Livorno-Pisa, il derby ogni giorno. Oggi un po’ di più
La rivalità tra due città va oltre un pallone. Perché il derby tra Livorno e Pisa non è solo una giornata speciale di campionato. È un derby nelle piccole cose. A partire dallo street food. Livornesi e pisani amano mangiare una specialità identica: una farinata di ceci messa dentro un panino (o una schiacciatina). A Pisa la chiamano “focaccia con cecìna”, a Livorno “5e5”, perché una volta costava 5 soldi di pane e 5 di torta.
Torta lo sentirete solo a Livorno. A Pisa neanche si girano se lo dite. Eppure sono la stessa cosa.
A Pisa se andate in un ristorante di pesce troverete senz’altro il “palombo in umido”, ossia con i pomodori. A Livorno diranno che è “alla livornese”. È la stessa cosa. Uguale. Potremmo andare avanti all’infinito, perché questa storia è così. Livorno e Pisa, cane e gatto dal 1284, esattamente da quando la repubblica marinara pisana venne sconfitta alla Meloria dai genovesi. Livorno all’epoca era Porto Pisano, ma da quel giorno le cose cambiarono. Iniziò il suo percorso di autonomia, affrancandosi pian piano da Pisa.
Oggi Pisa, almeno la città, non ha più uno sbocco sul mare. E negli sfottò da stadio, “il sogno del pisano è svegliarsi a mezzogiorno, guardare verso il mare e non vedere più Livorno”. Doppia bugia, perché il pisano solitamente tiene molto a sottolineare una maggiore propensione al lavoro rispetto ai livornesi - quindi niente sveglie a mezzogiorno - e soprattutto non vorrebbe mai, seriamente, non vedere più Livorno. E questo lo ha dimostrato nei fatti. Nel settembre del 2017 un’alluvione mise in ginocchio Livorno. Ci furono morti e distruzione. I primi a correre in soccorso furono i pisani. Tanti ragazzi della curva, tutti pronti a prendere una pala e a scavare, al fianco di “quelli lì”, come si dice in Toscana.
Sarebbe successo la stessa cosa a parti inverse, se fosse accaduto qualcosa a Pisa. Perché - direbbero a Livorno - se “non ci sono i pisani, chi si piglia per il c...?”. Nelle trasferte del calcio ogni tanto qualche imbecille ha trasceso, ma riavvolgere il nastro restituisce soprattutto imprese goliardiche. Sempre borderline, come gli undici polli con la casacca del Pisa liberati in campo dalla curva del Livorno in un derby degli anni ‘70. In quello stesso giorno furono esposte anche undici bare nerazzurre. Gesto da condannare, se non fosse che l’unico scopo era averne dieci e una minuscola per prendere in giro Di Prete, temuto attaccante tascabile di quel Pisa. Anche lui si fece una risata, soprattutto perché quel derby lo vinse.
Era il primo dell’epoca Anconetani, il Presidentissimo. L’uomo che rese il Pisa negli anni ‘80 una protagonista abituale della serie A. Quel derby neanche lo vide dal vivo. Preferì starsene all’hotel Continental di Tirrenia, suo quartier generale. In settimana aveva organizzato una cena con i responsabili delle due tifoserie. “Sfottetevi quanto volete, ma niente violenze”.
E così fu. Per tanti anni, Livorno e Pisa si persero calcisticamente di vista. Il primo a ripensarle vicine fu proprio Romeo Anconetani all’inizio degli anni ‘90. Con un’idea folle e visionaria: la fusione. Uno stadio unico, a metà strada, con negozi e servizi speciali. Un nome beffardo e provocatorio: Pisorno. L’estremo tentativo di resistere alla globalizzazione del calcio alzando la posta. Romeo ci provò davvero. Per tastare il terreno, fece giocare al suo Pisa una partita di coppa Italia contro il Monza a Livorno. Sacrilegio. Dovette andarsene dall’Ardenza scortato dalla polizia. I livornesi non ne vollero sapere, gran parte dei pisani neanche. “Che poi per noi il vero derby è con Firenze”, dicono in tanti nella città della torre pendente.
Un po’ snobismo, un po’ verità storica. La realtà dice però che i 1400 biglietti per Livorno sono volati via in dieci minuti. Perché questa partita la aspettano tutti. Dal fornaio al parrucchiere. Dal portuale al commerciante, dall’avvocato all’ingegnere.
Novanta minuti per “odiarsi” vicini vicini. Alla stazione di Pisa un treno da prendere per Livorno con il cuore in mano, sperando che il ritorno sia una festa. E a Livorno una terrazza Mascagni da disertare, anche se c’è il sole e “lo senti ‘ome si sta?”. Oggi è il giorno del derby ed esiste solo quello. Per tutta la settimana una simpatica campagna social del Livorno ha “rimosso” il nerazzurro ovunque. Perfino dai quadri di Van Gogh o dalle maglie di Inter e Atalanta (Leggi QUI) . Il Pisa ha preferito far finta di niente. Come se fosse una partita come le altre. Un po’ strategia, un po’ specchio del suo popolo.
Oggi è il sabato di Livorno-Pisa, un derby che si gioca ogni giorno. Dal 1284.
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