Game, set and match: un Liverpool "tennistico" dà l'assalto alla ventesima Premier
È un Liverpool “tennistico” quello che sfida il Manchester City per la vittoria della Premier League 2021-22. Sono molti gli intrecci tra la squadra di Jürgen Klopp, che segue i Citizens a tre punti di distacco, e il mondo della pallina. A partire dal punteggio con cui i Reds hanno vinto, nel recupero della diciannovesima giornata, contro un malandato Leeds, la loro diciottesima partita stagionale: 6-0. Game, set and match.
Liverpool e Manchester City hanno ora solo 3 punti di distacco: i campioni in carica guidano la corsa a 63 punti, i “runner-up” della passata stagione inseguono a 60. Tutti gli altri sono ormai definitivamente staccati: tanto il Chelsea (50 punti) quanto, ancor più, Manchester United (46) e il Tottenham di un deluso Antonio Conte (39).
Il 20, "numero magico"
Il Manchester City insegue il suo ottavo titolo d’Inghilterra, il Liverpool la quota, altamente simbolica, di 20 “scudetti”. Sono 19, infatti, i campionati di First Division/Premier League conquistati dai Reds nella loro storia, l’ultimo dei quali arrivato nel 2020, dopo addirittura 30 anni di digiuno. Ed ecco il primo parallelismo con la storia recente del tennis: da qualche tempo, il 20 è diventato “numero magico”, la soglia di Slam vinti superata per la prima volta nella storia dai “big three”, Federer, Nadal e Djoković. Quello del Liverpool non sarebbe un primato assoluto: il Federer del calcio, la “lepre” in grado di precedere gli altri nel raggiungimento del record, è stato il Manchester United, che ha raggiunto quota 20 nel 2012-2013, con Sir Alex Ferguson in panchina.
Tanti appassionati in squadra
Il paragone diventa ancora più calzante se si considerano alcune dichiarazioni passate di protagonisti della rosa e dello staff del Liverpool, particolarmente appassionati di tennis, e decisi a fare dei suoi campioni dei modelli da seguire, in campo e fuori. Virgil Van Dijk, per esempio, ha rivelato in una intervista di qualche anno fa di ispirarsi a Federer “per la sensazione che trasmette in campo agli avversari. Sembra che non sudi, mentre gioca; anche a me piace dare al mio avversario l’impressione di avere tutto sotto il mio pieno controllo, anche quando non è così”. Jürgen Klopp preferisce il padel, di cui si definisce “un vero fanatico”. Tuttavia, è un attento spettatore anche del "fratello maggiore" del padel: il 14 settembre, in conferenza stampa prima del match di Champions contro il Milan, ha citato Emma Raducanu, fresca vincitrice degli US Open, come “il talento del secolo”. Poi ha proseguito: “Se vinci uno US Open a 18 anni, dietro deve esserci un durissimo lavoro. Quindi va bene il talento, ma senza impegno quotidiano negli allenamenti non sarebbe mai arrivata a tali traguardi. È un messaggio che vorrei recepissero anche i miei calciatori”.
Ma in casa Liverpool il tennis sembra rappresentare qualcosa in più di una semplice pietra di paragone. Klopp non si limita a utilizzare il tennis, o il padel, come passatempo, o tutt’al più come metafora per spronare i suoi talentuosi calciatori a conservare intatto l’impegno giornaliero: Pep Lijnders, componente dello staff tecnico di Klopp, in un’intervista del 2020 al Daily Mirror ha rivelato che l’allenatore tedesco è “ultracompetitivo, odia perdere, anche a padel e a tennis. E durante gli incontri tra noi dello staff sono nate alcune delle più importanti e vincenti delle nostre tattiche di squadra”.
Salah-Nadal e Mané-Federer: amici e rivali
Infine, ad avvicinare l'universo Red e il tennis contemporaneo è il rapporto di amicizia e al contempo di rivalità tra le sue due stelle, Sadio Mané e Mohamed Salah. Simile a quello che sussiste da decenni fra i due maggiori protagonisti del tennis mondiale, Roger Federer (destro, come Mané) e Rafa Nadal (mancino, come Salah).
Fra i due funamboli del Liverpool, come fra il campione di Basilea e quello di Manacor, c’è da sempre una relazione di stima, persino di affetto, ma anche di rivalità: non tanto per un posto da titolare – nel tridente di “Kloppo” c’è spazio per entrambi – quanto per un “posto al sole” nei giudizi della critica. Lo si capì nel 2019, quando in campo durante una sfida al Burnley Mané rivolse all’egiziano un gesto di stizza, spiegando a fine match che si era trattata di una incomprensione, ma mettendo in chiaro che Salah “avrebbe dovuto passarmi la palla, per questo mi sono arrabbiato”. Fu così che si cominciò a parlare dell’”invidia” del senegalese per il “gemello del gol”, più stimato dalla critica. Mané si è comunque rifatto con gli interessi poche settimane fa, vincendo in faccia a Salah, da capitano, la prima Coppa d’Africa della storia del Senegal. Nello stesso anno, fra Federer e Nadal era scoppiata una polemica simile, quando alla vigilia di un torneo lo spagnolo aveva sostenuto che la collocazione dello svizzero in una migliore posizione di ranking rispetto alla propria fosse ingiusta e prescindesse da meriti tennistici. Da lì in avanti, però, ogni dissidio fra Mané e Salah, ma anche fra Federer e Nadal, si è ricomposto, lasciando spazio a quel rispetto che discende dal riconoscimento della grandezza e della eccezionalità del talento altrui. Una regola che vale in qualsiasi sport: tennis e calcio non fanno eccezione.
A cura di Andrea Monforte e Gabriele Ragnini