Il diario di Bagnoli: "Venti partite in dieci giorni, vi racconto il mio Sub20"

“Ho visto 20 partite, ogni nazionale 4 volte”. 220 giocatori analizzati. Osservati, studiati, appuntati, sottolineati, cerchiati. Benvenuti nel mondo di Andrea Bagnoli, che ha seguito da agente/intermediario la prima fase del Sub20 in corso in Cile: “Sono convinto che le prime partite sono le più attendibili – spiega Bagnoli ai microfoni di gianlucadimarzio.com – perché i giocatori sono ancora freschi. Poi si stancano”.

Tanti talenti in campo, nessuna novità per lui: “La maggior parte dei giocatori li seguo da anni e li ho già visti nel Sub17”. Rimpianti? “Emerson, il terzino del Brasile (QUI la sua storia). E’ un peccato che nessuna squadra italiana ci abbia provato. Ai tempi del Ponte Preta si prendeva a 2 milioni perché il club era retrocesso. Oggi il Barça lo paga quasi 15”.

Ma questo Sub20 non è uguale agli altri: “Stavolta le nazionali meno favorite hanno alzato il livello della squadra e hanno messo in vetrina giocatori interessanti”. Prendete appunti, si parte con i primi nomi: “Il centrocampista del Venezuela Yriarte è uno di quelli che mi ha impressionato di più”.

E non è un caso se gioca nella nazionale sorpresa di questo Sub20: “In rosa hanno buoni giocatori come lo juventino Makoun (QUI la sua storia), Hurtado (QUI), e Sosa (QUI)”. Ma il segreto è un altro: “Rafael Dudamel, l’allenatore. Gestisce tutte le nazionali del Venezuela e secondo me è pronto anche per venire a lavorare in Italia”.

Bagnoli in tribuna e lì vicino osservatori e dirigenti di 11 club di Serie A. Consigli, pareri, opinioni di chi il calcio sudamericano lo vive da anni: “Seguo questo torneo dal 2002. E’ una soddisfazione iniziare a osservare un giocatore nelle nazionali giovanili per poi seguire tutto il suo percorso nei vari club”.



Come con il nuovo acquisto del Parma Nicolàs Schiappacasse (QUI la sua storia), che lui conosce da anni: “La prima volta l’ho visto nell’Under 15 uruguaiana. L’Atletico era una dimensione troppo grande per lui, ma in un club come il Parma può mettersi in mostra. E’ un giocatore pronto per il calcio italiano”.

"Sebastiàn Caceres stava per venire in A"

L’importante è non avere fretta: “Bisogna aspettarlo, ha bisogno di ambientarsi. Negli ultimi anni, di quelli che ricordo io, l’unico sudamericano che ha avuto subito un grande impatto col nostro calcio è stato Pato. Io ho portato Eder e Paulinho per i quali ci è voluto un percorso di crescita prima che iniziassero a ingranare”.

C’era un altro uruguaiano che poteva venire in Italia. Ecco il retroscena: “Sebastiàn Caceres è un difensore che in chiusura di mercato è stato molto vicino a un club di Serie A. Ci stiamo provando per luglio”.



Qualche consiglio alle big: “Il nome giusto per la Juve è de la Vega dell’Argentina”. E parte il botta e risposta. Per il Milan: “Acevedo dell’Uruguay”. Inter: “Un attaccante. Il brasiliano Lincoln (QUI) o l’uruguaiano Nuñez”. Napoli: “Sepulveda del Cile. E’ un giocatore alla Ilicic”. Roma: “Serve qualcuno in difesa. Sarebbe buono Cuesta della Colombia”. L’ultima, per la Lazio: “Yriarte”.

Fuori subito dal Sub20 i padroni di casa del Cile: “Ma hanno giocatori già pronti per il calcio europeo. Prima erano tutti ragazzini piccoli e rapidi, oggi sono cresciuti anche fisicamente”. Nomi da cerchiare in rosso: “Morales, Alarcon e Sepulveda. Il primo gioca nel Colo Colo, gli altri due nell’O’Higgins, un club con il quale lavoro da tanto tempo”.

