Konya, provincia Romana tra concili e crociate. Oggi l’Italia torna per la partita più triste della sua storia
Centro dell’arte medievale turca, teatro di battaglie nel passato. La città di Konya, posta sull’altopiano centrale dell’Anatolia, oggi ospiterà l’Italia di Mancini per la partita più triste della sua storia. Probabilmente si tocca il punto più basso. Tra storia, monumenti e religione si gioca una finalina tra perdenti. E deve essere un punto di partenza per risorgere.
La provincia di Konya è la più grande della Turchia. La squadra della città è il Konyaspor, in prima divisione da dieci anni consecutivi. Programmazione. In un contesto dove tutto sa di storia. Dalla predicazione di San Paolo alla terza crociata: nel 1190 l’esercito comandato da Federico Barbarossa sconfisse i Saraceni sotto le mura della città, che poi fu conquistata e rasa al suolo. Ricostruzione è quindi una parola che riecheggia da queste parti. Mancini dovrà prendere ispirazione.
Da Scamacca a Raspadori e Zaniolo, spazio all’Italia che verrà.
Fiducia ai giovani. Questo è il concetto sulla bocca di tutti dopo l’eliminazione di giovedì scorso contro la Macedonia. L’imperativo sarà ripartire e bisognerà farlo in una delle partite più tristi e inutili della storia azzurra. Una sfida che ricorda quell’Italia Inghilterra del 1990, dove l’Italia si presentò dopo aver perso ai rigori a Napoli contro l’Argentina di Maradona. Allora si giocava la finale per il terzo e quarto posto dei mondiali, oggi si gioca una partita tra squadre uscite agli spareggi per andarci. Contesti agli antipodi. Ma che in fondo hanno lo stesso significato e probabilmente la stessa - poca - importanza. Mancini ne sa qualcosa. Dal momento che quel 7 luglio era in panchina. Non giocò neanche un minuto, ma il clima se lo ricorda e stasera sarà lo stesso. Da quella partita li ripartì il percorso azzurro verso Usa ‘94. Oggi bisognerà fare lo stesso.
Tanti sono i nomi nuovi che saranno titolari stasera. Da Scamacca a Zaniolo. È nelle loro mani il futuro dell’Italia che verrà. Churchill diceva “che il successo non è definitivo e il fallimento non è fatale. Quello che conta è il coraggio di andare avanti”. E l’Italia di Mancini deve averlo. Senza paura. L’Italia deve ripartire anche dai segnali che arrivano dal campionato: dal Sassuolo di Raspadori e Scamacca, alla Roma di Zaniolo e Pellegrini, fino a Tonali e Bastoni. Ma non solo. I giocatori giovani e di talento sono parecchi, serve solo il coraggio di lanciarli. La squadra non è vecchia ne è tutto da buttare, sarà solo importante inserire i “nuovi” nel modo giusto. E ora sono pronti a dimostrare di essere grandi. Da qui si rifà l’Italia.
La città di Konya è stata - nel corso della storia - conquistata da tanti. Importante città Romana e bizantina, sede arcivescovile e del Concilio del 215. Abbattuta e ricostruita a più riprese. Questa sera la stessa sorte toccherà all’Italia di Mancini. Oggi parte la ricostruzione verso i prossimi europei. Tra giovani, scommesse e certezze. Tutto questo si nasconde dietro una delle partite più inutili della nazionale. Proprio qui, dove tutto sa di rifondazione. Ce lo insegna la storia.
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