Livorno, la mano di Marco Amelia
Dialogo, empatia, idee. Il Marco Amelia versione 3.0, ovvero quello senza guantoni ma con un’idea tattica in testa, ha completamente rivoluzionato l’ambiente Livorno. Da 0 a… 5. Cinque, come i punti che ha conquistato da quando siede sulla panchina dei toscani. In sei partite. La prima vittoria nell’ultimo turno di campionato contro la Pro Vercelli, seconda in classifica, non proprio una qualunque del girone.
Dopo un avvio complicato, Amelia ha saputo dare un’identità a una squadra chiaramente in difficoltà. Focus sulla fase difensiva (quattro gol subiti nelle ultime tre) e particolare attenzione alla mentalità: vincente. Lavoro ancora più importante, infatti, è stato quello mentale, per ridare fiducia e convinzione a un ambiente depresso e privo di speranza.
Ora la squadra gioca senza paura e ha messo in difficoltà anche avversari ben più blasonati, senza mai subire ma con un atteggiamento propositivo e voglia di vincere. In tanti, a Livorno, oggi si chiedono: “E se fosse arrivato prima”. La mano di Amelia si nota, gli anni in cui ha lavorato (da giocatore, chiaro) con Lippi, Allegri e Mourinho fanno sicuramente la differenza. In poche settimane di lavoro si propone già come tra gli allenatori “emergenti” con maggiore prospettiva. Modulo col doppio trequartista dove Mazzarani è il «10» che inventa, e due attaccanti.
Sven Braken l’olandese a quota 5 gol nel girone A di Serie C. Con Amelia ha un ruolo ancora più centrale nel progetto, che non sarà a lungo termine, chiaro, ma la squadra sta facendo il massimo per arrivare più in alto possibile in classifica, salvando, sicuramente, la dignità.