Era aerofobico ma ha saputo volare in alto: Mascherano lascia il calcio

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La sua più grande paura era prendere l’aereo, ma da piccolo sognava di andare a giocare e vivere in Spagna. Era nato attaccante, ma il padre lo convinse a fare il centrocampista perché “sapeva alzare la testa e mettere la palla dove voleva”. Alla fine, è diventato un difensore che ha permesso al Barcellona di alzare ogni trofeo immaginabile. Ha toccato anche la Coppa del Mondo con un dito, con la sua Argentina, e sempre da difensore. La carriera di Mascherano si può riassumere così: grande sacrificio e gioco sporco agli occhi dei più, grande qualità e precisione messa al servizio delle proprie squadre. Ieri l’annuncio del suo ritiro: lascia il calcio.

La stima di Maradona

Quel Mascherano è un mostro. Ha vent’anni ma sembra avere la saggezza di un trentenne. Le sue squadre sono composte da lui, e poi altri dieci giocatori”, parola di Diego Armando Maradona, impressionato dal giovane Mascherano. Pare che gli abbia anche chiesto la maglia. Maradona a Mascherano, non il contrario. El Jefecito è figlio di una straordinaria generazione di calciatori argentini, che nelle giovanili mise in bacheca un Campionato sudamericano U-20 e la medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Atene. In campo, a far gioco sporco e a mettere ordine c’era El Jefecito. El Jefe era Leonardo Astrada, simbolo del River Plate, di cui Mascherano sembrava rappresentarne la copia.

In Europa insieme all'amico Tevez

Javier Mascherano arrivò in Europa insieme all’amico Carlitos Tevez. I due furono acquistati dal West Ham United nell’agosto del 2006. “Godiamoci il loro talento, ci faranno fare il salto di qualità”, disse Alan Pardew, manager degli Hammers. La prima partita della sua carriera in Europa la disputò contro il Palermo, nei preliminari di Coppa UEFA. Strana coincidenza, lui che è di origini siciliane (i suoi bisnonni emigrarono in Argentina). Poi, in quattro mesi, solo cinque partite in Premier Leauge, per un totale di 236’ in campo. A gennaio decise di andarsene, e fu acquistato dal Liverpool. La sua grande storia in Europa comincerà da Anfield. Quattro anni con i Reds, poi sette a Barcellona. Finalmente, la Spagna. Dove vincerà tutto: campionati, coppe nazionali, Champions League e mondiale per club. Da titolare, e spesso da difensore centrale. Una sicurezza.

"Incarna l'Argentina"

Poi due anni in Cina all’Hebei prima del ritorno in Argentina, nell’Estudiantes del presidente Juan Sebastian Veron: “Sono felice del mio ritorno. Avevo bisogno di sentire il calcio con la passione di prima”. Il ritorno nel paese che, a detta di molti, rappresenta alla perfezione: "Perché incarna la voglia di vincere, la responsabilità, la frustrazione quando le cose non vanno bene”, dice chi ci ha lavorato insieme. È stato spesso vicino all'Italia: accostato a tutti i top club italiani, Mascherano non è mai approdato in Serie A. Anche se da piccolo ci sperava: "Il mio sogno è la Spagna. Poi certo, se un club italiano mi chiama non gli dirò certo di no". 

Rimpianto Mondiale

Vittorie, bacheca piena zeppa di titoli, e soddisfazioni personali raggiunte. Adesso inizia una nuova vita. Si porterà dietro un solo grande rammarico. Non aver vinto il Mondiale con la sua Argentina: “Spero che questi ragazzi abbiano la possibilità di vincere qualcosa in futuro”, disse dopo la sua ultima partita in albiceleste. Adesso continuerà a tifarla da casa, comodo nel suo divano e con una consolazione in più: non dovrà più prendere l’aereo così tante volte. Anche se a volare in alto, in un aereo e nella vita, Javier Mascherano si era ormai abituato.  

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