"Quante notti senza dormire dopo il terremoto...". Gatto e la forza dell'Ascoli: "Prima che giocatori, uomini"

“Tatuaggi? Sì ne ho diversi. La firma dei miei genitori è quello più importante. Ogni volta che segno, quando le cose vanno bene, o anche meno bene, è così che li ho sempre vicino. Fin da quando ero piccolo, loro mi hanno messo sulla giusta via, soprattutto mio padre. Per questo ho deciso di fare questo tatuaggio, per la mia famiglia e perché se sono arrivato fin qui è grazie a loro”. Sì, è possibile rendere indelebile una parte fondamentale della propria vita. Chiedere a Leonardo Gatto. Il passato, i legami importanti. Una storia sulla pelle, insomma, la sua. Quella privata. Quella da calciatore è in divenire, ogni giornata un nuovo capitolo. Il set? Ascoli. E inizia la lettura: “E’ un periodo positivo, veniamo da quattro risultati utili consecutivi contro squadre blasonate come Benevento e Entella che stanno facendo bene. Nell’arco del campionato bisogna trovare continuità e se la troviamo possiamo toglierci delle soddisfazioni, se caliamo di intensità invece facciamo fatica in tutto”. Autore di tre gol finora, tutti ugualmente importanti per lui che quando ne parla, sottolinea: “Ma devo ringraziare i compagni che mi mettono in condizione di farli. Anzi, spero di ricambiare”.

E il primo pensiero dopo una rete? “Va alla mia ragazza e alla mia famiglia. Mi stanno sempre vicini anche quando le cose non vanno bene. Questa è la fortuna che ho”. Amori, e il pallone come miglior amico da tempo: “Ho iniziato a giocare a calcio a sei anni. Scappavo di casa con mio fratello grande, Giuseppe, per andare a giocare. E’ iniziato tutto con lui, che è di 7 anni più grande di me. Poi crescendo è arrivato anche l’altro mio fratellino, che ora gioca nel Pisa, e quindi è nata questa passione. Massimiliano ha più qualità di me e se è in forma, come adesso, può fare davvero bene. Io gli auguro sempre tutto il bene di questo mondo”. Stessa categoria, squadra diversa, come quando Leo era a Vicenza e Massi alla Pro Vercelli.

Torniamo all’Ascoli. “Quando ho saputo della possibilità di venire qui ho chiamato subito Perez e mi ha detto ‘Leo vieni subito qui perché c’è un gruppo stupendo, una società seria e dei tifosi calorosi’. Ho preso questa decisione e mi aspettavo tutto quello che mi aveva detto Leonardo. Conoscevo già anche Cinaglia, Mengoni. E’ un gruppo molto coeso, fantastico e fatto di persone serie”. Ventitrè punti in classifica e una partita – quella contro l’Entella - recuperata la settimana scorsa. Causa: terremoto del 30 ottobre. Non il primo che ha scosso l’Italia centrale: “ Non lo auguro a nessuno. La sera del primo, quello del 24 agosto, ci siamo svegliati tutti sotto shock. Poi ce ne sono state altre due di scosse forti, dopo due mesi e a dir la verità nei primi giorni, quelli successivi alla scossa, si è dormito ben poco. Tuttora ogni tanto, quando ne fa qualche altra di assestamento, c’è ancora un po’ di paura. Mi ha segnato molto”. Sincero, provato. Un’esperienza che aveva anche allontanato la squadra dal Del Duca: “Ad Ascoli la gente vive di calcio, lo stadio è sempre abbastanza pieno. Ora abbiamo anche la Curva più vicino, sentiamo ancora di più i loro cori e il loro supporto. Possono darci una mano in questo campionato. E’ fondamentale che in casa contribuiscano anche loro alla vittoria”.

E per il futuro? Gatto raramente parla in prima persona. Prima c’è squadra: “Se riusciamo a trovare la giusta continuità come fatto nelle ultime partite ci possiamo levare delle belle soddisfazioni. Siamo una squadra giovane, fatta da ragazzi e tanti giovani in rosa che possono darci una mano, maturando col tempo credo e senza abbassare la guardia”. Parola di Leonardo Gatto, un ragazzo con la sua storia sulla pelle, un calciatore orgoglioso della sua squadra perché “prima che giocatori sono uomini”.

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