Cataldi l'acchiappapunti: in panca con Inzaghi, decisivo per Sarri

Il talento di uscir fuori all’improvviso. Quando nessuno ci crede, nessuno ti fiuta, in pochi ti vedono. Danilo Cataldi è l’acchiappapunti. Ogni volta che segna la Lazio non perde: 8 reti in sei anni di battaglie, 7 vittorie e un solo pareggio, oggi contro il Cagliari.

Destro da fuori e corsa di 60 metri ad abbracciare gli amici in panchina, perché Danilo è così: “de’ core”, spontaneo, schietto. Quando ha segnato alla Roma due anni fa si è fatto un selfie sotto la Nord, tuttora presente sul suo profilo Instagram. Stavolta ha riacciuffato il risultato come lui sa fare, all’improvviso, quando nessuno se l’aspettava. Una dote rara. 

Per capire il Sarrismo serve tempo, applicazione, partite, e spesso le partenze del “Maestro” sono a rilento (vedi i primi anni a Empoli o la stagione d’esordio a Napoli). 

Decisivo 

 Cataldi ha portato alla Lazio un punticino rispondendo al gol dell’amico Keita (2-2), che all’Olimpico qualcosina ha combinato. Il senegalese non esulta, chiede scusa, poi Danilo strozza l’urlo di Mazzarri a 8’ dalla fine (esordio in panchina dopo l’addio di Semplici).

In estate si era detto “pronto”, “motivato”, bramoso di “essere importante per Sarri”. Alla terza presenza in assoluto ha risposto subito con un destro all’incrocio, e Maurizio ha apprezzato. Oggi in panca c’era Martusciello, lui ha seguito il match da squalificato nel box sopra la tribuna stampa, zona Monte Mario, fumando sigarette e camminando su e giù per la stanza.

Nervoso, ma anche contento, perché qualcosina si vede. La Lazio è disattenta in difesa, incassa altri due gol e si conferma tutt’altro che abbonata al clean sheet, ma davanti crea. L’impressione è che manchi “uno per fare trentuno”, come si dice. 

Cataldi, oggi, ha piazzato quell’uno in più con un gol all’improvviso. Negli ultimi 3 anni ha giocato poco: 18 partite il primo, 28 il secondo, 23 la stagione scorsa. "Adesso mi sento più coinvolto. Spero di mettere l'allenatore in difficoltà, ce la metto tutta".  

Il gol nel derby e la punizione in finale di Supercoppa contro la Juve restano cartoline sul comodino, ma Danilo vuole sentirsi sempre importante. “Mi motivo da solo”, dice. E guai a parlargli di Lazio come di una comfort zone: “Se avessi vissuto la stessa situazione dell’anno scorso non so se sarei rimasto”. Il gol ha dimostrato che l'acchiappapunti c'è.

Google Privacy