Matthäus: "Puoi cambiare la moglie ma non la squadra: una volta che sei interista lo sei per sempre"

Lothar Matthäus, nostalgia anni ottanta. Presente a San Siro per Inter-Napoli l'ex centrocampista nerazzurro e della Nazionale tedesca ha aperto l'album dei ricordi. "Adesso vado a casa mia: San Siro" - si legge nelle pagine de La Gazzetta dello Sport - "Una volta che sei interista, lo sei per sempre. Puoi cambiare moglie, ma non la squadra del cuore. Mentalmente mi sento più italiano che tedesco. E poi sportivamente ho vissuto gli anni più emozionanti della mia carriera all’Inter, proprio in concomitanza con il mio miglior calcio. Quella Serie A contava gente come Maradona, Platini, Van Basten e le squadre italiane vincevano anche in Europa e nel mondo. Il gol al Napoli nel 1988-1989 è indimenticabile, come l’atmosfera. Ne parlavano da una settimana nei bar e nei supermercati di Milano: dovevamo battere il Napoli e Maradona".

Ricordo dell'Inter versione 1988-1989: "Il più simpatico era Berti, ma bella lotta con Zenga. Serena era il più chiuso, Bergomi il più posato, Brehme l’ottimista. Il più furbo? Diaz, ma fuori dal campo era un signore. Io ero il mediatore. Il risultato prima di tutto. Al Bayern mi hanno insegnato che si gioca per vincere. Quando sono arrivato all’Inter sentivo dire: vinciamo in casa e va bene pareggiare in trasferta. La settimana prima del famoso Inter-Napoli andiamo a Bologna. Io annuncio: “Vinceremo 4­-0”. Bergomi mi guarda e sgrana gli occhi. Abbiamo vinto 6-­0".

Sull'Inter attuale: "Non è una squadra costante. Suning riporterà in alto i nerazzurri e per la Juventus sarà dura vincere il settimo scudetto consecutivo. Gli investimenti della famiglia Zhang faranno la fortuna dell’Inter e del movimento calcistico italiano. Comunque non serve una rivoluzione, la base è ottima: con 2­-3 top player si potrà correre per lo scudetto. Pioli? Conosce e capisce il calcio. E ne è innamorato. In più è tifoso dell’Inter. Piccole cose che fanno la differenza". Erede di Matthäus? "Non esiste! Battute a parte, mi assomiglia Vidal. Ma credo più per l’aggressività, io segnavo di più. Non ero un 10, ero un 8, un box-­to-­box".

Un giudizio su Ancelotti e un pronostico sulla Champions: "La Juventus è la favorita. In Bundes Ancelotti ha avuto un solo difetto: avrebbe dovuto schierare i giovani preservando i titolari per le partite fondamentali. Non basta vincere un solo titolo al Bayern". Giocatore più duro affrontato? Un altro grande ex Inter: "Simeone! Quando lo sfidavo mettevo due parastinchi per gamba: davanti e dietro. Diego era leale, ma duro in campo. Qualcuno sentiva l’ansia nell’affrontarlo… non io".

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