L'estate d'oro di Artem Dzyuba

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Soltanto il figlio può dirgli cosa fare, poi fa di testa sua: “Ragazzi, 3 domande”. Motivi familiari: “Mio figlio è stanco, vuole andare a casa”. I giornalisti sorridono, lui fa lo stesso e si sdebita, lanciando una frase da titolo: “Siamo russi, creiamo ostacoli per noi e lo poi li superiamo eroicamente”. Sta tutto qui.

Artem Dzyuba parla della Nazionale, del suo Zenit versione rimonta e soprattutto della sua carriera, della sua vita. Perché lui, gigante di quasi due metri, sguardo rabbioso e cuore d’oro, si può riassumere così. Problemi e soluzioni, luci e ombre, schiaffi e carezze. Tolstoiano rivisitato: guerra e pace del pallone, un capolavoro firmato Dzyuba, stampato e ristampato in varie copie. Anche se forse, a 30 anni appena compiuti e dopo un Mondiale da protagonista, il “Sergente” sembra aver trovato la sua serenità. Un’estate d’oro difficilmente ripetibile, da star assoluta e inconsapevole. Ora è felice, non fa più guerre, non tenta più rivoluzioni. Sorride, segna e accontenta Nikita, che dopo l’ennesima rete di papà vuole andare a casa a festeggiare.

4 gol in Europa League in 2 partite, uno ieri contro il Molde e tre giovedì scorso, nella storica rimonta contro la Dinamo Minsk (da 4-0 a 8-1, applausi). Hat trick da wow, guizzi da emozioni forti, Semak entusiasta e cappelli tirati giù (più altre 2 reti in campionato, dove lo Zenit è primo a punteggio pieno). Artem Dzyuba ha guadagnato la stima e il rispetto dei tifosi russi dopo un Mondiale da stella, tre gol siglati e un’esultanza diventata icona. Stile. Mano sulla fronte e saluto militare – “Sergente Dzyuba” - il tutto in onore di Cherchesov, allenatore con cui Artem (in passato) aveva pure litigato.

 

 

Nel 2017 saltò la Confederations Cup per una presa in giro di troppo. Cherchesov era sotto i riflettori per alcune scelte impopolari, lui e Kokorin si scattarono una foto mimandone i baffi con le dita. Risultato scontato: fuori dalla Confederations e dalla Nazionale per un anno, fino ai Mondiali. PS: dove tra l'altro è stato convocato soltanto "grazie" all'infortunio di Kokorin, suo grande amico. Quando la fortuna ti sorride alzi le mani e le sorridi di rimando.

 

 

Mangia-allenatori, fumantino, "poco serio". Bollato come promessa mancata dopo un paio di prestiti così così. Guastafeste. Dzyuba ha litigato con quasi tutti gli allenatori avuti, fin dalle giovanili dello Spartak: definì Emery “allenatoruncolo”, più volte descritto come “peggior allenatore mai avuto in carriera”, mentre l’anno scorso, durante il prestito all’Arsenal Tula, pagò di tasca sua 150mila euro per giocare contro Mancini, reo di averlo escluso dallo Zenit per “la scarsa forma fisica”. Pochi dubbi pure qui: gol ed esultanza polemica. Solita guerra, niente pace e niente tregua. Ora Dzyuba si gode la sua seconda giovinezza, un'estate d’oro, sperando non finisca mai. Inverno permettendo.

Zar di San Pietroburgo e della Zenit Arena, dove la sua maglia è la più venduta, il suo nome tra i più acclamati. Soprattutto dopo un inizio così. Finalmente a suo agio con se stesso e con gli altri. Senza più guerre. E' arrivata la pace.

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