Leão più Piatek, in attesa di conferme dopo il grande inizio dell’anno scorso. Bennacer a centrocampo per catalizzare la manovra, Hernandez in difesa per garantire cross e velocità partendo dal basso. Idee su cui sta lavorando.
SOGNI E SPERANZE
Un Milan nuovo, costruito nel ‘castello’ Milanello dove non entra nessuno. Il club ha aperto le porte soltanto il primo giorno, il 9 luglio, più di 2000 tifosi nell’allenamento a porte aperte. Poi più nulla. Un messaggio del tipo: “Adesso lasciateci lavorare, ma fidatevi di noi”.
In International Champions Cup, tra Stati Uniti e Cardiff, si è visto qualcosa, il Milan di Giampaolo sta prendendo forma, il famoso ‘bel gioco’ non è più solo uno slogan. Forse il silenzio è servito.