I fischi e un solo gol: perché Leao (non) è cambiato
Tira di più e dribbla meglio. Ma chi, Leao? Quello che contro il Bruges, in Champions League, è uscito tra i fischi e il Milan ha segnato subito dopo, con un'azione che parte proprio sulla sua (ex) fascia? Il mare su cui prima surfava, oggi è in tempesta: tante critiche e un solo gol in questo avvio di stagione, quasi due mesi fa. Ma i numeri mostrano anche altro: rivelano che l'esterno portoghese, sotto certi aspetti, non è in calo, anzi è cresciuto. È un Leao che calcia di più, che costruisce più gioco ed è più efficace sia nel dribbling, sia nei duelli, rispetto all’inizio della scorsa stagione.
Leao in calo? Ecco cosa dicono i dati
Mettendo a confronto (grazie alla piattaforma Comparisonator) le prime sette giornate della passata Serie A (2023/24) e lo stesso periodo di quest’anno, scopriamo che Leao ha segnato due gol in meno, ma ha creato molto di più: 1.2 expected goals (gol attesi) nel 2023, 3.18 nel 2024. È mancata la finalizzazione, che non è un dettaglio da poco. Ha fornito lo stesso numero di assist (3), ma - anche qui - gli assist attesi sono più quest’anno che lo scorso (1.84 a 1.23). E poi, ha calciato il doppio delle volte (21 tiri quest’anno, 11 lo scorso). In ribasso invece i dribbling tentati (59 a 38), ma ha migliorato l’efficacia (29 dribbling riusciti lo scorso anno, il 50%, contro i 27 riusciti di questa stagione, 73%).
E in difesa? Leao ha recuperato due palloni in meno (18 a 20), ma ha intercettato più volte (12 a 9) e ha perso meno la palla (56 volte in questo inizio, 70 lo scorso). Quanto ai passaggi, altro miglioramento: 195 totali quest’anno - di cui 157 riusciti - contro i 158 totali - 123 riusciti -della passata stagione. È stato coinvolto in meno duelli (124 a 94), ma ne ha vinti in percentuale maggiore: 56 su 124 (45%) lo scorso anno, 53 su 94 (56%) quest’anno. Numeri da giocatore in calo? Non si direbbe. A leggere i dati parrebbe più un momento di under-performance.
La stagione di Leao fin qui
Leao, quindi, è sempre quello lì: spunti stellari, controlli di tacco, palleggi in mezzo al campo. Showman. Ma d’altra parte – come sempre – rientra poco in difesa. Un lusso che gli è sempre stato concesso, ma che oggi – in un momento in cui i numeri, in superficie, hanno smesso di dargli ragione – sembra essere meno accettato. E sugli spalti si percepisce: i fischi di San Siro lo testimoniano. Non ha segnato – certo, ma i dati dicono che, contro il Bruges, Rafa ha completato 9 dribbling: nessuno aveva fatto di meglio in questa edizione di Champions.
Gli spunti, quindi, non mancano. E anche se Leao è più sterile di prima, pure in quest’ultimo periodo a secco di gol non tutto è da buttare: contro il Venezia non va sul tabellino, ma manda in porta Theo (con il tacco) e procura il rigore segnato da Abraham. Contro il Lecce disegna un altro assist di pregio, sempre per Theo. In Nazionale, contro la Polonia, arriva in porta con un’azione delle sue ma prende il palo: Ronaldo la chiude con un tap-in. Rientra a Milanello, resta in panchina contro l’Udinese e – al netto delle critiche – gioca il suo solito calcio contro il Bruges.
Poi è chiaro, da Leao ci si aspetta sempre il massimo: ha mostrato di poter raggiungere picchi da fuoriclasse mondiale. Per quei dieci secondi, quando si accende, è infermabile. Ma il suo calcio è per natura discontinuo: vette altissime e pause di riflessione, anche nel corso di una singola gara. E sulle tribune è amore e odio. L’anno dello Scudetto, quasi solo amore: le statistiche gli sorridevano e così anche i tifosi. Oggi l’opposto: un solo gol, onde alte, mare in tempesta. Ma quando Leao tocca palla, San Siro si scalda ancora. E aspetta che la sua stella si riaccenda sotto porta e torni a surfare.
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