“Lo portai io in Italia. Mai successo nulla, sono senza parole”. Melis replica a Picault
Una diretta Facebook sul canale del Dallas, squadra di MLS. La denuncia di un attaccante che ha giocato due anni nelle giovanili del Cagliari: “L’allenatore della Primavera mi chiamava scimmia, mi diceva di tornare nella giungla in Africa. Nell'armadietto del mio spogliatoio trovavo degli adesivi a figura di scimmia”. Il giocatore si chiama Fafà Picault, classe ‘91. Il suo allenatore in Sardegna era Giorgio Melis, che oggi dirige una scuola calcio a Carbonia con 90 bambini.
“Non può riferirsi a me, smentisco categoricamente tutto”, risponde Melis ai nostri microfoni. “Non ho sentito le sue dichiarazioni, ma mi sono state riportate. Non ho davvero parole. L’ho portato io in Italia. Lo scelsi nella scuola calcio voluta da Cellino a Miami e mai mi sarei permesso di mancare di rispetto a qualcuno”.
Picault nella diretta non fa mai esplicitamente il suo nome, ma Melis all’epoca era la sua guida tecnica. “Ha detto delle figurine a forma di scimmia nell’armadietto, ma secondo me ha confuso i luoghi: ad Assemini non c’erano proprio gli armadietti in spogliatoio. E poi mai avrei tollerato atteggiamenti del genere anche fossero arrivati da altri. Vietavamo persino tatuaggi e orecchini, figuriamoci cose del genere. Mi vengono i brividi solo a pensarci”.
Nelle ultime ore Melis ha avuto modo di riparlare anche con Gianfranco Matteoli, all’epoca responsabile del settore giovanile cagliaritano. “Abbiamo avuto tanti ragazzi stranieri. Mai avuto problemi. Con un presidente come Cellino mai sarebbe potuto accadere. Pensate al suo rapporto con Suazo, per dire...”.
Al telefono Melis ripercorre anche le tappe dell’arrivo a Cagliari di Picault: “Lo scelsi alla Strike Force di Miami e parlai direttamente con la famiglia. Ho conosciuto bene i genitori, andai a cena a casa loro. Erano venuti a trovarlo anche in Sardegna. Mi chiedo perché Fafà non abbia parlato prima di questa storia. Per me è stato un fulmine a ciel sereno. Non so davvero che dire, sono sbigottito”.
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