Brahim Diaz, storia del ‘Messi malagueño’ che piace al Milan
Da bambino sognava con il poster di Oliver Hutton e al Barcellona poteva seguirne le orme. I paragoni con Messi e David Silva, il campo dedicato al Tiro Pichón: la storia di Diaz, il trequartista spagnolo finito nel mirino del Milan
L’umile infanzia a Malaga, i primi calci e il paragone con Messi, poi i top club e i successi. Per raccontare Brahim Abdelkader Diaz, il fantasista del Real Madrid che piace al Milan, non si può rinunciare al compendio iniziale. Un ’99 con un futuro da scrivere, ma già un passato da raccontare. Tanto che basta visitare il suo profilo Instagram per notare il milione e mezzo di followers e rendersi conto della popolarità raggiunta in poco tempo dal 21enne spagnolo.
Gli inizi
Madre iberica e padre marocchino, Diaz è cresciuto a Dos Hermanas, quartiere povero della periferia di Malaga. Quattro e non due invece le sue di sorelle, quelle con cui ha trascorso i primi quattordici anni di vita prima di fare la valigia e prendere un volo direzione Manchester. Momenti passati con lo stesso, unico pensiero: “Tutti i miei ricordi sono legati alla mia famiglia e a un pallone più grande di me, il calcio mi ha insegnato tutto: vincere, perdere e giocare con dei compagni, ma soprattutto non arrendermi mai”.
A quattro anni, a casa, tirava i mobili per terra e li usava come porte, poi - non appagato - continuava a giocare tutto il giorno nel cortile dei nonni che il padre gli aveva adibito a campetto con tanto di linee pitturate. Un sogno inseguito fissando un poster particolare: nessun campione reale, nella sua cameretta le orme da ricalcare erano quelle di Oliver Hutton, Captain Tsubasa nel manga giapponese.
Gli intrecci
Holly dal suo Giappone partì per arrivare al Barcellona, proprio dove avrebbe dovuto giocare anche Diaz al termine di una parabola che l’ha portato invece dal club del suo quartiere al Real Madrid, passando per la squadra della sua città. A quel predestinato, che da bambino era per tutti già el Messi malagueño, il Tiro Pichón – il suo primo club – ha anche già dedicato il nome del campo numero 3, quello dove tutto iniziò.
Le sue qualità erano talmente evidenti che, un giorno, il vicepresidente del Malaga Abdullah Ghubn si recò di persona (con macchina di lusso e guardie del corpo) a casa del ragazzino di 10 anni per convincerlo a restare in Andalusia. Solo un capitolo di una storia che ha visto Brahim anche al centro di una battaglia legale. Su consiglio di Pep Guardiola il Barcellona lo portò a ‘La Masia’, dove ebbe l’onore di scambiare qualche parola con Xavi e Iniesta. Il padre Abdelakder firmò anche un pre-contratto, una carta privata che gli avvocati del Malaga invalidarono dopo non aver trovato l’accordo per il trasferimento.
La clausola anti United
Guardiola lo ritroverà comunque poco dopo al Manchester City, dove Diaz sbarcò nel 2013 per 300mila euro grazie all’intermediazione di Manuel Pellegrini. In Inghilterra per il talentuoso prodotto del Malaga arrivano anche i primi titoli e il debutto a 17 anni in coppa di lega inglese contro lo Swansea, oltre a un gran gol nel 4-0 al Real Madrid della tournée statunitense nel 2017 e una doppietta al Fulham. Ambidestro e in grado di giocare su tutto il fronte offensivo, con le giovanili dei Citizens ha incantato per dribbling, tecnica, intelligenza tattica ed esplosività venendo paragonato anche al compagno di squadra David Silva. Non è un caso che Pep si disse pronto a blindarlo per altri cinque anni.
Alla fine il City, nel passaggio al Real Madrid del gennaio 2019 per 17 milioni di euro, si è dovuto accontentare di una percentuale del 15% sulla futura rivendita. Nel contratto c’è anche una clausola anti-United: nel caso in cui il Real lo cedesse ai Red Devils agli inglesi spetterebbe addirittura il 40. Diaz in realtà ha giocato quest’anno soltanto 59 minuti in campionato e 17 in Champions League, trovando 1 gol e 1 assist in Copa del Rey, ma Zidane lo apprezza e lo cederebbe soltanto in prestito con diritto di riscatto.
Futuro
Intanto il canterano del Malaga, quando ha la possibilità, continua a mettersi in mostra. In carriera ha già vestito le maglie di tutte le selezioni giovanili della Roja, saltando però l’ultimo Europeo Under 21 in Italia per un infortunio alla coscia nell’ultima giornata di Liga. Un duro colpo da cui è subito ripartito, in attesa di trovare un club come il Milan che possa garantirgli lo spazio giusto e l’ambiente dove esplodere definitivamente.
Per la gioia del mentore José Andrés Jaime, ex calciatore del Malaga negli anni Novanta e suo scopritore, e del nonno don Ángel che il giorno della presentazione al Madrid si fece un’ora e mezzo di fila per vedere il nipote indossare per la prima volta la maglia blanca: “Ora posso morire felice, è la gioia più bella della mia vita”, disse in lacrime. Dal cortile dei nonni a Dos Hermanas e il poster di Oliver Hutton fino al Santiago Bernabeu: storia di chi non ha mai smesso di crederci.
di Gabriele Candelori
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