Davidovitch, leggenda del Maccabi: "Juve, Chery è magia. Haifa vive per questa squadra"

Nir Davidovitch ha scritto la storia del Maccabi Haifa. Ne ha difeso i pali dal 1994 al 2013, di fatto consacrando la sua vita a una città, a un club, a un simbolo. Qualcosa di simile al suo idolo, Gianluigi Buffon, che è riuscito a sfidare nel 2009, nella prima partecipazione del Maccabi alla Champions League da quando è cambiata la formula dei gironi.  

Ora gli israeliani sono tornati a disputare la massima competizione Uefa per club, e - scherzo del destino - l'urna di Istanbul ha riproposto la sfida contro la Juve. Per i bianconeri sarà una doppia sfida decisiva, viste le due sconfitte nelle partite contro Paris Saint-Germain e Benfica. Serve fare sei punti contro una squadra che, però, ha già fatto capire di non essere il "materasso" del gruppo, mettendo in difficoltà sia i portoghesi che i francesi. 

Juve-Maccabi Haifa, intervista a Nir Davidovitch

"Il Maccabi Haifa è il primo o secondo club di Israele per importanza. Ha sempre avuto e ha tutt’ora i migliori calciatori del nostro campionato. Soprattutto Haifa è una città diversa dalla nostra capitale, Tel Aviv, qui il calcio ruota intorno a un’unica squadra: il Maccabi è una squadra popolare, che attira allo stadio anche 25000 persone a partita. Quando succede, si crea un'atmosfera unica".

 

 

Lo stadio di cui parla Davidovitch è intitolato a Sammy Ofer, armatore, filantropo, cavaliere dell'Impero Britannico. Al suo esterno si trova una statua, quella della Pace universale. Sembrerebbe un ossimoro, in terre da sempre agitate da venti di guerra. Eppure il Maccabi ha ereditato dal profeta Elia, che secondo la tradizione biblica avrebbe soggiornato a lungo proprio ad Haifa, la capacità di unire gli opposti. Nel 1963, dieci anni prima della guerra del Kippur, ha accolto nella sua rosa Hassan Boustouni, arabo, noché nipote del primo politico arabo-israeliano del paese. In generale il Maccabi Haifa è sempre stato più aperto all'integrazione, rispetto alla media dei club israeliani. Ha anche dato spazio a giocatori palestinesi, a differenza dell'intransigente Beitar Jerusalem, e i suoi ultras, nel sito ufficiale, si definiscono "non violenti". 

Il racconto di Davidovitch va proprio in questa direzione: "Il Maccabi oggi è una squadra multietnica, come spesso è stata: in più nella squadra di quest’anno non ci sono solo molti giocatori stranieri (nella formazione titolare sono 5 o 6, più del 50 per cento), tra cui francesi e svedesi, ma alcuni di loro sono anche dei nazionali, o lo sono stati". Proprio grazie a questa disponibilità ad accogliere stranieri, il Maccabi "è una squadra che unisce alle caratteristiche fisiche che ha sempre avuto, anche molta tecnica. D’altronde non puoi mettere in difficoltà il Paris Saint-Germain se non hai queste qualità".

 

 

Davidovitch è sceso in campo coi colori del Maccabi più di 450 volte. Ma quelle due partite del 2009 contro la Juve restano ben scolpite nella memoria: "Le ricordo con grande emozione, anche se andammo sotto nel gioco e perdemmo andata e ritorno: soprattutto a Torino ci furono grosse difficoltà, la Juve aveva giocatori molto forti, ricordo soprattutto Chiellini. E poi ovviamente il mio idolo, Gianluigi Buffon; non potevo crederci, da portiere, di affrontare uno come lui, una leggenda: è stato un sogno. Tanto che dopo che Buffon ha lasciato il club, non ho più seguito la Juventus con attenzione, mentre prima mi interessavo molto ai risultati e la guardavo".

"Juve, occhio a Pierrot e Chery"

Ovviamente Davidovitch mercoledì (la partita si gioca a Torino alle 21:00) farà il tifo per il suo Maccabi, che vede decisamente cambiato rispetto a 13 anni fa: "La squadra di oggi è più forte di quella di allora, ma soprattutto se quella era una squadra in crescita, con molti giovani, questa ha diversi giocatori affermati. I più forti sono sicuramente Pierrot e Chery. Pierrot è un giocatore che in un modo o nell’altro crea sempre problemi all’avversario; e Chery…semplicemente è magia, ha qualcosa di speciale. Sono convinto che se la Juventus non dovesse andare in vantaggio nella prima mezz’ora, il risultato potrà essere in discussione fino all’ultimo".

 

 

Il Maccabi ha superato tre turni di qualificazione. Ha eliminato Olympiacos (battuto 4-0 al Karaiskaki di Atene), Apollon Limassol e Stella Rossa. Merito anche di un allenatore che ha impresso un'idea di calcio moderna: "Barak Bakhar è un allenatore giovane (ha 43 anni, ndr) con tante idee, ma la sua dote principale è l’interpretazione della partita: sa cambiare durante il match e sa farlo in relazione al gioco avversario, non ha paura di stravolgere il gioco pur di risolvere la situazione in corsa". Caratteristiche spesso associate anche a Massimiliano Allegri, il suo avversario di mercoledì nella prima puntata di una vera e propria "full immersion" di una settimana. Non sarà un compito facile per la Juve; se lo dice Nir Davidovitch, c'è da crederci. 

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