Juve Stabia, fra destino e gol promozione. Mezavilla: “Questo successo è per i tifosi”

Destino, scelte, amore. Un viaggio e tre parole chiave, che legano la storia di Adriano Mezavilla a quella della Juve Stabia. Dal 2011 a oggi, otto anni dopo: il nastro si è riavvolto. Nella scorsa promozione in B, Mezavilla era in campo. Unico della rosa ad esserci pure stavolta. Dopo una separazione sofferta e un ricongiungimento da film. Contro la Vibonese, il brasiliano ha realizzato il gol che è valso una stagione. La Juve Stabia è tornata in seconda serie. Il destino ha fatto il suo corso. Rivincita, di squadra e personale. A luglio l’iscrizione al campionato ancora in dubbio. Poi la partenza sprint e la promozione conquistata sul campo. Per il classe ‘83, invece, due mesi e mezzo fuori rosa alla Reggina nella scorsa stagione. Serviva rinascere. Insieme, Mezavilla e la Juve Stabia. Come nella più bella delle storie d’amore. “Credo nel destino afferma il giocatore ai microfoni di gianlucadimarzio.com -.  Il 31 agosto eravamo a Reggio Calabria io e il mio agente Michele Buongiorno. Discutevamo sul futuro. All’improvviso squilla il suo telefono, è la Juve Stabia. Mi chiedono di tornare. Non ci penso due volte e accetto subito”. 

Tutta questione di scelte. Quella firma arrivata sul gong del calciomercato. E la voglia di ritornare a Castellammare, luogo del cuore per Adriano e la sua famiglia. Come un puzzle, tutto si è incastrato nel migliore dei modi. “Seguivo la Juve Stabia anche da lontano. Questa città mi ha dato tanto. Ho notato che la gente aveva perso l’entusiasmo. E allo stadio i tifosi erano sempre meno. Mi sono rimesso in gioco, perché a 36 anni e dopo un periodo fuori rosa avevo qualche dubbio sulla mia condizione fisica. Adesso sono felice, abbiamo regalato un sogno alla città e la gente è tornata allo stadio. Questa promozione è tutta per loro”.  

La magia di Castellammare. Qualcosa è successo per davvero. Una stagione incredibile. Juve Stabia prima in classifica nel girone C dalla terza giornata, con la miglior difesa della Serie C (16 gol subiti in 34 gare) e il secondo miglior attacco (57 gol fatti). Una sola sconfitta in campionato finora: “Il merito è di tutti, abbiamo vissuto un’annata spettacolare. La squadra ha dimostrato valori importanti. Sono stato fortunato a segnare il gol che è valso la promozione contro la Vibonese. Senza l’aiuto della squadra non ce l’avrei mai fatta”. Sei reti in stagione per Mezavilla. Tutte decisive. Da quella in pieno recupero, che ha regalato i tre punti alla Juve Stabia contro il Trapani in Sicilia, alla doppietta che ha capovolto la partita contro la Sicula Leonzio permettendo alla squadra gialloblù di giocarsi la promozione al Menti. 

Figlio di Castellammare, ma con il cuore carioca. Il centrocampista è infatti nato in Brasile. E da lì è partita la sua carriera: “Mio padre era un calciatore e mi ha sempre sostenuto. Ho iniziato nella Primavera del Noroeste, poi l’agente che avevo mi portò in Italia insieme ad altri ragazzi. Sostenemmo alcuni provini in squadre dilettantistiche, prima di arrivare al Lanciano di Castori. Il presidente Ezio Gregucci mi chiese di restare e insieme a me anche Ferreira Pinto. Poi quel procuratore ci abbandonò e rimanemmo soli in Italia. La mia famiglia, nonostante le difficoltà, mi raggiunse. Fu molto importante per me in quel periodo”. 

