"Ieri ho pianto. Questo gruppo ha sempre remato dalla stessa parte". Massimo Carrera racconta la sua impresa con lo Spartak Mosca

Stessa voce sicura di allora, stessa convinzione, poche parole ma sentite e vere. Riavvolgiamo il nastro: era novembre quando Massimo Carrera parlava ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com e il miracolo Spartak Mosca stava cominciando a prendere forma. Inaspettato sì, viste le premesse: perché Carrera su quella panchina non doveva neanche sedercisi e invece, dopo il licenziamento di Alenichev e l'iniziale periodo di allenatore ad interim, da collaboratore era diventato il capo allenatore. “Cosa avrei risposto se me l'avessero detto in estate? Che era impossibile, inimmaginabile.", ci aveva confidato allora: era primo in classifica a +3 sullo Zenit. E ieri, proprio grazie a una sconfitta della squadra di San Pietroburgo, ha conquistato lo scudetto con tre giornate d'anticipo. Uno scudetto che mancava da 16 lunghi anni e che ha capito di poter vincere in un determinato momento: "L’ho capito quando abbiamo iniziato il girone di ritorno - racconta oggi a GianlucaDiMarzio.com - noi eravamo continui e le altre perdevano terreno, trovando continuità ho capito che potevamo veramente arrivare fino alla fine. La vittoria con lo Zenit è quella che ci ha dato consapevolezza della nostra forza e ci ha fatto capire che potevamo arrivare a vincere il campionato.

Fino all'epilogo, arrivato... davanti alla TV: "Ero in un locale con degli amici e mia moglie a vedere la partita dello Zenit. Ho provato delle emozioni fortissime e ammetto che mi sono uscite anche delle lacrime. Finito lo stress, hai vinto, quindi puoi lasciarti andare. Poi abbiamo contattato tutti i giocatori della squadra e siamo andati in un altro locale a festeggiare tutti assieme. La città? Ieri non ne ho vissuto l'atmosfera, ma sicuramente ci sarà una festa quando giocheremo in casa la prossima partita. Non conosco le usanze quando si vince qui in Russia ma sarà bello scoprirlo!" Sa anche emozionarsi allora, Massimo Carrera. A sentirlo si farebbe fatica a credere che possa davvero aver pianto. Poi però ci si ferma un attimo e si realizza la portata dell'impresa. Probabilmente sono le lacrime di chi non si sarebbe mai aspettato tutto questo soltanto pochi mesi fa: sarà un vecchio e inflazionato adagio, d'accordo, ma è vero che le cose più belle sono quelle inaspettate.

Inaspettate ma non casuali. Perché dietro c'è un lavoro curato nei minimi dettagli: "I giocatori giocavano ogni partita come fosse una finale, dando il 100% in campo. I tifosi lo hanno capito e ci sono stati vicini. Siamo riusciti a costruire un gruppo con la mentalità vincente e soprattutto che ha saputo essere continuo: negli anni passati capitava che si giocasse un paio di belle partite, poi altre male; invece siamo riusciti a fare una bella striscia positiva. Tante partite che erano a rischio siamo riusciti a portarle a casa con la grinta e con la voglia. Il segreto di un gruppo che vince è remare dalla stessa parte, creare un feeling tra i giocatori. Vittoria del campionato che significa Champions League, da teste di serie. Una competizione già assaggiata da Carrera, che a Londra contro il Chelsea sostituì l'allora squalificato Conte a Stamford Bridge nella partita d'esordio della fase a gironi della Juve: "Essere teste di serie al girone di Champions è una bella soddisfazione. Con un sorteggio positivo si può anche sognare? Chissà... ci penseremo dopo. Si può sognare, ma soprattutto fare sempre il massimo. Una squadra, per qualsiasi obiettivo giochi, deve sempre provare ad arrivare il più lontano possibile senza avere rimpianti. Se saremo bravi a superare il turno è perché lo avremo meritato".

Questione di mentalità. Imparata durante l'esperienza alla Juventus, come dimostrano anche i tanti allenatori che stanno facendo bene in Europa. Il suo "mentore" Conte al Chelsea, Ancelotti campione di Germania col Bayern, Zidane al Real Madrid, Deschamps CT della Francia: "Essere passati dalla Juve aiuta, è una società abituata a vincere e quando passi da lì acquisisci una mentalità vincente, il famoso DNA Juventino è questo: avere la grinta e la cattiveria sportiva per poter vincere tutto. Alla Juve ho imparato questo, giocare per vincere non è facile e per farlo bisogna essere forti innanzitutto mentalmente. Poi è chiaro che all’estero, soprattutto noi italiani, esportiamo anche la bravura tattica e una cura dei dettagli fuori dal comune". E a proposito di colori bianconeri, domani c'è una partita discretamente importante: "Certo che la guarderò. Se affrontano la partita col Monaco come hanno fatto all'andata, senza sottovalutarli e senza pensare di essere già in finale, non dovrebbero esserci problemi. Ma Allegri è bravo in questo e in un'eventuale finale con il Real Madrid, la Juventus potrà giocarsela alla pari." E l'anno prossimo, magari, potrebbe affrontarle con il suo Spartak. Senza troppe previsioni, senza voler andare troppo oltre però. Perché se c'è una cosa che lo Spartak gli ha insegnato e che Carrera ha imparato è proprio questa: non è importante conoscere il proprio destino, ma saperlo prendere di petto quando decide di esplodere tutto d'un tratto.

FOTO: Sito ufficiale Spartak Mosca


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