Quel Cile che Bagnoli ha girato in lungo e in largo durante la prima fase del Sub20: “Ho fatto base a Rancagua che conosco perché da lì ho portato Carlos Carmona in Italia. Io e miei osservatori ci muovevamo sempre con due pulmini insieme a due autisti. Avevo organizzato tutto con la mia società, la Fiba Soccer”.



Non ha contato i chilometri che ha fatto, ma rispetto all’altre edizioni è andata meglio: “In Ecuador si passava dai 3800 metri di altitudine a 2002, in Perù attraversavamo il deserto per passare da una città all’altra. Qui al massimo si facevano due ore/due ore e mezza di pullman”.

Per l’occasione da quelle parti si sono dati una sistematina: “Avevo lasciato campetti di periferia e ho ritrovato stadi belli e ristrutturati. Quando per la prima volta sono andato a Talca per vedere Cellerino, c’era un campetto con una piccola tribuna. Ora è tutta un'altra cosa”. Ma Cellerino quello…. “Sì, proprio lui. Quell’attaccante che è stato vicino alla Lazio e ha giocato nel Livorno”.

Applausi per l’organizzazione: “Bisogna fare i complimenti per tutto, davvero ottima. Ogni anno c’è sempre il problema delle liste che spesso venivano date in ritardo, stavolta invece ci arrivavano tutte via mail”.

"In Cile sono tutti un po'... tedeschi"

Calcio ma non solo: “Il Cile è un Paese che mi affascina. Forse è il più europeo di tutto il Sudamerica. I cileni sono un popolo di lavoratori, scrupolosi per tutto. Un po’ tedeschi. Santiago è una città bellissima”.

Già, ma chi aveva il tempo di girarla: “La mattina se ero libero andavo a fare un giro al centro commerciale. Poi dalle 2 iniziava la giornata lavorativa: bisognava raggiungere gli stadi, vedere le partite, parlare con scout e società. Tutti i giorni avevo pranzi e cene di lavoro”.



Un’immagine per tenere per sempre questo viaggio in un angolino del cuore. Cartoline dal Cile: “Quando andavo da una città a un’altra capitava di vedere quello che preparava un piatto sulla strada, oppure quello che si lavava nel fiume… Questi sono i ricordi che porterò sempre con me”.

Tutto chiuso nel suo diario di bordo. Appunti, emozioni, sensazioni. Un album dei ricordi da sfogliare nei momenti di nostalgia: “E’ una cosa intima, dove scrivo anche cose extra lavorative”.

Qualche particolare però ce lo svela: “I primi nomi che mi sono appuntato in questo Sub20 sono stati quelli di Yriarte ed Emerson Espinoza dell’Ecuador”.



Nomi da appuntare e tenere lì con un post it. Bagnoli aggiorna il suo database e torna indietro nel tempo: “Thiago Maia, Nandez, Arambarri, Lucas Evangelista, Kenedy, Pereiro, Gerson, Baez, Simeone, Marlon…”. E potrebbe andare avanti all’infinito. Ci sono proprio tutti tra i suoi appunti.



Qualcuno però non ha fatto il percorso che tutti si aspettavano: “Bruno Uvini, che ha giocato anche in Italia con Napoli e Siena. Era il capitano del Brasile 2011 dove c’erano Neymar e Gabriel Jesus. Ai tempi giocava al San Paolo, ci avrei scommesso ad occhi chiusi”.

Anche lui era nella Top 11 che Bagnoli fa ogni anno alla fine della manifestazione. Tutto conservato nel suo diario di bordo. Giriamo pagina, prossimo viaggio: “Credo in Colombia per fine marzo”.

Nuova avventura, nuovi giocatori da seguire, sottolineare, cerchiare. Appunti di una vita. Di chi da anni fa questo lavoro con costanza e dedizione. 20 partite in dieci giorni, più di 200 giocatori osservati. Benvenuti nel mondo di Andrea Bagnoli.

@francGuerrieri

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