"L'Italia ha toccato il fondo". D'Agostino e il suo Francavilla: "Guardateci perché i giovani ci sono"
Ripartire dai giovani, dai nostri vivai. E' questa la frase più ascoltata da quando l'arbitro spagnolo Mateu Lahoz ha fischiato la fine di Italia - Svezia, partita spartiacque del nostro calcio. Semplice, sulla carta. Un po' meno nella pratica. Per troppo tempo abbiamo perso di vista settori giovanili e serie minori tanto da interrogarci se davvero il terreno sia ancora fertile: "Bisogna guardare nei settori giovanili perché i giocatori bravi ci sono", afferma con forza in esclusiva a gianlucadimarzio.com Gaetano D'Agostino, allenatore della Virtus Francavilla. "Il problema è che si perdono facilmente e velocemente perché non c'è la voglia di investire, di aspettare - prosegue D'Agostino - Qui si vuole subito il prodotto pronto. Ma se ci fosse la giusta programmazione e fiducia in questi ragazzi dopo i risultati si vedrebbero. Quando una società investe su un giovane non c'è pazienza, si pretende subito il risultato. Il ragazzo viene caricato di responsabilità senza dargli la possibilità di crescere e affermarsi. Ma se decidessimo di dare la giusta fiducia,senza pressioni e senza responsabilità, arriverebbero in tanti. Serve equilibrio".
Qualcuno lo sta facendo, o almeno ci sta provando. La Virtus Francavilla ne è un esempio, 6° nel gruppo C di serie C con una rosa giovanissima: "Assolutamente si, siamo una squadra che punta sui giovani, ci lavoriamo tanto. Io amo allenare i giovani, anche i grandi naturalmente, ma con i ragazzi puoi trovare una soddisfazione immensa. Vedi, nel giusto equilibrio di una squadra un '99 gioca con regolarità". E possono arrivare anche i risultati visto il campionato della Virtus: "Sono soddisfatto ma dobbiamo migliorare ancora. Abbiamo creato una squadra totalmente nuova, con tanti ragazzi che non si conoscevano. Ben 19 sono stati i giocatori nuovi. Sta andando tutto bene, con serietà e pazienza i risultati arrivano". La prova del nove, per tutto quello che abbiamo detto fino a qui, è capire se davvero qualche ragazzo è pronto per fare il salto: "Ci sono giocatori che possono credere di salire. Ne ho tanti in squadra. Sicuramente Prestia che ha esordito anche in serie A ma che la fortuna non ha aiutato visto il problema patito al ginocchio. Poi Pino, Maccarone, Mastropietro. E anche Saraniti che non è certo un ragazzo può ambire a serie maggiori". C'è anche un nome illustre, Nicolas Delvecchio classe 1998, figlio del grande ex attaccante della Roma e della nazionale: "E' brutto come il padre - scherza e ride D'Agostino - ma tornarndo seri è un ragazzo umilissimo. La società ci punta tantissimo. Certo deve svezzarsi perché giocava fino a due anni fa giocava in Beretti. Poi l'anno scorso l'ho portato con me ad Anzio e ora alla Virtus. Ricorda molto il padre nella corsa".
Ascoltando D'Agostino, potete crederci, si può tornare a sperare nel nostro calcio nonostante quell'eliminazione difficile da digerire: "Per me è stato una dispiacere enorme perché non vedere la nazionale ai mondiali è tremendo. C'è tanta tristezza perché la storia dell'Italia ci ha insegnato ad essere orgogliosi e per questo il rammarico è enorme. E' una cosa che coinvolge tutta la nazione, del resto il calcio è la più grande azienda del nostro paese ma spero davvero si riparta". Ed è qui che esce tutta l'amarezza di un uomo di calcio come D'Agostino: "L'italia ha toccato il fondo. Vi assicuro che nei vivai c'è tanta roba, ma serve la programmazione. Quello che sta succedendo a noi è successo alla Francia, alla Germania e ad altre grandi nazioni. Loro, però, sono ripartite. Perché noi no? Il nostro obiettivo deve essere il sistema calcio, partire dai vivai e dalle strutture perché il materiale nostrano c'è. Ci sono giocatori bravi, ve lo assicuro, serve coraggio. A 17 anni in altre nazioni li portano su, noi abbiamo anche regole assurde che frenano tutto questo". Con una fotografia che certifica il divario fra noi e altri paesi: "Spagna-Italia under 21 è stata la dimostrazione della differenza che c'è fra noi e loro. Nell'undici della Spagna c'era chi ha già vinto uno scudetto, chi ha diverse presenze in Champions League, chi addirittura l'ha vinta.... E poi ci domandiamo perché perdiamo.. Perdere con la Spagna è normale".
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