Messina, 16 anni fa la promozione in A. Mutti: “Belli, scaramantici e incoscienti”

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“Arrivare al Celeste quel giorno fu davvero un’impresa! Il pullman faticava a evitare i tifosi, erano tutti intorno a noi. Due ali di folla ci accompagnarono fino all’ingresso degli spogliatoi. Noi a bordo eravamo tesissimi, sapevamo che non potevamo assolutamente fallire”. In ballo, d’altronde, per Messina e il suo popolo c’era un sogno chiamato Serie A. Bortolo Mutti, allenatore di quella squadra, ricorda – nel corso di un’intervista rilasciata a GianlucaDiMarzio.com – quel Messina-Como 3-0, penultima giornata di Serie B, che regalò alla squadra giallorossa il ritorno in Serie A 40 anni dopo la prima volta.

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16 anni la festa promozione contro il Como

Era il 5 giugno 2004, esattamente 16 anni fa. “Sentivamo l’abbraccio di una città intera, eravamo tesi, concentrati. Il Celeste quella sera regalò un’atmosfera fantastica, qualcosa di speciale”, ricorda Mutti. L’allenatore capace di prendere una squadra ultima in classifica dopo 7 giornate in Serie B e portarla dritta verso il paradiso: “Il nostro è stato un miracolo frutto del lavoro, della determinazione e anche dell’incoscienza. Perché, partita dopo partita, subentrava in noi la consapevolezza di potercela fare, nonostante il distacco dalla vetta”.

“Io con questa squadra vado in Serie A”

Mutti apre il libro dei ricordi. “Il pareggio contro l’Atalanta a Bergamo, finì 2-2 ma la squadra fece una prestazione super. Quel giorno, era la mia quarta partita alla guida del Messina (tre successi nelle prime tre, ndr) dissi a me stesso ‘con questa squadra vado in Serie A”. Profezia rispettata. “Allenavo un grande gruppo fatto da calciatori e persone fantastiche – ricorda l’ex allenatore giallorosso – ed eravamo circondati da un ambiente speciale: tifosi, magazzinieri, tutti contribuirono anche a quell’incredibile traguardo”.

Orologi, calcetto e… camminate

Difficoltà strutturali comprese: “Non potevamo lavorare ogni giorno al Celeste, allora facevamo 1 km a piedi tutti insieme per andare al ‘Militare’ ad allenarci. Tutti aspetti che cementarono ancora di più il nostro gruppo”. Un gruppo forte e… scaramantico. “Guai se nei giorni precedenti la gara non facevamo la passeggiata in centro città per fare visita all’orologeria di Giovanni Sulfaro, il team manager della squadra. Avrebbe significato sconfitta certa”, sorride Mutti. Il mercoledì altro appuntamento fisso: “Immancabile la sfida a calcetto insieme al presidente Pietro Franza, che ricordi! Sì, eravamo un grande gruppo”.

Il successo a San Siro contro il Milan

Che Mutti guidò anche l’anno successivo in Serie A: “Prime tre giornate: pareggio col Parma, vittoria con la Roma e successo a San Siro contro il Milan. Alla sesta ci presentammo a Torino contro la Juve da secondi in classifica”. Un filo di emozione, nonostante i tanti anni trascorsi: “Dopo la vittoria a San Siro ero insieme ai miei collaboratori, ancora in campo. Alzai lo sguardo e vidi il tabellone luminoso con la scritta Milan-Messina 1-2. Fu una grande soddisfazione”, ammette Mutti.

Il settimo posto in Serie A e il futuro ancora in… panchina

Messina che chiuse la stagione al settimo posto, quello che garantiva la partecipazione all’Intertoto: “Non aver ottenuto la licenza Uefa fu un rammarico, peccato”. Così come la terza stagione alla guida del Messina finita per lui anzitempo: “Col senno di poi ti dico che se fossi rimasto in panchina forse la squadra si sarebbe salvata. Ma quella fu una stagione difficile, iniziata tra mille difficoltà”. Un piccolo neo che non cancella l’affetto straordinario che Mutti ha per Messina e i suoi tifosi: “Il mio augurio è che presto questo club (oggi in Serie D dopo anni di difficoltà, ndr) torni nei palcoscenici che merita”. A proposito, Mutti invece ha ancora voglia di allenare (è fermo dal gennaio 2016 dopo l’esperienza al Livorno, ndr)? “Non vedo l’ora, ho più fame di un ragazzo di 20 anni”. La stessa che permise al suo Messina di trasformare i sogni in realtà.

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