Maldini: "Milan sulla buona strada. Higuain? Un matrimonio andato male. Piatek..."
Il sorriso di una bandiera, la soddisfazione di un dirigente. Paolo Maldini nel post partita di Atalanta-Milan parla del momento rossonero ma allarga il discorso anche al passato (più e meno recente) del club e della squadra, si sofferma su alcuni singoli - da Piatek a Higuain -, spiega la crescita di Gattuso e l'autostima che si alimenta con le vittorie e avendo obiettivi da inseguire e raggiungere.
Queste le dichiarazioni e le tematiche affrontate da Maldini ai microfoni di SkySport:
L'evoluzione di Gattuso
"C'è un'evoluzione in tutti noi. Una volta che diventi allenatore ci deve essere, ed è naturale. Rino è uno che ascolta i nostri pareri. A volte non gli piacciono ma ascolta. Il nostro ruolo è ben chiaro, lui l'ha capito. E abbiamo tutti uno scopo comune. Il confronto poi ti apre la mente. Noi abbiamo degli obiettivi: dare solidità alla società, alla squadra, che viene da 6 anni senza Champions. E quando allenatore e giocatori sono giovani è ancora meglio il percorso. Siamo in un trend positivo. Siamo sulla buona strada. Parlare all'esterno di un ambiente come il Milan è molto difficile".
Il matrimonio con Higuain
"Higuain? E' un matrimonio che non è andato benissimo e può succedere. Questo è un ambiente sano e in cui si può crescere. Non vedo come un calciatore non possa crescere qui. La crescita di Gattuso di pari passo a quella della squadra? E' un'idea. Vogliamo dare una solidità ai ragazzi. Hanno visto il passaggio da Berlusconi all'altra presidenza. Ora la nuova proprietà. Io sono arrivato i primi giorni di agosto e abbiamo preso il centravanti che era il numero uno sul mercato. La squadra è giovane ma forte. All'inizio si sottovalutava anche. Ma questi risultati aiutano anche a far crescere l'autostima".
Romagnoli, capitano silenzioso
"Romagnoli? E' un giocatore silenzioso. Io non ero forse pronto a quell'età ad avere quella fascia al braccio. Ricordo i miei pensieri e le difficoltà per raggiungere determinate cose. Lui è cresciuto molto, sotto tutti i punti di vista. La società è chiara soprattutto nei ruoli, l'allenatore ascolta: è una crescita totale. Dobbiamo capire qual è la nostra forza reale: dobbiamo competere per un posto in Champions League. In tutto questo, un certo ordine è l'unica strada da seguire".
Piatek come...
"Paragoni per Piatek? Sheva è molto gettonato... Ma di Sheva ce n'è uno. E' stato il campione che ci ha fatto arrivare a traguardi incredibili. Piatek sta facendo delle cose incredibili in un momento più difficile rispetto a quello in cui Sheva era arrivato. Faccio fatica a fare confronti comunque, sono squadre diverse, epoche diverse.La funzione di un dirigente è un'altra cosa rispetto a quella da giocatore. Per i ragazzi c'è l'onore e l'onere di giocare in uno stadio come San Siro che a volte perdona difficilmente. Ma chi la vive in maniera serena significa che ha personalità e noi cerchiamo giocatori così".
Paquetà e l'impatto sulla squadra
"Paquetà? E' un ragazzo intelligente. Gli abbiamo chiesto di accelerare la capacità di apprendimento anche in fase difensiva come vuole l'allenatore. Anche la lingua è un problema da non sottovalutare. Ma nonostante tutto ha avuto un impatto enorme sulla squadra. Un giocatore come lui con la sua qualità ha risolto un problema di transizione. Guarda sempre avanti e ha il dono della classe dentro".
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