Messi: lacrime e fischi. Ma il ciclo non è finito
Dalle stelle alle stalle, andata e ritorno. Chissà come Lionel Messi sta vivendo oggi il day after di Liverpool. Lui, grandissimo tra i più grandi, che solo una settimana fa era sul tetto del mondo, con quelle 600 reti segnate in carriera di cui due, strepitose, contro il Liverpool. Tutto annullato, in novanta minuti.
Messi fuori in semifinale, Ronaldo ai quarti. Fine di un’epoca? C’è chi dice di sì, pensando anche all’assegnazione del Pallone d’Oro 2018 a Modric, che per la prima volta ha interrotto un duopolio lungo dieci anni. C’è chi pensa di no, o meglio: che i campioni restino tali e che abbiano ancora molto da dire. E poi c’è Liverpool-Barcellona, a poco più di 12 mesi da Roma-Barcellona. All’Olimpico, la pulce non incise. Nemmeno ad Anfield. Cala il sipario, Messi torna nello spogliatoio.
He walked alone, ha camminato da solo. Lì, le lacrime, come riporta Marca. Frustrazione, disperazione, rabbia per non essere riuscito a dimostrarsi determinante in una partita che sembrava più che al sicuro. Come lo scorso anno. E poi la contestazione, dolorosissima. La racconta El Mundo Deportivo: all’aeroporto di Liverpool, terminati i controlli antidoping, l’argentino ha incontrato un gruppo di tifosi. Alcuni l’hanno sostenuto, altri fischiato. Un epilogo da incubo per una notte da dimenticare in fretta.
Il 4-0 brucia a tutto il Barça. Al suo numero 10 anche un po’ di più. Ciclo finito? Forse no, ma probabilmente si sta rinnovando. O si è già rinnovato: l’Ajax dei giovani, il Tottenham di un altro rampante come Pochettino, il Liverpool di Klopp che propone un calcio aggressivo, spettacolare ma diverso da quello dei catalani. E poi c’è Messi, vincitore del suo campionato proprio come Ronaldo. La solitudine di un numero 10 che non vuole mollare la presa. Ma che ha bisogno, ora, di ripartire.