Milan, è (ancora) corsa Champions all'ultima giornata: i precedenti

Chiamatelo intrigo, calcolo continuo, momento di speranza e passione: curva finale di un lungo percorso in cui dare tutto, attendendo novità positive da altri campi e incrociando le dita per raggiungere l’obiettivo prefissato.

Per il Milan, all'ultima di campionato, andrà così: una qualificazione in Champions League da giocarsi nell’ultimo turno, a Ferrara contro la SPAL, che potrebbe notevolmente cambiare gli scenari futuri del club rossonero. 90’ da vivere in apnea, puntando ad ottenere il 4° successo consecutivo contro la squadra di Semplici, con un orecchio teso verso San Siro e il Mapei Stadium, attendendo l’esito delle gare di Inter e Atalanta per conoscere il proprio destino.

Un finale in volata, nella lotta per l’ingresso in Champions, che ha già visto i rossoneri protagonisti in diverse circostanze: dal doppio episodio con la Fiorentina coinvolta, con esiti differenti, al lungo intrigo comprendente candidate a sorpresa, tra favole e grandi occasioni sciupate all’ultimo. Tre precedenti da rivivere, in attesa del 4° episodio: con la speranza rossonera di riabbracciare, per la prima volta dal 2013-14, la competizione in cui il Milan ha saputo scrivere la storia.

 

 

 

2012/13 - MILAN 3° (72), FIORENTINA 4° (70)

 

La stagione dell’incertezza, di un undici da urlo smembrato e privato dei suoi migliori elementi, Ibrahimovic e Thiago Silva compresi: di senatori come Inzaghi, Nesta, Gattuso e non solo, tra lacrime, mano sul cuore e applausi raccolti nell’ultima gara casalinga contro il Novara, finiti per lasciare i colori rossoneri dopo una vita. Eppure, in un’annata da peggior avvio nella storia del Milan dal 1941-42 (7 punti in 8 giornate), la squadra di Allegri riuscì lentamente a risollevarsi, trascinata dalla freschezza e dal talento di Stephan El Shaarawy (16 gol stagionali, 14 nel solo girone d’andata) e dal determinante arrivo di Mario Balotelli (12 gol in 13 gare) a gennaio.

Il terzo posto in solitaria ottenuto dopo il 3-0 alla Lazio a S.Siro, tappa di una lunga serie di 14 risultati utili consecutivi, porta i rossoneri a +1 sulla Fiorentina, dando il via ad un lungo duello con l'allora squadra di Montella per il 3° (ed unico) posto utile a centrare la qualificazione ai preliminari di Champions League. Dal +4 momentaneamente toccato dal Milan, grazie al successo contro il Torino (1-0 firmato Balotelli a 5’ dal termine) e al contemporaneo K.O. viola al “Franchi” contro la Roma (0-1, con l’ex Osvaldo al 90’ e due pali colpiti da Jovetic e Pizarro), alle nuove speranze fiorentine, maturate sino all’ultimo turno di campionato.

Lo 0-4 rossonero a Pescara e la vittoria firmata Gonzalo Rodriguez, a Siena (0-1), per mantenere invariato il distacco a due giornate dal termine: il pari del Milan (0-0 in casa contro la Roma) e il rimpallo vincente di Toni, utile a Borja Valero e compagni per avere la meglio sul Palermo (1-0), finito per riaprire nuovamente i giochi in vista degli ultimi 90’ della stagione. Due punti di vantaggio che il Milan conserverà col brivido grazie ad un successo in rimonta sul già retrocesso Siena: il vantaggio bianconero firmato Terzi e la pratica Pescara liquidata in 28’ (sullo 0-3, poi 1-5 finale) da una Fiorentina per un’ora in Champions League, prima della scossa milanista nel finale del “Franchi”. Il rigore di Balotelli e la zampata di Mexès (1-2) riuscirono a regalare, in 3 minuti (84’ e 87’), il 3° posto alla squadra di Allegri, capace di cancellare un disastroso avvio di stagione e di chiudere il campionato sul gradino più basso del podio, a +2 (72-70) sulla diretta rivale.