Dopo i 4 anni in Serie C, nel gennaio 2005 arriva l’occasione Catania. E in Sicilia Mezavilla incontra l’attuale direttore sportivo della Juve Stabia Ciro Polito. In quella squadra c’era anche Fabio Caserta, suo allenatore oggi in gialloblù: “Ero giovanissimo, avevo 22 anni e Ciro era già parte integrante del gruppo. Con Caserta, invece, eravamo compagni di reparto e pure di stanza. Ho esordito in B… grazie a lui. Contro il Genoa, in trasferta, doveva giocare Fabio. Ma poi si infortunò e tocco a me partire dall’inizio”. 

Ancora il destino. Dalla prima gara in B al ritorno in seconda serie da protagonista. Sempre con l’amico Fabio Caserta. Nel mezzo una carriera in giro per l’Italia, fra Serie C e B. Da Catania a Perugia, con i consigli di Sarri: “Era la stagione 08/09 e cambiammo tanti allenatori. Sarri era un maestro di tattica. Ci faceva lavorare tanto, ho imparato molte cosa da lui. E fumava tantissimo (ride, ndr)”. Poi il Cesena, ancora con Castori: “E’ stata una stagione complicata, ho avuto due infortuni. Era la prima volta che partivo in Serie B da inizio stagione, ma non sono riuscito a impormi”. Altro giro, altra corsa: il Pisa di Ventura: “Eravamo una grande gruppo, l’allenatore faceva girare bene la squadra. Peccato per la semifinale playoff di A persa con il Lecce”. 

Da Pisa a Taranto, su e giù. In Puglia l’incontro con Piero Braglia: “E’ l’allenatore con cui ho lavorato di più. Ci siamo conosciuti a Taranto, prima del mio passaggio sofferto ad Andria. Poi mi ha chiamato a Castellammare la stagione seguente. Dai playoff abbiamo conquistato la B. Sono stati tre anni fantastici in seconda serie. Avevamo un bel gruppo, il giusto mix di giocatori esperti e giovani promettenti”. Fra cui Fabio Caserta, ancora lui: “Arrivò a gennaio del primo anno in B, si ambientò subito in gruppo. Lo prendevo in giro perché era sempre sdraiato sul lettino del massaggiatore. E adesso lui sfotte me”. Un gruppo affiatato, che sfiorò i playoff per la A al primo anno. Rimanendo per tre stagioni in B: “Con alcuni ci scriviamo ogni tanto. Scozzarella ed Erpen per esempio. Ho un gruppo su WhatsApp con Danilevičius e Maury Donovan. Ci divertiamo tanto insieme”. 

Ma come ogni storia d’amore, c’è sempre un ostacolo da superare: “Nel 2014 ho lasciato Castellammare dopo la retrocessione. E’ stato un anno difficile e pensavo che cambiare aria mi avrebbe aiutato. Non abbiamo trovato l’accordo per il rinnovo e sono rimasto senza squadra”. Dal sud al nord, ancora una volta. Stavolta destinazione Alessandria: “Ho vissuto belle emozioni. Indimenticabile la semifinale di Coppa Italia a San Siro contro il Milan”. La tappa Reggina nel 2017, in estate il ricongiungimento con la Juve Stabia. E la favola da protagonista vissuta in gialloblù. Adesso testa all’ultima gara di campionato e poi alla Supercoppa Serie C: “Pensiamo a chiudere bene la stagione e poi avremo modo di preparare la Supercoppa. Vogliamo vincere”. E il futuro: “Ho un’opzione per un altro anno di contratto con la Juve Stabia. Parlerò con la società e vedremo. Sarei contento di rimanere”

Per Mezavilla, Castellammare è una seconda casa: “Sono innamorato della città, adoro il caffè. La famiglia si trova bene e il piccolo Josué, che ha 4 mesi, è nato qui. Riesco ad andare spesso in chiesa, mi fa stare bene”. Niente account social e tatuaggi, tre cose sono importanti per Mezavilla: famiglia, chiesa e calcio. Nell’ordine che preferite. Ma a Castellammare, il brasiliano è ormai un santo per i tifosi. Fra sacro e profano. Il gol che è valso la Serie B porta la sua firma. E si sa, da queste parti il calcio è come una fede.

Di Oscar Maresca

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