L’ex assistente di Gerrard dice “no” alla Premier League: la straordinaria normalità di Michael Beale

Le nostre scelte dicono chi siamo. E, di conseguenza, noi scegliamo chi vogliamo essere. Essere coerenti è difficile, non essere egoisti lo è forse ancora di più. Ed è per questo che storie come quella di Michael Beale meritano di essere raccontate. Un uomo capace di dire no alla Premier League.

Gli inizi con Chelsea e Liverpool a crescere talenti come Mount e Abraham 

A guardarlo Michael Beale ha proprio le sembianze di una persona normale: tre bambini, una moglie, la classica persona che va a fare la spesa sotto casa e accompagna i figli a scuola. Una vita semplice. Ed è forse proprio questa sua semplicità a renderlo straordinario. Un amore per il calcio che non conosce limiti. A dircelo è proprio la sua storia. Iniziata, per passione, insegnando futsal ai bambini del suo quartiere ma diventata ben presto il suo lavoro. Beale comincia come allenatore delle giovanili del Chelsea, uno dei vivai migliori d’Europa. Ed è proprio a Cobham che Mick cresce talenti come Mount, Abraham, Rice e Reece James. A quel tempo i futuri talenti del calcio inglese non avevano ancora 9 anni, ma la fortuna di incontrare fin da piccoli allenatori (e soprattutto uomini) come lui può davvero cambiarti la carriera. Cambia anche quella di Beale che viene notato dal Liverpool ed entra a far parte della loro Academy. Dall’Under 16 all’Under 23 coltivando talenti come quello di Alexander Arnold. Stimato e ammirato da tutti, anche dallo stesso Jurgen Klopp. Un posto sicuro in una delle società migliori al mondo. Ed è proprio in questi momenti che esce la straordinaria normalità di Michael Beale. Le scelte di un uomo tutt’altro che banale.

 

 

Da Rogerio Ceni a Gerrard: Beale, molto più di un semplice assistente

Scelte, dicevamo. Mai banale Michael Beale. E non può che essere così per un uomo di cultura. La curiosità alimenta la sua carriera e detta quindi la sua storia. A Liverpool aveva fiducia, stima e un lavoro sicuro. Ma la sua passione per il calcio sudamericano (proprio quello che insegnava ai bambini del suo quartiere) lo ha spinto in Brasile. Ha studiato portoghese (gli tornerà utile) per diventare assistente allenatore al San Paolo di un grande uomo di calcio come Rogerio Ceni, portiere capace di segnare 131 gol in carriera. Un’esperienza breve ma formativa che di fatto dà il via ad una nuova parte della sua carriera. Steven Gerrard, conosciuto ai tempi di Liverpool, lo sceglie come assistente allenatore prima ai Rangers e poi all’Aston Villa. I quotidiani britannici, dopo la vittoria del campionato scozzese, lo definiscono come “l’uomo dietro i successi di Gerrard”. Ed è proprio lo stesso Stevie G a dirlo: “Quello che non farò mai è cercare di fare il lavoro di qualcun altro quando è più bravo di me a farlo”. Il lavoro da assistente (se così ancora possiamo definirlo) continua, ma è solo questione di tempo prima della grande chiamata.

 

 

“Premier League? No, grazie”. E con lui il QPR sogna un ritorno tra i grandi

In estate il QPR ha scelto di affidargli le chiavi della squadra. È il suo primo incarico da capo allenatore ma basta una sola partita per far ricredere anche i più scettici. Le premesse erano buone, ma i risultati lo sono ancora di più. Il QPR è primo in Championship dopo 17 partite. Una squadra “normale” capace di fare cose straordinarie. La rappresentazione perfetta di ciò che Beale è, ciò che ha scelto di essere. E a proposito di scelte (il filo conduttore di tutta la sua storia), a far parlare di sé non è solo il campo. Neanche 20 partite da allenatore e già arrivano le prime richieste. Il Wolverhampton lo mette in cima alla lista per sostituire Bruno Lage. E secondo alcuni quotidiani inglesi, uno dei motivi è proprio la conoscenza del portoghese (imparato per diventare assistente di Rogerio Ceni). 

 

 

La grande occasione di allenare in Premier League dopo tanto lavoro. Ma ecco che si ripresenta la straordinarietà di Michael Beale. Un rifiuto, netto. Il motivo? Lo spiega lui stesso: “Ho chiesto agli altri di essere completamente dentro quello che stiamo facendo. Non posso essere il primo a scappare dalla nave, dal progetto del QPR”. Stessa risposta anche all’Aston Villa che ha da poco esonerato il suo “football brother” Steven Gerrard. Un “no” per rispetto di chi nel calcio gli ha dato tanto. Le sue scelte ci dicono chi è. La sua storia è tutta da raccontare e il futuro tutto da scrivere. La Premier League, per il momento, può aspettare. Lui vuole arrivarci con il QPR, conquistando sempre di più il cuore della gente. Michael Beale: molto più di un semplice allenatore

A cura di Filippo De Gradi

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