La banalità del male e la forza di essere Sinisa
La banalità del male e la forza di affrontarlo di petto. Lo sconquasso e la voglia di sussurrarlo al mondo. Di essere abbracciato, di rassicurare e di promettere che anche questa battaglia verrà vinta.
Leucemia e Mihajlovic. Parole che Sinisa ha messo accanto e che fino a una settimana fa erano lontanissime. E invece un esame del sangue ha deciso che saranno compagne e rivali. La malattia e un uomo pronto a dare tutto, come ha sempre fatto.
Anche questa volta. Indice una conferenza, entra a testa alta, sorride, poi si commuove. Per l’amore che gli è arrivato addosso subito dopo al dolore.
“Non sono lacrime di paura, rispetto la malattia ma la sconfiggerò”. La rispetta, come fosse un avversario di quelli da affrontare sul campo.
Da martedì prossimo sarà una guerra. Lo sa e il suo sguardo ogni tanto si perde.
Quello che gli passa davanti, lo può sapere solo chi ha provato quella tempesta.
Ha passato due giorni in camera e adesso è lì davanti agli sguardi di tutti. A dare forza e a prenderla. “Questa sfida la vinco, ma con l’aiuto di tutti”. Sinisa oggi è giocatore e allenatore. Non gli basterà il suo sinistro e una punizione all’incrocio per vincere, ma gli servirà il ricordo di quei momenti.
Perché la conferenza di Casteldebole è la rincorsa per la botta che scaglierà martedì contro il male. Fischio d’inizio in un ospedale, prima scena di un derby che non aveva messo in conto.
“Pensiamo sempre di essere invincibili, ma non lo siamo”. Maledetta leucemia di un giorno di luglio, quando la testa di Sinisa era già proiettata a Castelrotto e a un ritiro in cui riavviare un Bologna che aveva rialzato in primavera.
Non vedeva l’ora di ricominciare e oggi si trova a “non vedere l’ora di cominciare” una terapia d’urto.
Sui social fra migliaia di messaggi di solidarietà ce n’è uno che li riassume tutti. È stato scritto nella notte, quando qualcuno aveva già sbattuto in prima pagina una notizia che avrebbe dovuto uscire solo dalla bocca di Sinisa.
In ogni caso, il tweet di tale Vincenzo Pastore, scritto all’ 1.18 è da incorniciare:
“Fossi nella malattia avrei un po’ paura di Mihajlovic”.
Ha ragione Vincenzo, la leucemia non poteva affrontare avversario peggiore.
Tante volte abbiamo pensato dopo un errore di un suo giocatore “non vorrei essere in lui nello spogliatoio con Sinisa”. Questa volta il male ha deciso di chiudersi a chiave con un uomo di cinquant’anni incazzato e pronto a tutto. A piangere e a gridare. A stendersi su un letto e a rialzarsi.
A guidare se stesso e i suoi ragazzi. Perché Sinisa Mihajlovic è l’allenatore del Bologna. Nella forma e nella sotanza. Ma non solo. Sinisa Mihajlovic è la guida di quei ragazzi che lo acclamano fuori da Casteldebole e dei giornalisti che lo applaudono in sala stampa.
“Vincerò questa sfida per me, per la mia famiglia e per tutti quelli che mi vogliono bene”. Conta anche noi tra questi. Noi contiamo sul tuo essere, come sempre, Sinisa Mihajlovic.