Lazio, Immobile: “Scarpa d’Oro incredibile. Estero? Ho avuto sfortuna”

Una stagione incredibile, condita dal quarto posto e dalla conseguente qualificazione in Champions League con la Lazio. Per Ciro Immobile l’annata passata è di quelle da non poter mai dimenticare, soprattutto per i 36 gol in Serie A che gli hanno permesso di eguagliare il record di Higuain e di vincere la Scarpa d’Oro. Premio di cui l’attaccante classe 1990 ha parlato a France Football: “Se osservo l’albo d’oro leggo i nomi di Messi e Ronaldo che si alternano, interrotti solo da un fuoriclasse come Suarez nel 2016. Vedere il mio nome tra questi è incredibile”.

“Zeman mi ha fatto i complimenti per primo”

In un anno in cui il Pallone d’Oro non è stato assegnato, la Scarpa d’Oro ha un valore diverso. So che sono premi differenti che dipendono da fattori diversi, ma sono arrivato sopra a uno come Lewandowski che quest’anno poteva vincere il Pallone d’Oro. Per noi attaccanti questo premio vale tantissimo” ha proseguito Immobile, parlando poi della prima persona a congratularsi con lui per la Scarpa d’Oro: “Zemancon cui al Pescara vinse il campionato di Serie B da capocannoniere, ndr mi ha fatto i complimenti per primo. 'Ma come fai a giocare e ad attaccare con questa forza?' mi ha detto”.

“Noi italiani fatichiamo un po’ all’estero”

Parentesi poi sulle sue avventure all’estero prima della Lazio: “Al Borussia Dortmund potevo fare di più, ma è stato l’ultimo anno di Klopp e si è trattato di una stagione sfortunata. Tutta la squadra stava andando male. Al Siviglia poi non ho avuto possibilità di esprimermi al meglio, ero sempre in panchina anche quando non lo meritavo. Con Emery ho passato un periodo complicato. Verratti? È un leader del PSG ma rappresenta un’eccezione, dato che tanti altri italiani come me hanno fatto fatica all’estero. Non so perché, forse ci adattiamo meno e ci serve più tempo”.

“Trezeguet uno dei miei idoli, ma non solo”

Uno dei miei idoli è Trezeguet, con cui ho lavorato alla Juve. In area di rigore faceva giocate impressionanti, segnava in qualsiasi modo. Ma ho iniziato a capire il calcio anche grazie a Vieri, Filippo Inzaghi, Toni e Gilardino ai Mondiali 2006. L’Italia ha avuto tanti attaccanti forti” ha concluso Immobile.

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