Il "nuovo" Insigne e le ripartenze con Rino: come Lorenzo cambia il Napoli

Il compleanno, stavolta, gli ha portato in dote due regali importanti: da un lato un nuovo bolide da aggiungere al parco macchine - già ricco di suo - che ha fatto già il giro dei social, dall’altro però anche la ripartenza in campionato. E le partenze non hanno mai spaventato nei numeri Lorenzo Insigne, ormai diventato grande con la maglia del Napoli che indossa da sempre.

Con anche la fascia al braccio e quei numeri da avvio che fanno passare la ripresa della squadra dai suoi piedi. “È innamorato del Napoli, è contento di stare con noi ed è cambiato molto con Gattuso. Da parte sua e da parte nostra non c’è fretta per il rinnovo, ma per tornare in campo. C’è voglia di giocare e lui ha voglia di tornare ai suoi livelli” ha detto di lui Cristiano Giuntoli, il ds azzurro interrogato da Sky Sport sul suo futuro. Il contratto scade nel 2022, Raiola è ormai un ricordo - Pisacane è già stato designato come nuovo agente del napoletano - così come Ancelotti, l’uomo che sembrava poterlo allontanare da Napoli nelle ultime sessioni di mercato.

L’AVVIO CON CARLETTO - Insigne non è mai un diesel, negli ultimi anni i suoi avvii sono stati lanciati sempre, tranne nell’anno più prolifico (2016-17), quando aveva chiuso con 20 gol trovando la prima marcatura solo al tredicesimo turno di campionato. Ma nel 4-4-2 ancelottiano Lorenzo non si ritrova, da esterno arretrato (15 volte partirà a centrocampo) riesce a gestire tanto il possesso offensivo dei suoi, però il lavoro chiesto da Carletto sacrifica il gioco negli ultimi metri e quindi anche i gol. Il capitano azzurro non incide ed è per ora lontano dalle sue medie: se non nelle marcature (9 attuali contro le 14 delle ultime due stagioni) sicuramente negli assist, fermo a 6 per ora. Nelle ultime annate, il napoletano era stato capace di incidere di più per i compagni, fino ai 13 assist della stagione 2017-18, quella dei 91 punti che stava per regalare lo scudetto ai suoi. Ancelotti, da agosto a dicembre, lo lancia per tre volte anche da seconda punta con scarso successo. Lorenzo segnerà 4 gol, collezionerà soprattutto cinque panchine in ventuno match giocati e sarà decisivo solo a Salisburgo, in Champions, con la rete da subentrato che, di fatto, regalò la qualificazione agli ottavi agli azzurri. Dopo la rete, la lunga corsa verso Ancelotti, un abbraccio che sapeva di rivalsa dopo la tribuna di qualche settimana prima a Genk, sempre in Champions, con conseguente duro faccia a faccia tra i due.

L’ARRIVO DI RINO - Il ruolo interlocutorio, il rendimento altalenante, un Napoli che stenta e lontano dai suoi obiettivi sono i fattori principali delle difficoltà di Insigne, che ritrova smalto con l’arrivo di Gattuso. L’ex Milan ridisegna la squadra intorno a pochi cardini, tra questi anche Lorenzo. Sarà il sangue del Sud, sarà il modo di intendere il calcio, ma i due si trovano subito: il Napoli ritrova il 4-3-3 che tanto piace a Insigne (anche in nazionale riesce a pungere con l’aiuto di Mancini) e lui torna a essere decisivo: 5 le reti messe a segno con la nuova gestione, trascinante in Coppa Italia con Perugia e Lazio, illuminante nelle vittorie in campionato con Juventus e Brescia. Gattuso lo tiene fuori solo nella trasferta di Coppa contro l’Inter, ma il risultato gli sorride prima dello stop e del lockdown.

RITORNO IN CAMPO - E ora il ritorno. Lo scorso 4 maggio Insigne si è presentato tra i primi a Castel Volturno per riprendere gli allenamenti volontari, ha fatto da tramite con i compagni di squadra per i messaggi societari sul discorso stipendi/lockdown e ora persino l’ammutinamento dello scorso dicembre sembra essere acqua passata. Dopo le soste, il capitano napoletano si è sempre fatto sentire in positivo: a settembre contro il Lecce si ripresentò con gol e assist, assist anche nella vittoria sul Verona a ottobre, con il Milan a novembre seppe mettere da punizione la zampata che premiò il gol di Lozano. A tre mesi dall’ultima volta in campo, Gattuso e il Napoli ripartiranno anche da lui, già in palla dopo il primo mese di lavoro. Per chiudere al meglio una stagione che ricorderà a lungo e poi sedersi a tavolino per pensare al futuro. Non c’è fretta, prolungare la sua avventura azzurra può essere più di un’idea.

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