Lotito, 15 anni di Lazio in 15 frasi

lang="IT-IT" paraeid="{192346ef-239f-4f8e-8e45-e2e9a30ec79d}{56}" paraid="1130459649" xml:lang="IT-IT">"E' il più bel giorno della mia vita da imprenditore. Ora darò tutto me stesso". Era il 19 luglio 2004, Claudio Lotito era appena diventato il presidente della Lazio e di lui si sapeva pochissimo. Era un uomo schivo, non c’era neppure una foto che lo ritraesse, eppure aveva appena salvato la squadra biancoceleste dal fallimento. E tanto bastava per scatenare la festa dei tifosi sotto la Curva Nord dell’Olimpico. 

Oggi sono 15 anni da quando Claudio Lotito è diventato presidente della Lazio e di lui ora si sanno molte più cose. È entrato nel mondo del calcio dalla porta principale, adesso è uno degli uomini più influenti del movimento. È stato criticato, contestato, ha diviso e ha vissuto sotto scorta. Ha superato la tempesta e ora si gode i frutti della sua resistenza. È diventato il presidente più longevo della storia moderna della Lazio superando Cragnotti e raggiungendo Lenzini. Lo batte solo Fortunato Ballerini, uomo d’altri tempi in carica dal 1904 al 1923.   

Negli ultimi anni ha messo un freno alla sua esuberanza dialettica, ma nel corso della sua lunga presidenza ha disseminato perle che lo descrivono al meglio. Mentre risponde ad un cellulare ne ha un altro in mano e un paio che gli vibrano in tasca. Merito della sua ‘sinestesia’ che gli permette di ‘comunicare contemporaneamente con più interlocutori’, come ha spesso affermato. Ama il latino e le citazioni colte di Pascoli e Manzoni ‘a cui si ispira la poetica della Lazio’. Salire in cattedra gli viene naturale, tanto che ha tenuto corsi universitari su ‘Diritto ed economia dello sport’, per questo deve essere stato difficile per lui tenere a bada il suo impeto comunicativo. Descrivere Claudio Lotito è complicato, meglio che a farlo sia lui stesso. Per questo abbiamo raccolto quindici frasi per quindici anni al comando per raccontare il presidente biancoceleste. Partendo dal rapporto con il calcio.  

Lotito e il calcio  

Claudio Lotito afferma di essere entrato nel mondo del calcio ‘per passione, visto che sono laziale da quando ho 6 anni’. La prima volta che ha messo piede nello spogliatoio della Lazio ha dovuto pensare bene a cosa dire per motivare la squadra: “Ho pensato: ‘mò che je racconto a questi? Je parlo de soldi? Ce li hanno. Di fama? Ce l’hanno’. Allora ho detto: ‘Da domani voglio 12 gladiatori’. Li ho lasciati credere per un attimo che non sapessi nemmeno che a calcio si gioca in 11, e poi ho spiegato: ‘Il dodicesimo uomo è l’attaccamento alla squadra’”. 

La sua visione del mondo calcio è nota: “Io sono per un calcio moralizzato e didascalico”, così come la convinzione che per vincere non basti il fattore tecnico: “Il calcio è un gioco, e il 50% è legato a fattori imponderabili”.  E chi non ne capisce farebbe meglio a tacere: “Il pallone è per tutti. Il calcio è per pochi”. 

 

 

Lotito e il mercato   

Mi chiamavano "Lotirchio" perché prendevo i giocatori a parametro zero, poi ho inventato il prestito con diritto di riscatto, la cessione del marchio e ora fanno tutti così, perché i soldi non ci sono più e forse non c'erano mai stati e i lifting finanziari non si possono più fare”.  

Ottenere risultati sportivi mettendo al primo posto l’equilibrio di bilancio, è sempre stato questo l’obiettivo del presidente biancoceleste: “Più spendi, più vinci è un assioma ormai obsoleto: ritengo che l'allestimento di una squadra debba rispondere a requisiti che prescindano dall'aspetto economico. Un campione deve avere potenzialità tecnico-fisica, valori morali e compatibilità economico-finanziaria con le possibilità del club”. 

“Pagare moneta, vedere cammello”, con Lotito non si scappa. La frase must del presidente biancoceleste è diventata un manifesto della sua politica di mercato. Trattative estenuanti e ore di colloqui sono all’odine del giorno per chi arriva nella sua roccaforte di Villa San Sebastiano per trattare. D’altronde: “Lotito non vende sogni, ma solide realtà. Come dice quello”.  

 

Lotito e la religione 

Come ‘l’imponderabilità’ di una partita di calcio, tutto secondo Claudio Lotito è già scritto, anche la sua ascesa a presidente della Lazio: “Secondo la mia formazione cristiana ritengo che anche in questa scelta ci sia un disegno che va interpretato in chiave escatologica: per ogni situazione esiste Dio che vede e provvede”

La prima cosa che ha fatto da presidente biancoceleste? “Quando ho preso la Lazio ho fatto come Gesù Cristo: ho cacciato i mercanti dal tempio”. Anche i colori sociali devono aver influito sulla sua scelta: “La Lazio ha i colori delle Olimpiadi, e per me che sono cattolico anche quelli della Madonna”. 

Se lo svizzero dovesse pentirsi, io, da cattolico, sono pronto al perdono, ma il ravvedimento dev’essere autentico”, ha detto una volta riferito a Valon Behrami. Probabilmente gli sarà sfuggito qualche latinismo come successo con Mudingayi, che al primo colloquio con il presidente biancoceleste ha rivelato in seguito di averci capito poco. Non è raro in effetti sentire Lotito parlare in latino: “C'era un certo scetticismo, poi però tanti si sono voluti cimentare. Lo stesso Santo Padre ha voluto reintrodurre la Messa in latino... No, non voglio dire quello, non è che mi ha ascoltato. Semplicemente, il Papa ha sottolineato l'importanza del latino”. 

Lotito e le citazioni 

Ama Manzoni ma a volte si trasforma in Pascoli, anche se avrebbe dovuto fare Machiavelli. Il riferimento è alla situazione Bielsa, l’allenatore che ha provato a portare a Roma ‘pe fa' contenti i tifosi’: “Volevo fa' er fanciullino der Pascoli, il sognatore. Ma adesso me trasformo in Machiavelli”. La storia è ormai nota, Bielsa a Roma non è mai arrivato, ma ha avuto comunque modo di conoscere Lotito: "Lui è soprannominato El Loco, ma io so' ancora più matto”. 

La rivoluzione nel mondo del calcio il presidente della Lazio la inizierebbe dai libri: “Non nego che il latino e il greco possano essere utilizzati per stordire l’interlocutore, ma nel calcio ce so’ troppi analfabeti. Bisognerebbe procedere a una rivoluzione poetica nel mondo del calcio: scrivere, leggere, parlare: D’Annunzio, Manzoni, Pascoli. Ha presente la musicalità dannunziana della pioggia nel pineto?”. Lotito è protagonista ‘come De Coubertin’ da 15 anni alla presidenza della Lazio. E anche per lui ‘l’importante è partecipare per vincere”.  

 

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