 

 

 

 

2007/08 - FIORENTINA 4° (66), MILAN 5° (64)

 

Nell’annata delle grandi soddisfazioni, tra Supercoppa Europea, titolo di Campione del Mondo e pallone d’Oro a Kakà, il Milan vide la propria stagione 2007/08 concludersi con la delusione del mancato piazzamento in zona Champions League. L’avversario, come 5 anni più tardi, fu ancora la Fiorentina, allenata da Cesare Prandelli e capace di avere la meglio al fotofinish sull’allora squadra di Carlo Ancelotti.

San Siro divenne tabù, almeno fino alla ripresa del campionato post sosta invernale: 6 pareggi e 2 sconfitte in 8 gare giocate in casa a complicare nettamente un cammino che osservò i rossoneri posizionati a metà classifica (28 punti), con 6 lunghezze di ritardo rispetto ad una Viola finita per perdere la propria imbattibilità dopo ben 12 giornate (al “Franchi” contro l’Udinese di Di Natale e Quagliarella). A ridare linfa e spinta per la seconda parte di stagione furono il ritorno in campo di Ronaldo, post infortunio, e la chance di poter finalmente schierare Pato, decisivo anche nel successo di Firenze (0-1) utile a dimezzare il distacco da Mutu e soci.

Dopo 8 risultati utili consecutivi nel girone di ritorno, con Paloschi inatteso protagonista e in gol dopo 18” dall’ingresso in campo contro il Siena, il doppio K.O. consecutivo contro Roma e Sampdoria finì per frenare non poco le ambizioni rossonere: le ulteriori sconfitte maturate contro Atalanta (31° giornata, 1-2 a S.Siro) e Juventus (33° giornata, 3-2 a Torino) lasciarono invariato il +4 viola (parallelamente battuta ad Udine e dall’Inter) in classifica, per una sfida che avrebbe però vissuto le fasi più emozionanti nelle ultime 4 giornate di campionato. La doppia frenata della squadra di Prandelli contro Samp (2-2 in casa) e Cagliari (2-1 rossoblu al Sant’Elia) portò infatti al sorpasso rossonero a 180’ dal termine della stagione, con l’1-4 di Livorno e il 2-1 nel derby contro l’Inter a firmare un +1 (61-60) rivelatosi poi illusorio.

Il momentaneo 4° posto raggiunto dal Milan, infatti, durò solamente un turno: Hamsik, Domizzi e Garics schiantarono il Diavolo al “San Paolo”, in un 3-1 replicato dalla Fiorentina sul Parma che ribaltò nuovamente la griglia (Fiorentina 63, Milan 61) nella corsa Champions. Gli ultimi 90’, vissuti in totale tensione tra San Siro e Olimpico di Torino, finirono per non cambiare più le posizioni in graduatoria: il 4-1 rossonero all’Udinese, dopo aver chiuso in svantaggio (Mesto) il primo tempo, restituì il sorriso al Milan solo per pochi istanti, sino alla notizia della rovesciata vincente di Osvaldo (0-1 al 73’) divenuta antitesi di una classifica finale che vide la Viola (66-64) confermarsi al 4° posto e in Champions League.

 

  

 

 

2001/02 - MILAN 4° (55), CHIEVO 5° (54), LAZIO 6° (53), BOLOGNA 7° (52)

 

L’estate dell’arrivo di Fatih Terim e dei grandi investimenti alle spalle, con gli arrivi di Rui Costa (80 miliardi alla Fiorentina) e Inzaghi (75 alla Juventus) accompagnati dal vari Laursen, Javi Moreno e da quel Pirlo che avrebbe cambiato, negli anni a venire, il centrocampo rossonero; un avversario totalmente inatteso per la lotta Champions, in una stagione dal finale misto dramma e follia, alla prima stagione in Serie A, conclusa con un piazzamento storico.

