A tu per tu con Donati: “La mia Scozia e gli errori al Milan. Riparto dalla panchina"

Hamilton è una città situata nell'area amministrativa del Lanarkshire Meridionale, nella parte occidentale delle Lowlands Centrali, Scozia, 25 km circa da Glasgow. Massimo Donati ha deciso di rimanere a vivere qui una volta terminata la sua carriera da giocatore lo scorso luglio: “Mi trovo benissimo, a Hamilton ci ho anche giocato. I miei figli vanno a scuola, sono felici, mi piace questa Terra”.

Così tanto da aver rifiutato l’Italia la scorsa estate: “E’ vero – ammette Donati intervistato in esclusiva da GianlucaDiMarzio.comho ricevuto una proposta molto interessante dalla Serie C: una squadra del Sud, ma non chiedermi il nome ti prego, mi voleva in panchina. Ma per adesso ho deciso di rifiutare per continuare a vivere in Scozia. Poi magari tra tre, quattro mesi tutto cambierà ma per ora è così”.

Panchina sì, avete letto bene. Perché dopo una lunga carriera da calciatore, Massimo Donati – ormai ex centrocampista – ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo all’età di 37 anni. E su cosa farà da grande, davvero nessuno dubbio: “L’allenatore! Ho sempre voluto intraprendere questa carriera, anche quando da giovane giocavo sapevo che in futuro avrei allenato.

Nel 2016 sono tornato in Scozia (dove aveva giocato con i Celtic, ma su questo approfondiremo più avanti) all’Hamilton dove, pur continuando a giocare, ho iniziato la carriera di allenatore conseguendo il patentino di Uefa A – che mi oggi mi permette di allenare fino alle Serie C in Italia, ma adesso sto pensando di partecipare al Master per poter ottenere la licenza per sedere sulle panchine di Serie B e Serie A”, ha proseguito Donati.





DONATI: “GASP E VENTURA I MODELLI. VORREI ALLENARE IN SCOZIA”

Donati che, conclusa la parentesi al St. Mirren, ha deciso di mettere definitivamente fine alla carriera di calciatore. “Sì, per ora faccio il padre quasi a tempo pieno e mi godo la Scozia: porto i figli a scuola etc, ma il calcio è la mia vita, mi ritrovo a parlare sempre di quello”, sorride Donati. “In zona ci sono tanti club professionistici, seguo da vicino molti allenamenti. Poi da un po’ ho iniziato a commentare le partite, mi piace molto lo ammetto”.

Mai però quanto sedere in panchina: “Se ho già pensato a come potrà essere una mia squadra? Altrochè, non ci dormo la notte…”. Idee chiarissime quelle di Donati: “Ti posso già dire da ora che qualsiasi sarà la squadra che in futuro allenerò, scenderà in campo con un 4-2-4 o un 3-5-2”. Il motivo? Presto spiegato: “Ho avuto tantissimi allenatore bravi, ma i miei modelli sono Ventura e Gasperini. Mi piacerebbe iniziare ad allenatore in Scozia, ormai conosco questo calcio, vediamo se arriverà la giusta chiamata”, ha ammesso Donati.





DONATI E GLI ERRORI AL MILAN: “MI SENTII ARRIVATO E MOLLAI. NONOSTANTE MALDINI…”

Carriera in panchina in rampa di lancio, quella da calciatore invece appartiene ormai al passato. “Un voto complessivo alla mia carriera? 6.5, potevo fare di più”, ammette Donati. Uno a cui non “piace guardare al passato, ma se mi viene chiesto allora ammetto che ho commesso qualche errore di gioventù”. Uno su tutti, forse quello più ‘grave’: “Arrivai al Milan troppo giovane, avevo solo 20 anni. Quella era una squadra top in tutti gli aspetti, dal campo alla società, e io non ero mentalmente pronto per una realtà così grande.

Ritrovarmi dal paesino a San Siro, un sogno che però ho subìto. Magari se avessi indossato il rossonero tre o quattro anni più tardi tutto sarebbe stato diverso… Questo forse è l’unico rimpianto della mia carriera: al Milan mi sentii arrivato, mollai mentalmente. Eppure in quella squadra c’erano Maldini e Costacurta che erano degli esempi pazzeschi, si allenavano in un modo incredibile. Ancelotti in panchina, Pirlo e Gattuso in campo e… nello spogliatoio: Andrea e Rino erano tra i più divertenti, quante gag e risate”, prosegue Donati.


L’ESPERIENZA AI CELTIC: “TRA LE PIÙ BELLE DELLA MIA VITA”

Donati che ne luglio del 2007, dopo un lungo girovagare in giro per l’Italia sempre in prestito (“Mi sono trovato bene ovunque, da Messina a Bari, passando per Palermo e Bergamo. Ho ricordi splendidi di tutte le città in cui ho giocato, tranne Torino. In quei sei mesi trascorsi in maglia granata non andò benissimo”), ha lasciato il Milan e la Serie A per trasferirsi in Scozia ai Celtic Glasgow.

La svolta della sua carriera: “Esperienza bellissima, tra le più belle della mia vita. Respirare l’atmosfera del Celtic Park è qualcosa difficile da spiegare: i tifosi sono fantastici, ti danno una carica pazzesca. Qui ho fatto gol importanti, ho giocato anche in Champions: il massimo, emozioni incancellabili”. Amore viscerale e ricambiato con tutto l’ambiente: “Ancora oggi quando posso seguo i Celtic, a volte vado anche in curva per fare il tifo per loro”, ammette Donati.





DONATI: “MESSINA-BARI IN D? FA MALE. MA GIÀ AI MIEI TEMPI…”

Donati che domenica pomeriggio, nonostante gli impegni lavorativi, chiederà il risultato di Messina-Bari, big match della prima giornata di… Serie D. “Fa male, lo ammetto. Mi spiace molto, sono due piazze incredibili con delle tifoserie caldissime. A Bari credo che purtroppo si è arrivati a questa situazione per via di una gestione sbagliata e già quando ci giocavo io c’era qualche sentore di quello che poteva succedere; a Messina invece penso che in passato sia stato fatto il ‘passo più lungo della gamba’.

In generale, vedendo purtroppo tutti i fallimenti di questi ultimi anni, penso che il problema sia di fondo: manca la giusta organizzazione, i controlli sui club. Va cambiato qualcosa e anche rapidamente”. Perché, nonostante il presente in Scozia, la sensazione è che nel futuro di Massimo Donati – presto o tardi che sia – ci possa nuovamente essere l’Italia. Questa volta in panchina e senza errori di gioventù del passato. Google Privacy