Addio a Sinisa Mihajlovic: le sue frasi più celebri

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Il mondo del calcio piange Sinisa Mihajlovic. All'età di 53 anni, l'ex Roma, Sampdoria, Lazio e Inter è scomparso a causa della leucemia. In questi anni di lotta alla malattia, non ha mai fatto mancare il suo impegno per i colori del Bologna, gli ultimi indossati in qualità di allenatore. E non è mai mancato nemmeno lo spirito che lo ha sempre accompagnato e contraddistinto lungo tutta la sua carriera. 

E non poteva essere altrimenti, con un maestro (di calcio e di vita) come Vujadin Boskov, che lo ha portato in Italia con la maglia della Roma. Diverse le citazioni di Miha che sono rimaste celebri nella storia recente del calcio italiano: ne abbiamo raccolte alcune tra le più famose e caratteristiche per ricordare un personaggio che ha segnato a suo modo la Serie A.

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Su Benassi, che a 22 anni indossò la fascia di capitano del Torino: "Non è facile indossare la fascia di capitano a 22 anni? Non è facile svegliarsi alle quattro e mezza della mattina per andare a lavorare alle 6, fare tutto il giorno e non arrivare a fine mese. Questo non è facile. Essere capitano del Torino a 22 anni deve essere un piacere, un orgoglio".

 

Sul derby di Torino: "Se puoi sognare qualcosa, è perché lo puoi fare. Questo è lo scontro tra la passione e la ragione, tra i colori e il bianconero, tra il popolo e i padroni. È un derby unico nel suo genere".

 

Da allenatore della Samp, ricordò a tutti cosa significa giocare nel club blucerchiato: "Giocare nella Sampdoria deve essere per tutti un onore. Questo è un club prestigioso, con 67 anni di storia. E se qualcuno dei miei giocatori questa storia non la conosce gliela ricorderò io. Qui solo vent'anni fa si vinceva una Coppa delle Coppe, uno scudetto e si è persa ai supplementari una Coppa dei Campioni. Perché nella sua storia la Samp è anche caduta ma si è sempre rialzata".

 

Su Roberto Mancini, suo compagno in campo e poi collega in panchina: "Se sono diventato un allenatore, lo devo a Roberto e per questo lo ringrazio. Non dimentico mai ciò che ha fatto per me, anche quando giocavamo insieme [...]. Eravamo e siamo come fratelli".

 

Su Vujadin Boskov, suo allenatore e maestro, che lo portò in Italia ai tempi della Roma: “Era intelligente. Faceva credere ai giocatori che facessero sempre ciò che volessero loro, invece facevano ciò che voleva lui”.

 

Nella conferenza stampa di presentazione al ritorno alla Sampdoria da allenatore: “Ai miei giocatori dirò non chiedetevi cosa può fare la Sampdoria per voi, ma cosa voi potete fare per la Sampdoria. Kennedy davanti al Muro disse “Ich bin ein Berliner”, io oggi sono fiero di dire: “Io sono Sampdoriano”.

 

Ai tempi del Bologna: "I miei giocatori sono liberi di fare tutto quello che dico io"

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