Il tuffo nel passato della terza lotta Champions che ha visto coinvolto il Milan, all’interno della stagione 2001/02, ci riporta al primo impatto con la realtà dei grandi del Chievo Verona, finito ad un passo dal giocare nella massima competizione europea. La favola gialloblu, creata da Campedelli e Delneri e raccontata sul campo dai Corini e dai Perrotta, dai Lupatelli con la “10” sulle spalle e dalla coppia d’attacco Marazzina-Corradi, vide una neopromossa capace addirittura di conquistare la vetta della classifica del campionato, mantenuta per l’intero mese di novembre: 35 punti conquistati in un girone d’andata da urlo, con più successi di qualsiasi altra squadra (11 in 17 giornate), e un secondo posto a pari punti con l’Inter, a -1 dalla Roma capolista (36).

Per il Milan, invece, la situazione risultò lievemente più intricata. Dopo 10 giornate dai risultati altalenanti, con i successi su Fiorentina, Lazio e Inter come picchi più alti, l’esperienza di Terim sulla panchina rossonera finì post K.O. contro il Torino: a subentrare al turco fu Carlo Ancelotti, altro, futuro protagonista di un’era di successi irripetibili. Con 4 vittorie nelle ultime 7 giornate del girone d’andata (3-2 sul Chievo capolista compreso), l’allora club di via Turati chiuse il girone d’andata a quota 30 punti, con una sola lunghezza di ritardo dalla Juventus quarta (31).

La seconda parte del campionato osservò momenti complessi per le squadre in corsa per un posto in Champions League: l’unica esclusa fu un Bologna da 14 punti in 7 gare, trascinato da Cruz e capace di sorpassare tutte le pretendenti (41 punti contro i 39 del Chievo, i 38 del Milan e i 33 della Lazio) per piazzarsi momentaneamente al 4° posto. Il momento d’oro rossoblu, però, finì per perdersi alla lunga, con 11 punti nei 10 turni successivi e una sola vittoria nelle ultime 5 giornate a relegare la squadra di Guidolin in Intertoto (52 punti). Il Chievo dei miracoli, crollato psicologicamente dopo la tragedia-Mayélé e incapace di vincere per 10 turni consecutivi (7 pareggi e 3 sconfitte), tentò disperatamente di ritrovarsi, conquistando 9 punti nelle successive 6 gare: la Lazio di Zaccheroni, spinta dalle 5 vittorie nelle 8 giornate seguenti, cullò senza troppe speranze (insieme al Bologna) il sogno Champions fino al termine, pur dovendo sperare nei contemporanei K.O. di Chievo e Milan nell’ultimo turno.

Alla fine, furono proprio i rossoneri ad avere la meglio: il ritorno di Inzaghi, post infortunio subìto a dicembre in uno scontro con Lupatelli, fu determinante per la rincorsa della squadra di Ancelotti, in grado di arrivare a 3 giornate dalla fine in piena scia Champions (-2 dal Chievo, -1 dal Bologna, +1 sulla Lazio). Nel finale in volata, il Milan riuscì a conquistare 7 punti (pari con la Roma e vittorie contro Verona e Lecce) nelle ultime 3 partite, contro i 4 del Chievo (travolto 5-0 alla 33° dalla Roma), i 3 del Bologna (vittorioso sulla Lazio alla penultima, ma sconfitto da Perugia e Brescia) e i 6 della Lazio, arbitro dell’affaire scudetto finito incredibilmente alla Juventus: decisivi, per il 4° posto rossonero e a 90’ dal termine, il sorpasso sul Chievo (+1) e l’aggancio a quel Bologna che, vincendo a Brescia, avrebbe potuto conquistare la Champions League, facendo forza sugli scontri diretti a favore con il Milan. Il tracollo rossoblu al “Rigamonti” (3-0) consegnò invece ad Ancelotti le chiavi per accedere a quella competizione destinata, appena un anno dopo, a vederlo trionfante sul tetto d’Europa: inizio di un lungo, splendido percorso che finì per consacrarlo tra i migliori allenatori italiani di sempre.

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