Lazio, Tare: "Dovevo rinnovare come calciatore, mi ritrovai ds. Lotito? E' il presidente ideale"
“Questa è la Lazio 2008-2009, che ne pensi?” “Presidente, io faccio il calciatore, perché lo chiede a me?” “Perché penso a questa scommessa da due anni e ora ti voglio ds di questa squadra. Hai due giorni per rifletterci”. E pensare che, quel giorno, nell’ufficio di Lotito, Igli Tare era andato per firmare un rinnovo come giocatore biancoceleste. Quasi dieci anni più tardi, il racconto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: “Parlavo sei lingue, conoscevo il calcio estero ed ero fuori dall’ambiente romano; Lotito disse di avermi scelto per questo motivo. Incomprensioni? Tante, specialmente all’inizio. Eppure, per un dirigente come per un allenatore, è il presidente ideale. Non oltrepassa mai un certo limite…”. Da allora, Tare ha piazzato tanti colpi che hanno fatto la fortuna della Lazio. L’ultimo gioiellino si chiama Milinkovic-Savic: “Per capire dove può arrivare un giocatore, non lo devi solo vedere in campo, serve conoscerlo personalmente. Sergej era al Vojvodina, ma all’epoca non gli saremmo riusciti a garantire continuità in campo. Si trasferì al Genk e continuammo a seguirlo. E alla fine…”. Lotito, forse, aveva ragione. Tare era l’uomo giusto per fare il ds della Lazio. Eppure un cambio di ruolo… “Da calciatore non sapevo se, una volta smesso con il calcio giocato, avrei preferito allenare o svolgere un ruolo dirigenziale. Ora che sono dirigente, non nascondo che un giorno mi piacerebbe sedere in panchina, ma lo farei solo per l’Albania. Anche ora, vivo lo spogliatoio e mi confronto con Inzaghi, sempre rispettando e senza intralciare il suo lavoro. Via dalla Lazio? Mi hanno avvicinato diversi club, ma ormai i biancocelesti li ho nel cuore”.
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