"Lasciatemi andare, devo salvare delle anime in pericolo". Tanti auguri a... Taribo West
"Lasciatemi andare, devo salvare delle anime in pericolo...". Ci sono calciatori che rimarranno per sempre nella storia del calcio per titoli individuali e di squadra e altri che resteranno nel cuore dei tifosi, a modo loro... Alzi la mano chi si è dimenticato di Taribo West, oggi 44 anni (o 56?). Scarsi mezzi tecnici, eccellenti doti atletiche e un grande cuore. Taribo ce la metteva tutta per compensare il gap con i più forti della nostra Serie A. Batistuta, Totti, Ronaldo, Vieri, Inzaghi, Del Piero, Baggio... tutti prima o poi se lo sono trovato di fronte, ma chi non se lo scorderà mai è Andrei Kanchelskis: ricordate l'entrata killer sull'ex esterno della Fiorentina? Talmente brutta da diventare un simbolo non solo nei commenti di giornalisti e cronisti, ma anche nelle partite di calcetto tra amici: "Che brutto fallo, alla Taribo West...".
Un campionato francese e due coppe di Francia con l'Auxerre, un campionato serbo con il Partizan, una Coppa Uefa con l'Inter: discreta carriera per il nostro eroe, ma Taribo diede il meglio di sé fuori dal campo. Partiamo dall'inizio... Infanzia difficile, passata nella sua Port Harcourt, città della costa nigeriana. Per aiutare la famiglia West passava le giornate a pescare e a vendere l'akara al mercato con la madre. Quali siano gli ingredienti precisi non si sa, lui diceva "una torta a base di fagioli e riso..". Il Julius Berger, squadra della massima serie nigeriana, notò le sue qualità calcistiche e lo mise sotto contratto: fu la svolta. Poche stagioni bastarno a Taribo per mettersi in luce e approdare all'Auxerre, in quel periodo una delle più forti formazioni del campionato francese: era il 1993. Titolare inamovibile, West conobbe il suo anno d'oro nel 1996, con l'accoppiata Ligue 1 e oro alle Olimpiadi di Atlanta '96. In quella magica estate, davanti al calcio nigeriano si chinarono in successione il Messico di Jorge Campos, il Brasile di Ronaldinho e l'Argentina di Claudio Lopez, Hernan Crespo, Ariel Ortega e Nestor Sensini.
L'Inter, sempre a caccia di talenti in ogni angolo del mondo, non se lo fece scappare e nel 1997 lo regalò a Gigi Simoni e al calcio italiano: amore a prima vista. Le treccine da bianco-verdi diventarono neroazzurre, lo stile di gioco rimase lo stesso: palla o gamba. A Milano, sponda nerazzurra, 65 presenze totali e 2 gol. Poi il passaggio ai cugini rossoneri: appena 4 partite, ma anche una rete all'Udinese. Oltre che per entrate assassine e improvvisi coast to coast "ignoranti" che strappavano le ovazioni del pubblico di San Siro, Taribo si fece conoscere anche per i "colpi di testa", ma fuori dal campo. "Dio mi ha detto che devo giocare...": dopo una notte insonne Taribo si presentò a Lippi con questa frase. La risposta del ct campione del Mondo? "Strano, a meno non ha detto nulla". Ma non fu l'unico colpo di testa. "Una volta Taribo è scomparso per un mese - raccontò Javier Zanetti - non sapevamo dove fosse, neanche Kanu che era un suo amico fraterno riusciva a trovarlo, lo cercavamo tutti. Dopo 30 giorni circa è tornato con una tunica: 'Scusatemi, mi sono sposato'. Disse che nel suo paese si usava così...".
Già, West oltre alla passione per il calcio ne aveva un'altra, quella per la religione. Nel 2007, una volta ritirato dal calcio, dopo esperienze in Premier League con il Derby Country, in Bundesliga con il Kaiserslautern e con i serbi del Partizan Belgrado, è diventato pastore pentecostale, ha fondato la chiesa Shelter in Storm, nella periferia di Milano, e la Taribo West Foundation. Proprio il presidente del Partizan, Zarko Zecevic, rivelò la verità sull'età del nigeriano: "Quando West è arrivato al Partizan ha dichiarato di avere 28 anni. Solo più tardi scoprimmo che ci aveva mentito, che in realtà ne aveva 40. Ma giocava bene e non mi sono mai pentito di averlo preso". La verità, tuttavia, emerse prima, nel 2004, quando Taribo provò a farsi tesserare dal Rijeka. Un esame alle ginocchia del nigeriano rivelò che il giocatore non aveva 32 anni, ma 44. "Il dubbio che quando Taribo arrivò all'Inter fosse più vecchio di quanto diceva l'abbiamo avuto subito anche noi - dichiarò poi Piero Volpi, all'epoca medico sociale dell'Inter - ma era un calciatore atleticamente a posto, escludo che il gap potesse essere così grande".
Ah, già, dimenticavamo... Quarantuno le presenze con la Nazionale nigeriana, Taribo giocò i Mondiali del 1998 e del 2002, senza grande fortuna, nonostante i rituali magici: "Come molti calciatori ero fortemente superstizioso e non scendevo in campo se non avevo acceso una candela e stretto in pugno una pietra magica che un amico mi aveva portato da Israele. Prima delle partite, quando ero ancora nelle tenebre, mi facevo portare dei mallam e dei babalawo, dei guaritori, perché facessero degli incantesimi; ce li siamo anche portati in Nazionale". Superstizioso prima, credente convinto poi, adesso Taribo predica a tempo pieno: ma come avvenne la scelta? Decisivo l'incontro con Patience Ikemefuna, sacerdotessa nigeriana: "Un giorno si presentò a casa mia. I cassetti iniziarono ad aprirsi e chiudersi da soli. Pensai che forse era il vento, ma subito dopo tutte le porte cominciarono a sbattere. Era come stare in un film horror, ma sapevo che era tutto vero. Poi Patience si girò verso di me e mi disse, 'Taribo, tu diventerai un pastore, lo sento'". Da quel momento addio alle credenze juju e spazio solo per Dio.
L'ultima "impresa" italiana nel 2011, quando Taribo cercava di portare il suo messaggio tra le prostitute e i delinquenti di Milano, a bordo di una vecchissima Fiat Marea, priva di libretto di circolazione. "Lasciatemi andare, devo salvare delle anime in pericolo..." la risposta agli agenti di Polizia che lo fermarono privo di patente e in stato d'ebbrezza. Ora West vive a Lagos, in Nigeria, dove festeggerà i suo 44 anni. O forse 56... Il dubbio rimarrà, ma alla fine non è poi così importante: auguri Taribo.