Leeds, una città ai piedi del “Loco” Bielsa
“Cosa ci fai a Leeds?”, chiede un tassista.
“Sono qui per Marcelo Bielsa”.
Non ci crede nessuno, ma è così. “El Loco”, dopo una parentesi poco felice in Francia al Lille, ha ora nella sue mani una nuova creatura, il Leeds. Ed è impossibile farsi scappare l’opportunità di vederlo dal vivo. A dargli questa possibilità un presidente italiano, Andrea Radrizzani, che la scorsa estate lo ha portato a sorpresa in Inghilterra per la prima volta in carriera.
Bielsa è esattamente come ce lo si aspetta, come se gli stereotipi e le leggende che si raccontano su di lui fossero (quasi) poco esagerate. Un personaggio affascinante, che vive il calcio in maniera assolutamente fuori dal comune. Quando il direttore sportivo del Leeds lo ha incontrato per la prima volta a Buenos Aires, Bielsa si è presentato all’appuntamento con un quaderno in cui c’erano tutti gli schemi tattici delle squadre di Championship. Sapeva come giocava il Qpr, ad esempio, che sabato scorso ha battuto in rimonta per 2-1.
Ma ad impressionare sono due cose: come vive la partita “el Loco” e come venga percepito dai tifosi e dai giornalisti locali.
Ma andiamo con ordine.
La prima cosa che viene in mente è come possa un argentino di Rosario poter resistere in un ambiente del genere. Durante Leeds-Qpr (8 dicembre) piove praticamente ininterrottamente, ma Bielsa se ne rende conto soltanto intorno al 80esimo, quando chiede ad un assistente un giaccone per potersi coprire. La risposta è facile e viene spontanea, lui vive per questo. Della pioggia o del clima gliene importa il giusto, perché il calcio viene prima di qualsiasi altra cosa. Tanto che ha deciso di vivere direttamente nel centro sportivo, cosa che ha fatto anche uno come Sarri al Chelsea, che ricorda l'allenatore argentino per molti aspetti.
Lui però sta seduto, si alza raramente dallo sgabello di plastica blu. Un oggetto diventato già un cult del Bielsismo “Made in UK”, visto che adesso lo vendono anche allo store ufficiale. Pochissime parole, davanti a lui ci sono tre assistenti che parlano e danno indicazioni ai giocatori. Uno di questi è il traduttore, persona fondamentale per il Loco, che riferisce le indicazioni in inglese. Perchè Bielsa non parla ancora la lingua. Solo spagnolo, ma se pensate che questo possa "accelerare" le conferenze stampa post e pre-partita vi sbagliate di grosso.
La procedura è semplice: domanda in inglese, traduzione in spagnolo, risposta in spagnolo, e traduzione in inglese. Facile no? Peccato che “El Loco” ami fare le cose per bene e si prende tutto il tempo necessario per la risposta (che viene tradotta frase per frase). Prima dell’inizio un occhio all’orologio, come se tutto fosse calcolato.
Parla con un tono di voce basso e con calma. Parla di tattica, risponde a tutte le domande. Ma la percezione è che i media locali lo trattino come uno qualunque, come se non ci sia nessun tipo di soggezione verso un personaggio che ha fatto e sta facendo la storia di questo sport. I giornalisti locali si guardano sbalorditi ogni volta. Nessuno ha il coraggio di dire nulla. Qui non sono abituati alle conferenze post-partita come lo siamo noi. Ad esempio, l’allenatore del Qpr McClaren, nonostante la sconfitta, non sembrava neanche particolarmente amareggiato, e l’atteggiamento generale era cordiale e assolutamente leggero. Durata della conferenza stampa: otto minuti, gli stessi impiegati da Bielsa per rispondere alla prima domanda. Due modi diversi di concepire il calcio. Ad un certo punto un giornalista fa il segno dell’orologio, abbiamo superato i venti minuti. Follia da queste parti. Marcelo non guarda nessuno negli occhi, snocciola i suoi concetti frase per frase.
Ma torniamo alla partita. Lui la vive in maniera differente. Seduto, pochi gesti, poche parole. Quando si alza e inizia a camminare avanti e indietro per l’area tecnica vuol dire che qualcosa non va. Tutto ciò nonostante la pioggia scrosciante che a tratti colpisce “Elland Road” durante Leeds-Qpr, una partita che la squadra di casa ha ribaltato dopo essere andata in svantaggio lo scorso 8 dicembre.
Il tifo è sbalorditivo, esattamente come ce lo si poteva aspettare. I decibel sono al limite del sopportabile, ma l’atmosfera è da Premier League, come dicono tutti. Questa squadra vuole tornarci dopo quindici anni. E Radrizzani ha scelto proprio Bielsa per questo motivo. Perchè per venire da queste parti, se sei di Rosario in Argentina, devi avere una dedizione e un amore per questo “gioco” che superi qualsiasi avversità. Come il clima dello Yorkshire. Il "mondo Leeds" è totalmente ammaliato dal personaggio Bielsa. Tifosi, giornalisti, tassisti, tutti parlano di lui come un mito. Una leggenda, una persona che sembrerebbe quasi non esistere. E invece è lì, in panchina, sotto la pioggia, come se nulla fosse.
Come se non si chiamasse Marcelo "El Loco" Bielsa.