Marzorati, dall''università' Milan al Prato: "Ho ancora i segni di una gomitata di Shevchenko..."

Dida, Cafu, Nesta, Stam, Maldini, Gattuso, Pirlo, Seedorf, Kaka, Shevchenko, Inzaghi. Ricordate questo Milan? Squadrone! “E allenarsi con loro è stato come andare all’università!”. Parola di Lino Marzorati, attuale difensore del Prato. Attenzione, rigorosamente con una sola T! “Ma la mia carriera è iniziata con il cognome Marzoratti, poi si scoprì un errore all’anagrafe e mio zio fece fare il cambio. E figuratevi che in quegli anni i magazzinieri impazzivano perché non sapevano come scrivere il nome dietro la maglia”. Lo ricordate? Esordì proprio in quel Milan, allenato da Carletto Ancelotti. Quello della maledetta finale di Istanbul persa contro il Liverpool. Un grande inizio, che ha lasciato il segno… in tutti i sensi! “Chiedetelo al mio naso – racconta ridendo Marzorati a GianlucaDiMarzio.com – è deviato per colpa di una gomitata di Shevchenko in allenamento, ho ancora i suoi segni”. Anni d’oro per il Milan, “la squadra più forte dell’ultimo ventennio”. Regnava la serenità. “Quanti scherzi! Quello che ne subiva di più era Gattuso, da Pirlo soprattutto. Quando facevamo il torello lo prendeva in giro per i suoi piedi. E che partitelle in allenamento, nessuno voleva perdere. Ambrosini e Gattuso erano sempre lì a menarsi”. E in quel Milan ci fu spazio anche per Marzorati. “L’esordio a San Siro con Ancelotti fu bellissimo, ho avuto la fortuna e la soddisfazione di giocare con questi grandi campioni”.

Una sola presenza in campionato, due in Coppa Italia. Poi il Milan lo lasciò all’Empoli. “Rimpianti? No, anzi. Penso di essere stato fortunato rispetto ad altri miei compagni, la mia onesta carriera tra Serie A e B l’ho fatta. Ad Empoli poi sono cresciuto molto, soprattutto con Cagni all’inizio. Mi faceva marcare a uomo, la prima partita ho seguito Flachi per tutto il campo e alla fine mi disse che non gli avevo fatto prendere un pallone. Marcai anche Kaka, facemmo 0-0 contro il Milan ma lui non perse mai il sorriso, è fatto così. Il più difficile da marcare? Tevez mi fece venire un mal di testa incredibile in un Juventus-Sassuolo, ma parliamo di qualche anno più avanti”. Perché in mezzo c’è stata l’avventura a Cagliari, con Max Allegri. “E’ stata una bella sorpresa, non pensavo arrivasse così in alto. A fine allenamento si toglieva sempre le scarpe e calciava a porta a piedi scalzi, tirava certe bombe da fuori area con Marchetti in porta… Poi ci raccontò di quando non si presentò all’altare nel giorno del suo matrimonio, in quel periodo io mi stavo per sposare e lui mi diceva ‘tranquillo Lino, la fede te la do io tanto non l’ho usata’”. Da Cagliari a Sassuolo, da Allegri a Di Francesco. “E’ una grande persona ed un bravissimo allenatore. Con lui ho vinto anche il mio unico campionato, conquistando la storica promozione del Sassuolo in Serie A. E in quegli anni poi ho visto crescere Berardi, nessuno lo conosceva e ora sta diventando un campione. In Calabria non c’erano osservatori per vederlo, tramite suo cugino gli fecero un provino a Sassuolo vedendolo giocare a calcetto. Lo presero subito, ha tecnica ed esplosività”.

Dopo Sassuolo una scelta di vita, quella di scendere di categoria per andare al Modena. “Sì, scelsi di fare così perché, nonostante stessi giocando, notai che a Sassuolo non c’era più l’ambiente adatto per me. A Modena il primo anno è stato positivo, gli altri negativi. Anche perché la Serie B è cambiata, la Lega Pro non parliamone proprio. Sia dal punto di vista economico che tecnico il livello di queste categorie è calato vertiginosamente. Tranne qualche società, nessuno più fa progetti pluriennali o fa crescere i giovani. L’impatto con queste categorie è stato difficile ma devo farmene una ragione e calarmi in queste realtà”. Ed ora il Prato, con l’obiettivo salvezza. “Ho scelto questa società perché conoscevo un po’ l’ambiente, volevo dare una mano al presidente visto che erano in difficoltà. Poi avevo altre offerte che alla fine non si sono concretizzate. Ma sono contento così, la squadra mi piace e questa situazione mi ha permesso anche di tornare a vivere ad Empoli. Domenica ho fatto un gol importante, contro la Lupa Roma, che ci ha permesso di vincere. Bisogna continuare così per uscire dalla zona play-out”.

Una passato ed un presente nel calcio. Marzorati lavora anche per avere un futuro in questo mondo. “Gioco da quando avevo 5 anni, non ho mai fatto altro. Mi piace lavorare, curare anche l’alimentazione perché l’età avanza. Futuro? Ora penso ancora da calciatore, vorrei vincere qualche altro campionato perché uno solo mi sembra poco. Ma ho preso già il patentino per allenare i ragazzini, è un’idea che vale. Di sicuro l’esperienza per migliorare qualche giovane ce l’ho, vedremo…”.

La testa, però, è ancora al campo. Dall'università Milan alla salvezza con il Prato in Lega Pro, la lunga storia di Lino Marzorati. Rigorosamente con una T, mi raccomando!

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