"Sei mesi di squalifica e una corsa in Ferrovia". Pisa-Spezia, il derby di Igor Zaniolo

Viale Italia, una delle arterie principali di La Spezia. Una serie infinita di bar e locali, che si snodano tra il porto e la cattedrale della città. E' in uno di questi che ci attende il protagonista di questa storia. Una storia fatta di vita, famiglia e ricordi. "Ciao Igor", lo salutano tutti così i clienti rivolgendosi a lui. Non parlano al "calciatore" o "al padre di", semplicemente Igor Zaniolo, uno di loro. La sua vita oggi è questa, divisa tra la gestione del suo locale e Roma, dove, insieme al procuratore Claudio Vigorelli, cura gli interessi di Nicolò. Suo figlio, protagonista in Serie A con la maglia giallorossa. Quella stessa Serie A che Igor ha più volte sfiorato e mai raggiunto: "Ma non ho rimpianti, ho fatto tutto quello che era nelle mie potenzialità".

Nella settimana che precede Pisa-Spezia non si può non ripensare a lui. Alle mille battaglie tra fine anni 90 e inizio 2000, quando questa era più di ogni altra la sua partita: "Ricordo il clima elettrizzante di quelle giornate, anche se a Pisa mi lega l'episodio più brutto della mia carriera...". Il 24 marzo 1996 la sua storia prende una traiettoria imprevedibile, la sua carriera a grandi livelli rischia di essere finita prima ancora di cominciare.

La testata a Lucarelli e i sei mesi di squalifica: "Dovevo andare all'Inter, saltò tutto"

Igor Zaniolo cresce nel settore giovanile della Sampdoria, poi Alessandria, Crevalcore e Aosta in Serie D. E' un attaccante che sta emergendo, forte fisicamente e con uno spiccato senso del gol. Le grandi squadre hanno già messo gli occhi su di lui, ma in quel Pisa-Aosta stagione 1995/96 cambia tutto: "Era una partita sentita, con tanta tensione. Ci giocavamo il campionato all'Arena Garibaldi in uno stadio con 10.000 persone per una partita di Serie D. Sono stato espulso e mentre uscivo dal campo, ho colpito con una testata Davide Lucarelli, difensore del Pisa. Scoppiò una rissa incredibile, sia in campo che fuori. La partità finì alle 5 del pomeriggio, ma io rimasi bloccato dentro lo stadio fino a mezzanotte con i tifosi avversari che non volevano farmi uscire. Mi travestirono da carabiniere e mi caricarono su una macchina delle forze dell'ordine per farmi andare via. Da lì in poi ogni volta che sono tornato a Pisa è stato un inferno, l'anno dopo arrivai allo stadio scortato dalla Digos. Ma non ho mai avuto paura di giocare fuori casa, i fischi avversari mi hanno sempre caricato, su ogni campo".

Un episodio, però, che macchia indelebilmente la sua carriera: "Presi sei mesi di squalifica. Il mio allenatore ad Aosta era Ferruccio Mazzola. Suo fratello Sandro, all'epoca direttore sportivo dell'Inter, mi aveva già detto che a fine stagione mi avrebbe portato in nerazzurro e mi sarei giocato le mie carte in ritiro con loro. Ovviamente dopo quell'episodio saltò tutto. Sono dovuto ripartire dalla Serie D e rifare tutta la trafila, arrivando in Serie B a 27-28 anni. Sicuramente ho perso tanto tempo". La famiglia Zaniolo e l'Inter, un matrimonio che evidentemente non si deve concretizzare.

La rinascita a Spezia e la rivincita sul Pisa

Quando Igor Zaniolo ha avuto bisogno di ripartire nella sua carriera, lo ha sempre fatto dalla sua terra. La Liguria. Lo fa per la prima volta nel 1996, ricominciando tutto da capo alla Sanremese. Un anno in Serie D e poi la chiamata dello Spezia. Quattro stagioni indimenticabili, tra C2 e C1, nelle quali Zaniolo torna protagonista: "Per me questa squadra è stata l'inizio di una nuova carriera, ho avuto la possibilità di giocare in uno stadio caldo che ogni domenica voleva che i propri giocatori sputassero sangue. L'ideale per un caratteriale come me. Mi ha permesso di tornare a giocare a buoni livelli, anche perchè dopo Spezia sono andato a Cosenza in Serie B. E poi per me significa famiglia, vita, lavoro. Per me Spezia è tutto, c'è un legame molto forte con questa città".

E il 25 settembre 2000, chiude una volta per tutte i conti con il passato. Spezia-Pisa al Picco, sono passati 19 anni ma Igor ricorda quel gol con incredibile precisione: "Giocavamo in uno stadio che ribolliva di gente, non ricordo di averlo mai visto così pieno. Grande azione di Luca Coti sulla destra, cross al centro per Franco Fiori che colpisce la traversa e io realizzo il tap-in vincente. E' stata come una liberazione. Sono andato a esultare arrampicandomi sulla rete della Curva Ferrovia. Una grandissima emozione". Dal Pisa al Pisa, dall'inferno al paradiso in cinque anni. Igor Zaniolo è tornato ed è pronto a spiccare il volo verso il grande calcio.

