Da Fregene all'Europa con la Lazio. Falbo, il terzino che giocava con la Roma

A pochi passi dal mare ogni giorno, a pochi passi dal cielo stasera. Quarantacinque minuti dividono la sua casa di Fregene, nota località marittima laziale, al centro sportivo di Formello. Allenamento con la prima squadra la mattina, insieme a quei ragazzi che la domenica guarda giocare in tv o dagli spalti dell’Olimpico e con i quali stasera, contro il Rennes ha realizzato il sogno dell'esordio. Il pomeriggio invece si torna tra gli amici della Primavera, compagni di battaglie del sabato e con cui condivide il deiderio di vestire, un giorno, quella maglia nella Lazio dei “grandi”. Sudore, sacrifici ma anche tanti libri, perché l’Università non va abbandonata neanche quando il calcio sembra essere sempre più il suo futuro. Il tempo di tornare a casa da Chiko, fargli qualche carezza e riposare, perché domani si torna su quel campo.

A Chivasso, in Provincia di Torino, Luca muove i suoi primi passi. Nonni paterni calabresi, nonni materni siciliani. Ma sono tutti lì ad aspettarlo, sulle rive del Po, dove torna spesso per rivedere anche gli amici che da piccolo ha dovuto abbandonare per seguire la famiglia. È nella capitale che iniziano a farsi chiare le sue capacità: la Roma ci mette poco a posare gli occhi su di lui, ancor meno a portarselo a Trigoria e dargli un posto da titolare nell’Under 17. Maglia giallorossa, e tanti sogni nel cassetto. Saranno solo quelli a non cambiare, perché il 1 luglio del 2017 tutto si trasforma, tutto si colora di biancoceleste.

“Hey Luca, sono il Mister, sei convocato per stasera”. È il 28 novembre, la Lazio attende il Cluj per il match d’Europa League. Il battito del cuore supera i cori dei tifosi sugli spalti, la voglia di entrare in campo offusca i pensieri, come il muro d’umidità che scende sull’Olimpico nelle notti d’inverno. Dopo l'ingresso in campo di Caicedo e Lulic, a dieci minuti al fischio finale, c’è ancora una sostituzione per poter esordire, ma Luis Alberto lascia il posto a Patric. Quella sera la Lazio e Luca non si perdono d’animo. C’è ancora una speranza, una possibilità per entrambi, per continuare il percorso europeo e per vivere la notte più bella della vita.

Dieci presenze in questa stagione con la Primavera e un posto da vice capitano. A diciannove anni è un intreccio perfetto tra tecnica, assist disegnati col pennello e visione di gioco. Manca solo il gol, ma quello per un terzino non è essenziale. Due giorni fa il telefono è squillato di nuovo e la voce è la stessa, quella di Simone Inzaghi. Di corsa a fare la valigie e poi a Formello, dove i compagni lo attendono per partire insieme, direzione Francia. “Luca, vatti a scaldare, entri”. Ecco che il cuore riprende a battere e l’aria inizia mancare. È il minuto settantacinque di Rennes-Lazio. Col risultato di 2-0 per i padroni di casa e il vantaggio del Cluj contro il Celtic si spengono le speranze di qualificazione. Ma per Luca, in quel momento non è importante. Un abbraccio a bordo campo con Vavro e poi l’esordio nel calcio che conta, il dodicesimo per un ragazzo delle giovanili con Simone Inzaghi. "Aspettavo questo momento da tanti anni. In questi giorni avevo i brividi, quasi le lacrime agli occhi. Ringrazio famiglia, amici, tutti... Spero di continuare su questa strada", ha raccontato al termine del match ai microfoni di Lazio Style Radio. Si spengono i riflettori d’Europa sulla Lazio, si accendono quelli su Luca Falbo, l’ennesima stella.

A cura di Lavinia Saccardo

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