Mauri: “In MLS non mi sentivo più un calciatore. Voglio tornare in Italia”
La linea va e viene dalla ‘ruta’ che collega Realicó a Córdoba, nell’interior dell’Argentina. 400 chilomteri di strada che attraversano distese di campi e collegano la provincia de La Pampa a quella di una città che respira calcio, con tre club come Talleres, Instituto e Belgrano. Allora è meglio fermarsi e cercare un posto dove prenda il wi-fi. “Mi alleno da solo da aprile, da quando ho lasciato gli Stati Uniti. Ho detto al Mister che non avevo nulla da fare lì, ho salutato tutti e me ne sono andato. Poi qualche giorno di vacanza e sono tornato in Argentina ad allenarmi: 5 giorni a settimana, la mattina in palestra, il pomeriggio in campo. Sono seguito da un preparatore personale e ogni tanto mi alleno con la piccola squadra del paese, lo Sportivo”, a parlare ai microfoni di Gianlucadimarzio.com è José Mauri, al momento svincolato dopo le esperienze in patria e negli Stati Uniti.
Mauri: "Giocare in Argentina era una esperienza da fare, non ho rimpianti"
L’Italia l’ha lasciata nel 2019, per tornare in Argentina e vivere una nuova esperienza con la maglia del Talleres dopo quelle con Parma, Empoli e Milan. “Il calcio argentino fino a quel momento l’avevo visto solo in tv. Al Talleres ho trovato una tifoseria molto passionale, dopo quelle delle grandi di Buenos Aires c’è la loro. Uscire dal tunnel e vedere la gente sugli spalti è la cosa più bella. A livello di stadi e giocatori, l’Europa è 10 volte meglio e non è paragonabile. Ma qui i protagonisti sono i tifosi. Giocare la Copa Sudamericana o il campionato locale, e vedere le tifoserie che cantano è roba che non si può spiegare, ma solo vivere. Era un’esperienza da fare, non ho rimpianti”.
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Dal fútbol al soccer. 19 presenze con la T, prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 2021. “Ho lasciato l’Argentina perché ci sono state delle vedute diverse con il presidente del Talleres. Mentre l’allenatore voleva che rimanessi”. Qui è arrivata la firma con il Kansas City: “Mi parlavano di un campionato in un modo e invece si è rivelatolì tutt’altra roba: non sono passionali, ero abituato all’Italia o all’Argentina dove si vive il calcio con passione. Era tutto più freddo e non mi sono mai sentito un calciatore, avevo perso quel fuoco che avevo: i soldi sono importanti, ma sentirsi giocatore lo è di più. Magari come strutture e ingaggi sono pronti, ma il contesto non è paragonabile”.
Mauri: "In MLS se perdi o vinci è lo stesso. Contento per lo scudetto del Milan"
Un tema attuale visto il recente trasferimento di Bernardeschi, Insigne e Criscito al Toronto. “Il campionato non è male, ci sono giocatori forti: loro tre poi vivono in un’altra città e per degli italiani magari può essere un’esperienza positiva. Io sono andato in una città che non ha praticamente nulla di turistico. Sono arrivato con una motivazione e poi invece mi sembrava che stessi lì a lavorare: se perdevi o vincevi una partita era lo stesso”. Per un periodo sui social aveva smesso anche di pubblicare foto: “Ma non ero depresso, non sono mai stato un fanatico dei social, in quell’anno e mezzo ho preso questa pausa, ne avevo bisogno. Dopo che ho lasciato l’Italia per tornare in Argentina c’è stata la pandemia e in mezzo alla campagna non avevo niente da postare”.
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Ora invece condivide soprattutto le storie del suo ristorante a Parma, ‘Un posto al sole’: “Quello è lavoro, quando mi taggano lo reposto”. Ma l’Italia non l’ha dimenticata, anzi. “Mi manca il caffè, la pasta e la pizza, soprattutto quando ero in America. Tra aprile e maggio però sono tornato. Sono stato a Torino da Bonucci, a Roma da Reina e ho salutato tutti a Milanello: ho fatto foto con Maldini, ex compagni, ufficio stampa e magazzinieri, ma non ho messo nulla sui social perché come ho detto prima preferisco tenermeli per me questi momenti”.
L’ultimo trofeo vinto dai rossoneri era stata la Supercoppa Italiana e in quel Milan c’era anche Mauri, anche se in prestito all'Empoli. Una coppa che torneranno a giocare anche nella prossima stagione grazie alla vittoria dello scudetto: “Do tanto merito a Maldini e gli ho fatto i complimenti di persona. Quando sono stato lì ho visto i giocatori molto motivati e ho trovato un ambiente molto cambiato rispetto a quando c’ero io. Sono felicissimo per i compagni come Kessié, Calabria o Romagnoli, ma più che altro per le persone che lavorano dietro le quinte. Nessuno è più felice di loro per questo titolo”. Sul direttore dell’area tecnica rossonera in passato aveva rivelato che si sentiva in imbarazzo ad essere osservato da lui durante gli allenamenti, e nella sua ultima visita si è scattato anche un selfie insieme, ma non ce l’ha voluto lasciar pubblicare: “Sono cose private. Su Paolo posso dire che non si rende conto di quanto sia grande e gliel’ho detto. Maldini che ti guarda all’allenamento ti mette pressione. Lui ha grande merito sul mercato, ma solo la sua presenza secondo me ha migliorato tutto”.
Mauri: "Voglio tornare in Europa per tornare a sentirmi giocatore"
Dopo le esperienze oltreoceano, a 26 anni José Mauri sogna e vuole un nuovo inizio nel calcio del Vecchio Continente. “L’idea è tornare in Europa, meglio se in Italia perché è un campionato che conosco e dove sono cresciuto. Ho parlato con un paio di club tempo fa, ma non sapevano ancora quale categoria avrebbero fatto quest’anno”. Magari anche nel campionato cadetto. “Io prima di tutto voglio tornare ad essere calciatore e sono molto motivato. Mi sento pronto. La Serie B sarebbe un’esperienza da vivere, poi ci sono grandi squadre quest’anno”. Da La Pampa al possibile ritorno nella penisola dello stivale, alla ricerca di quel ‘posto al sole’ che lo faccia sentire di nuovo giocatore.
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