Juve-Atletico, il ricordo di Siqueira: “Io, nel 2014, in quella difesa del Cholo!”
L’ultimo Juventus-Atletico in Champions, a Torino, è datato 9 dicembre 2014. Fase a gironi: risultato finale 0-0. “Vuoi sapere i nomi della difesa di quell’Atletico? La stessa dell’andata dell’ottavo giocato al Wanda eccetto uno: Juanfran, Gimenez, Godin e… e poi c’ero io!”. Guilherme Siqueira, in esclusiva su Gianlucadimarzio.com. O più semplicemente ‘Ghije’, con accento argentino, che è “esattamente come mi chiamava il Cholo”. Un aggettivo per il tuo ex allenatore? “Potrei dirtene mille di positivi su di lui”. Allora scegliamo noi: “superstizioso”.
Ce lo spiega Siqueira. “Prima di ogni partita Simeone ha il suo rituale, che non cambia mai. Fa sempre le stesse cose, dalla scelta dell’hotel in cui alloggia la squadra al posto in cui sedere nel bus che porta allo stadio. Pure il suo staff è attentissimo a questi dettagli extra calcio!”. Anche se, stringi stringi, conta la prestazione in campo. “Ovviamente”. Ma per riassumere lo stile di gioco della squadra rojiblanca basterebbe utilizzare una sola parolina, assolutamente chiave e totalizzante: cholismo. Definiamola. “Ad oggi posso dire che è la religione in cui crede l’Atletico Madrid. Da quando è arrivato Simeone, il club è cambiato in tutto, soprattutto nella mentalità, vincente”.
Ma l’Atletico non è solo il Cholo perché ogni tassello del puzzle ha la sua importanza. A partire dal direttore sportivo - italiano! - Andrea Berta: “E’ un grandissimo professionista e una bravissima persona” ricorda Siqueira. E aggiunge: “Quando ero all’Atletico lui era sempre lì, pronto a darmi il consiglio giusto. Mi parlava, mi stava vicino nei momenti difficili. Il direttore perfetto”. In attacco la stella è Griezmann. “Hai visto contro la Juventus cos’ha combinato? Ha fatto persino il terzino! Antoine è un ragazzo stupendo, ha sempre grande voglia di imparare e migliorarsi, è questa la sua forza. Ha lavorato tanto per arrivare dov’è adesso”. Il muro si chiama Jan Oblak, di cui Siqueira ci ha già raccontato qualche segreto in esclusiva.
Guilherme, oggi, è il rappresentate in Brasile dell’agenzia di procuratori You First Sport, la stessa che gestisce Luis Alberto e Fabian Ruiz. Quindi basta calcio? Definitivamente? “Sì. Ho un problema alla caviglia che non mi dà pace. Meglio lasciare in tempo prima di fare ulteriori danni”. Ecco perché, quasi un anno fa, dopo l’infortunio di Ghoulam, ha dovuto dire no alla proposta del Napoli. “Mi chiamò Giuntoli ma la telefonata è durata un minuto circa. Mi chiese di andare a Castel Volturno ad allenarmi, un paio di settimane, per poi eventualmente essere tesserato. Ma non riuscivo nemmeno a fare una corsetta per il dolore! Che peccato, davvero un peccato”.
In ottica Juventus-Atletico, l’altro ricordo di mercato si tinge di bianconero: “Sono stato vicinissimo alla Juventus nell’estate 2015. Mi ero sentito con tanti giocatori di quella squadra, con cui negli anni precedenti avevo condiviso lo spogliatoio; da Bonucci a Neto passando per Asamoah, li conoscevo tutti. Ma ero consapevole del fatto che ci fosse Alex Sandro in cima alla lista del club. Avevo una grande voglia di tornare in Italia dopo le esperienze all’Inter e all’Udinese. Ho vissuto 7 anni nel vostro paese ma ero al tempo ero tanto giovane e inesperto”. In nerazzurro ha condiviso la stanza con Adriano Leite e soprattutto Bonucci, in Primavera. “In quella squadra non faceva nemmeno il titolare! Tutte le volte che lo incontro gli dico ‘guarda cosa sei diventato Leo!’”. E il 12 marzo per chi tiferà Siqueira: Juventus o Atletico? “Stimo ‘Leo’ ma sono troppo legato ai miei ex compagni dell’Atletico”, a cui basterebbe anche uno 0-0 per passare, proprio come in quel 9 dicembre 2014.