Il Como dei record torna in C, l’allenatore Banchini: “Vi racconto il segreti di questa favola!”
La foto profilo di WhatsApp è in spagnolo. “Tutto è concesso tranne smettere di lottare”. Sullo sfondo s’intravede Marcelo Bielsa. “Mi piace questo spirito. Adoro l’interpretazione del calcio argentino, dove cuore, determinazione, impeto e aggressività fanno spesso la differenza, soprattutto nei momenti di difficoltà”.
La filosofia di Marco Banchini, allenatore che quest’anno ha riportato il Como in Serie C, è chiarissima. In campo non si lotta, si ‘combatte’. “I miei ragazzi devono essere sempre pronti, attivi, coinvolti”. Questo uno dei segreti del suo Como dei record. Gli altri? “La continuità nelle prestazioni. Le motivazioni e la 'garra', che devono restare altissime per 90’ più recupero - questo è un fattore che ho appreso dai miei viaggi in Argentina per scouting. Un altro elemento fondamentale è stata la disponibilità dei giocatori, che hanno mantenuto la calma anche nei momenti di tensione. Il gran merito è loro, davvero grazie a tutti”.
I dati alla mano fanno spavento e sono tutti dei record nella storia del club: 28 risultati utili consecutivi, 7 vittorie consecutive in campionato, 9 vittorie consecutive in casa, 10 vittorie consecutive in trasferta, 32 partite sempre a segno su 34. Marco Banchini, mentalità aperta, tecnologica e vincente. “Questa promozione è il risultato più importante per me in Italia, dove ho esordito in prima squadra a Vigevano e allenato come secondo a Siena e Caserta”.
Il resto del curriculum parla straniero. “In Serie A albanese sono arrivato terzo. Poi il capitolo Oceania, Australia. All’Amicale abbiamo vinto il campionato, la Coppa nazionale e raggiunto la qualificazione in Champions, sfumando la semifinale l’anno dopo. Un grande risultato. E infine sono tornato in Albania dove ho raggiunto la finale di Coppa davanti a 15 mila persone, poi persa ai rigori. Un aneddoto? Ricordo la terna arbitrale: era tutta italiana! L’arbitro Guida mi disse ‘mister, non ci siamo mai presentati! Ma lei chi è!?”.
Ci scappa una risata. Marco, sempre profilo molto basso e un modo di fare piuttosto riservato, ci svela un suo piccolo rito portafortuna. D’abbigliamento. “Non sono scaramantico ma, se posso, uso sempre la stessa giacca. In base alle stagioni. Fino a metà dicembre ne indosso una, poi un’altra”. I risultati gli danno ragione.
Andiamo sul concreto, e raccontiamo un altro segreto di Marco Banchini: riprende ogni secondo dell’allenamento con il grandangolo. “Sono stato in Inghilterra, Germania e Belgio dove l’ho visto personalmente. E’ una loro consuetudine, dall’U14 in su. E’ un modo per rivedersi, studiarsi, migliorarsi. I miei ragazzi si ricordano perfettamente ogni singola azione, ogni singolo momento”. Se non avesse fatto l’allenatore? “Non il calciatore visti i tantissimi infortuni che ho subito! Vivo per lo sport, in generale. Fare fatica. Ho corso mezze maratone e giocato a tennis, dove 'la colpa è sempre mia'”.
Frase che dobbiamo segnare in rosso perché è la stessa che dice ai suoi giocatori. "Quando si spiega un concetto a un calciatore e poi questo concetto non viene riproposto in campo, credo che sia l’allenatore che debba trovare una chiave di lettura diversa, le parole giuste per arrivare all’obiettivo. Bisogna fare autocritica per crescere. Prima di tutto la faccio io, poi voglio che mi seguano anche loro”. Durante la settimana, in famiglia, però, poco calcio d’élite. “Guardo soprattutto partite di Serie B o C altrimenti… cucino”. La ricetta, vincente, è quella giusta. Como ne sa qualcosa.