Cosenza, Ternana, Messina e Salernitana: l'affermazione al Sud e la Serie A sfiorata

"Le categorie esistono per questo e penso di essere stato un buon giocatore di Serie B". E' questa la sua premessa quando gli si chiede come mai non si sia mai concretizzato il suo passaggio in Serie A. Fatto sta che negli anni della sua affermazione nel Sud Italia, la massima serie bussa diverse volte alla sua porta, trovandola sempre per un motivo o per l'altro chiusa: "Dopo l'ultima stagione a Spezia si fecero sotto Chievo e Perugia, ma alla fine non ci fu nulla di concreto. Firmai con il Cosenza in Serie B".

Lui, calciatore "passionale" che si sposa professionalmente con il meridione: "Un'esperienza molto forte che consiglio a ogni giovane giocatore per crescere e forgiare il proprio carattere". A Cosenza, la miglior stagione della sua carriera: 13 gol in 25 partite. La Reggina di Lillo Foti fa sul serio e vuole finalmente portarlo in Serie A: "Era tutto fatto, avevano già preparato la mia presentazione insieme a Nakamura. Rifiutai all'ultimo momento perchè avevo Nicolò piccolo e volevo avvicinarmi a casa. Dopo un anno alla Ternana, però, sono andato a Messina, ancora più a Sud. Con il senno di poi è forse l'unica scelta della mia carriera che non rifarei. Mi sarebbe piaciuto provare la Serie A a Reggio Calabria".

Terni e poi Messina appunto, dove la A se la conquista sul campo, ma ancora una volta il grande salto non arriva: "Dopo la promozione la società comprò Amoruso e Zampagna oltre a Di Napoli e Pampa Sosa che facevano già parte della rosa. Rischiavo di fare la quinta punta e avevo ancora troppa voglia di essere protagonista. Tornai in Serie B, alla Salernitana".

Zaniolo e Salerno, un anno di grande amore: "Lì sono stato da Dio, anche se è stata una stagione difficile. Ricordo ancora la partita contro l'Ascoli decisiva per la salvezza. 40.000 persone allo stadio e dopo pochi minuti andiamo sotto. Noi dovevamo per forza vincere per rimanere in Serie B. Nel secondo tempo abbiamo ribaltato il risultato in 5 minuti con il gol di Palladino e il mio. Dalla tensione iniziale alla gioia finale, bellissimo. Ero già pronto a firmare tre anni di contratto a Salerno e avrei finito la mia carriera lì. Ma l'estate successiva la società è fallita e allora sono tornato a Messina". La carriera di Zaniolo prende ancora una strada imprevista. E' l'ora di ripartire di nuovo a 32 anni, la Liguria chiama ancora...

Il ritorno in Liguria al Genoa e il campionato conteso con lo Spezia

Il Messina è in Serie A ma Zaniolo non rientra nei programmi. Vuole tornare finalmente a casa e le offerte questa volta non mancano: "Avevo due opportunità: tornare a Spezia o andare al Genoa. La società bianconera voleva che io mi svincolassi dal Messina, ma dopo delle buone stagioni in Serie B non mi avrebbero mai ceduto gratis. Alla fine il Genoa mi comprò e a Spezia, dove ero considerato una bandiera, non la presero molto bene. Caso volle che ci giocammo il campionato fino all'ultimo proprio con loro, non nascondo che ci furono momenti di tensione". Sì, perchè il Genoa è appena retrocesso a tavolino in Serie C1 dopo l'illecito sportivo in seguito alla partita con il Venezia e punta anche su Zaniolo per la risalita.

Una stagione complicata, ma conclusa con il lieto fine: "Avendo io giocato nella Sampdoria e nello Spezia non sono stato accettato volentieri dai tifosi rossoblù. A inizio stagione mi fischiavano a ogni palla che toccavo. Ho passato un anno con i genoani che ce l'avevano con me per il mio passato, gli spezzini e i sampdoriani per il presente. Poi mi sono rotto il tendine d'achille e sono stato fuori 5 mesi. In quella situazione difficile è venuto fuori tutto il mio carattere. Sono rientrato in tempo per segnare il gol promozione a Monza. Ricordo questa corsa sotto la curva genoana perchè per me non è mai esistita bandiera, io ho sempre dato tutto per i colori che difendevo. Non so se per i tifosi sia stato più uno smacco o un piacere che sia stato proprio io a segnare quel gol (ride ndr). La soddisfazione più grande c'è stata quando tanti sostenitori rossoblù mi hanno chiesto di rimanere a fine stagione, dopo le contestazioni. E io sono contento di essere entrato in una storia importante come quella del Genoa".

Il presente e il futuro: "Seguo Nicolò e il campo non mi manca"

Dopo l'esperienza in rossoblù Zaniolo torna a giocare nelle categorie inferiori, legandosi ancora di più con il territorio spezzino: "Oggi che non gioco più le tensioni sono passate, vivo qua e sto benissimo". Il calcio per lui oggi è solo Nicolò e il campo non gli manca: "Non mi vedo con un ruolo attivo nel futuro. Mi occupo di mio figlio e mi piace vivere il calcio da quest'ottica". Il figlio che tanto bene sta facendo in Serie A.

A fine chiacchierata si ritorna lì, al punto di partenza: "Ho sempre voluto essere protagonista a prescindere dalla categoria, e poi non penso che sarei mai diventato un Del Piero o un Totti...". Forse no ma è stato per tutta la carriera semplicemente Igor Zaniolo: bomber di provincia che nelle partite che contavano è sempre stato presente.

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