Oddo: "Finire i campionati, il settore calcio va tutelato"

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Il pensiero per il calcio di domani, ricordando quello di ieri. Il suo: dalla Lazio al Milan fino alle avventure da allenatore, Massimo Oddo si è raccontato in diretta a Casa Di Marzio. "Oggi tanto Netflix, tanta tv. Mi guardo qualche partita e cerco di tenermi pronto per quando si ripartirà", racconta l'ex difensore campione del mondo, l'ultima esperienza sulla panchina del Perugia.

"La prima cosa da fare è finire i campionati, per permettere alle società di incassare i diritti tv e non perdere tutto", Oddo non ha dubbi sul piano d'azione. "Poi ci vuole un'unità di intenti, che dev'essere garantita da un'ente superiore come la Uefa. E' importante che qualcuno decida per tutti come andare avanti e approcciare il futuro". Soprattutto perché il calcio va oltre i 22 in campo: "Bisogna mettere da parte l'immagine di copertina, i giocatori, i dirigenti", spiega l'allenatore. "E pensare a salvare quello che c'è dietro: i magazzinieri, i fisioterapisti. Il calcio è la terza azienda italiana e va tutelata".

"Ronaldo il fenomeno l'avversario più forte, segnare nel derby di Roma è qualcosa di unico"

Le prime immagini che riaffiorano da calciatore sono quelle dello scudetto vinto in rossonero, nel 2010/11: "Alle spalle di una vittoria c'è sempre tanto sacrificio", Oddo il match-clou a Roma. "Era una partita una scommessa con i miei compagni: così ho fatto quel giro di campo all'Olimpico. Ci siamo divertiti parecchio". Al Milan aveva anche modo di conoscere da vicino il più grande di tutti: "Ronaldo il Fenomeno, sì. Prima di essere compagni di squadra, quando lui giocava all'Inter e io al Verona, non ho mai affrontato un calciatore più forte di lui. Era imprendibile".

Gli anni in gialloblù erano stati la rampa di lancio per la carriera di Oddo, prima di decollare alla Lazio, "dove quel derby di dicembre 2006 rimane per sempre". 3-0 e tuffo di Delio Rossi nel fontanone. "Segnare in una partita così con la fascia di capitano al braccio è qualcosa che ti rimane dentro per sempre". E pensare che la vita di Massimo sarebbe potuta essere lontana dal calcio: "La laurea resta comunque una delle mie più grandi soddisfazioni. Mi è sempre piaciuto studiare, quando giocavo in Serie C volevo assicurarmi di tenermi aperta anche un'altra strada. Avevo iniziato da legge, poi ho finito con economia dello sport".

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Ora si continua a studiare da allenatore. "Ho vinto con Ancelotti, sono cresciuto con Delio Rossi ma tutti mi hanno insegnato qualcosa dal primo all'ultimo", sorride Oddo che da pescarese ha avuto la gioia di centrare una promozione in Serie A nel 2016 con il suo Pescara. "Al di là della vittoria del campionato, giocavamo proprio un bel calcio". Caprari, Mandragora, Lapadula. "E quello stesso bel calcio abbiamo provato a riproporlo in Serie A: purtroppo è andata male, paradossalmente la squadra era più debole rispetto all'anno prima. Partiti Torreira e Lapadula non abbiamo avuto altri rimpiazzi". Massimo racconta, aspetta e lancia l'appello per salvare il suo mondo.

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