“Mi dispiace non allenarlo più, ma si merita quest’occasione”. Roberto Bordin racconta Vitalie Damascan, centravanti del ’99, scommessa del Torino

Faccia da bambino, occhi timidi e fiuto da predatore d’area. Vietato lasciarsi ingannare dalle apparenze: dietro quell’aria da fanciullo dell’est Europa, si nasconde un centravanti vero. Parola di Roberto Bordin, allenatore dello Sheriff Tiraspol. L’uomo che ha lanciato Vitalie Damascan, stellina del 1999 del club moldavo, colpo del mercato invernale del Torino. Per il futuro, ma non solo.

“Quando l’ho visto a metà dicembre, prima della sosta, gli ho augurato di non rivederci alla ripresa del campionato”, racconta l’allenatore italiano al microfono di gianlucadimarzio.com. “Mi mancherà molto, ma prevale la soddisfazione di avergli dato una mano ad emergere. È uno che se lo merita davvero”.

Sono i numeri a dirlo: 18 gol in 32 partite con lo Sheriff, capocannoniere al primo anno, due titoli vinti in 6 mesi. Il primo, a maggio, grazie a una sua rete decisiva nella finale del 30 maggio contro il Dacia. E dire che era arrivato solo a marzo dal Zimbru Chisinau, la squadra in cui è cresciuto, segnando decine di gol nelle giovanili.

“Appena arrivato ha fatto di tutto per imporsi. Ha una voglia di migliorarsi feroce. Facevo fatica a farlo uscire dal campo anche in allenamento. Tecnicamente è una classica prima punta, ottimo nel gioco aereo e bravissimo a rubare il tempo ai difensori. Un attaccante completo che sa pungere sia col destro – suo piede preferito – sia col sinistro”.

Nato a Soroca, nel nordest della Moldavia, il Torino conta di poterlo tesserare da subito, grazie a un passaporto romeno che dovrebbe arrivare a breve, rendendolo un giocatore comunitario. Risolte le pratiche burocratiche, Mazzarri potrà iniziare a lavorarci al Filadelfia. “Vitalie è un ragazzo umile che vive di calcio. Ogni volta che gli ho dato un consiglio, l’ha recepito. Negli ultimi mesi è migliorato molto anche nel giocare dietro alle spalle della difesa”. Una dote in più per un giocatore che usa bene i suoi 180 centimetri vicino alla porta e che partecipa molto anche lontano dall’area di rigore. Anche troppo, secondo Bordin. “È un generoso e a volte lo riprendevo per questo. Deve stare attento a non disperdere le sue energie e a non cercare troppo la palla. Sono certo che giocando a un livello più alto, saprà crescere ulteriormente, capendo meglio i giusti movimenti da fare”.

E anche da un punto di vista tattico, il suo ex allenatore, che ne ha centellinato l’utilizzo in Europa League, sembra fiducioso. “Io l’ho impiegato soprattutto come punta centrale nel mio 4-3-3, ma anche quando ho giocato col 3-5-2 ha saputo muoversi bene. Non è un giocatore egoista e i compagni più vecchi lo hanno accolto subito benissimo”.

Anche il suo profilo Instagram racconta un ragazzo senza grilli per la testa, devoto al campo e al pallone. Una passione condivisa fin da piccolo col fratello maggiore Ilie, classe 1995, attaccante, come lui, nella sua vecchia squadra, lo Zimbru Chisinau.

Vitalie è pronto a spiccare il volo. Fra pochi giorni – il 24 gennaio – compirà 19 anni. Inizierà da stagista di Belotti, sarà testato probabilmente nella Primavera di mister Coppitelli e lavorerà per bruciare le tappe. Come ha fatto nella sua terra, dove si è già affermato anche nella nazionale under 19, con cui ha già realizzato due reti in sei presenze.

Sulle spalle ha sempre avuto il 99. Un numero che finora nel Torino è stato di Umar Sadiq, promessa non mantenuta del girone di andata granata. Se dovesse partire, sperando che la burocrazia faccia presto, Damascan sceglierà quella maglia. Il suo anno di nascita, il suo biglietto da visita. In ogni caso, lotterà alla morte per ottenerne una. Faccia pulita e ostinata determinazione. Requisiti da Toro, premesse ideali per diventare un beniamino della Maratona.

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