Materazzi si racconta: "Fui a un passo dal Milan. Finale Mondiale? Speravo giocasse Nesta perché era più forte di me"

A quasi dieci anni esatti dalla vittoria del Mondiale, Marco Materazzi si racconta a 'Inter Legends', programma dell'emittente ufficiale nerazzurra. L'ex difensore, oggi allenatore del club indiano Chennaiyin Football Club, ha ripercorso la sua carriera da professionista: dagli inizi al Tor di Quinto all'Inter, dal Perugia di Novellino fino al tetto del mondo, da Michael Jordan ("Prendo il numero per Michael Jordan. Mia moglie giocava, MJ è stato l’atleta migliore di tutti i tempi. Adesso è facile, sono tutti muscolosi") a Mourinho. "Se fossi partito dal top per poi finire in basso sarebbe stato brutto. Invece io sono sempre andato avanti con le mie gambe e con la mia testa. Io ho imparato molto da allenatori che mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato a crescere. La svolta a livello umano - ricorda Materazzi - avvenne con il Tor di Quinto. Lì mi accudirono come un figlio, soprattutto in un momento duro per me dato che avevo perso da poco mia madre. A Trapani invece iniziai a fare il professionista". Poi è avvenuto il passaggio al Perugia e la prima nel massimo campionato: "L'esordio in Serie A concise proprio con un match contro l'Inter, non presi sonno per una settimana. Ma mangiai anche l'erba e non sprecai la mia occasione".

Tra ricordi e aneddoti, Materazzi racconta anche di quando fu ad un passo dal Milan: "Ci fu questa possibilità prima del Mondiale, ma sarebbe stata solo una scelta dettata dalla volontà di non perdere la maglia azzurra e dimostrare il mio valore. Prima di Natale Mihajlovic si fece male, io entrai e feci un grande salvataggio. Segnai poi due gol contro la Pro Sesto prima della gara contro il Livorno. Speravo di giocare, ma Mancini scelse ancora Mihajlovic che poi si fece male. Toccò a me, entrai e segnai, mandando anche a quel paese Roberto. Poi arrivò il chiarimento tra di noi".

Inevitabile parlare con Materazzi anche del Mondiale in Germania: "Penso di aver fatto tutto in quel Mondiale, nel bene e nel male. L'importante però alla fine è aver alzato la coppa. Il gol contro la Francia? Un momento indimenticabile, pensai a mia madre che era in cielo. Perdemmo Nesta all'inizio, per infortunio, quindi toccò a me. Voglio però essere sincero, speravo giocasse Alessandro in finale - ha confidato Materazzi - perché era più forte di me e con lui avremmo avuto più possibilità di vincere. Ma andò bene lo stesso".

Poi, qualche parola anche su Giacinto Facchetti: "Ho un quadro di lui a casa, me lo hanno regalato Luca e Gianfelice. Al di là del fatto che fosse il mio presidente o il mio vicepresidente, mi ha sempre dato consigli, ma consigli veri. E’ quello che nel tunnel a Perugia mi ha detto di non superarlo, ma sono convinto che sia stato il primo più felice per il mio record: era una persona che veniva dalla strada, una persona semplice come me”.

Una storia calcistica piena di ricordi felici, trofei alzati al cielo e soddisfazioni individuali e di squadra, ma Materazzi un rimpianto ce l'ha: "Vorrei giocare un'altra volta la gara del 5 maggio, ma la mia non è stata una brutta carriera. Ne ho viste di peggiori".

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