“Totti, un pallone e lo squalo”: essere Francesco Forte
Stadio Olimpico, Curva Sud. Gli occhi sognanti di un ragazzino che tiene stretta la sua sciarpa giallorossa. In campo gli idoli di sempre: Totti e De Rossi. “Vorrei essere come loro”, ripeteva incessantemente. Cori, tifo e sogni. “Non ho mai creduto a chi diceva che non sarei diventato un calciatore. Avevo fame e voglia di arrivare”.
Francesco Forte, attaccante della Juve Stabia (in prestito dai belgi del Waasland-Beveren), ha avuto coraggio. Via dalla sua Roma a poco più di 16 anni per inseguire un obiettivo. Provarci, ancora e ancora. Senza arrendersi. A Pisa fra la Berretti e la prima squadra, all’Inter segnando gol e vincendo titoli nelle giovanili. Poi il 17 aprile 2013 la fantasia incontra la realtà. Potere del calcio. Sulla panchina nerazzurra c’è Stramaccioni, romano come lui, che durante la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro i giallorossi lo manda in campo: “Fino a pochi anni prima guardavo quei giocatori dagli spalti. In quel momento stavo giocando contro Totti e De Rossi a San Siro. Le emozioni che ho provato non saprei raccontarle a parole. Puoi capire solo vivendole”.
Determinazione e spontaneità, tipica dei vent’anni: “A fine partita non ce l’ho fatta e sono corso da De Rossi a chiedergli la maglia”. È passato qualche anno da quei momenti, ma Forte li racconta come fosse la prima volta. “Non ho vissuto una carriera facile. Tanta Serie C, poi la B e l’esperienza in massima serie in Belgio. Lì la gente è più fredda e si vive lo spogliatoio come un ufficio. Arrivi alle 8:30 ed esci alle 12:30. Ognuno fa la sua vita”.
(Credit foto in alto: Antonio Gargiulo | S.S. Juve Stabia)
Niente a che vedere con il calore dell’Italia. E di Castellammare: “In estate ho scelto di tornare. La mia compagna era incinta e volevamo far nascere nostro figlio qui. Sapevo che venire in questa città sarebbe stata la scelta giusta. La gente ha la stessa fame che ho io”. In simbiosi, Forte e la Juve Stabia. Sono 11 i gol realizzati in questa stagione: “Puntiamo la salvezza. Ad agosto ho promesso a me stesso che avrei dato il 110% per conquistarla”.
Self-made player. All’inglese, come il suo soprannome: the Shark. Quando segna, alza la pinna: “In Primavera con l’Inter c’era un telecronista che si divertiva a darci soprannomi. Gli ricordavo Negredo, che in quel periodo giocava col Manchester City. Mi chiamò The Shark. Quell’appellativo mi ha portato fortuna”.
Lo Squalo Forte ha affrontato mari tempestosi. Oggi si gode il profondo blu di Castellammare. E ha un sogno: “Dopo l’esperienza con l’Inter ho sempre desiderato tornare in Serie A. Non ho mai mollato e continuerò per la mia strada”. A Roma non c’è il litorale. I bambini sognano scrutando l’Olimpico. Quello che è stato di Totti e De Rossi. Forte l’ha vissuto da tifoso. Follemente innamorato dei suoi colori. Spera di tornarci, da protagonista. Con occhi sognanti e una pinna per esultare. Proprio sotto la sua Sud.
(Credit foto in alto: Antonio Gargiulo | S.S. Juve Stabia)