Hughes l’“italiano” verso il Liverpool: cosa aspettarsi

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Terremoto. Il mondo del Liverpool sta ancora metabolizzando l’addio di Jurgen Klopp. La Kop gli ha già riservato un saluto speciale nella sfida di FA Cup contro il Norwich. Impossibile immaginare quello che potrà essere Anfield nell’ultima partita della stagione. Per asciugare le lacrime, serve una rivoluzione importante. “Nuovo è sempre meglio”, diceva Barney Stinson in How I Met Your Mother. E nella sponda rossa del Mersey se lo augurano. Il nome per dare il via al nuovo corso è quello dell’attuale direttore tecnico del Bournemouth Richard Hughes.

 

“Perché diavolo dovremmo puntare su Hughes?”

L’arrivo dell’ex Arsenal non dipende però dall’addio dell’allenatore. Infatti, a salutare alla fine del mercato invernale sarà anche Jorg Schmadtke, ds dei Reds dalla scorsa estate. Dimissioni arrivate molto prima del previsto. E a Liverpool si chiedono “Perché diavolo dovremmo puntare su Hughes?”. Proviamo a raccontare la sua storia. E guarda un po’, parte proprio dall’Italia, più precisamente da Milano. Dopo una lunga permanenza nel capoluogo lombardo, la mamma era tornata per un mese a Glasgow per farlo nascere lì e poi tornare in Italia. La famiglia Hughes viveva a Milano per il lavoro del padre nella Penguin Books, casa editrice famosa per l’invenzione dei libri tascabili.

A casa e a scuola si parla inglese, ma fuori deve imparare l’italiano. Difficile farsi capire in un campo milanese se parli scozzese. Inizia a giocare in una squadra locale e a 10 anni il Milan gli offre la possibilità di entrare nel vivaio. Anni dopo ha confessato di aver rifiutato perché era troppo timido. Un anno dopo però firma con l’Atalanta, dove resterà per sette anni. A Bergamo è stato allenato anche da Cesare Prandelli e lo ha ricordato così: “È stato il “maestro” più importante nella mia crescita calcistica. Tutta la mia carriera è stata influenzata dagli insegnamenti ricevuti nell’Atalanta. Di fatto sono un bergamasco d’adozione”. Un legame profondo con i nerazzurri che in estate ha anche invitato al Vitality Stadium per un’amichevole.

 

I capolavori al Bournemouth

A 17 anni lascia l’Italia per andare all’Arsenal. Con i Gunners non esordisce mai in prima squadra, ma poi mette a referto oltre 110 presenze in Premier League tra Bournemouth e soprattutto Portsmouth, dove passa novembre anni e vince una FA Cup. In mezzo anche una testata presa da Cristiano Ronaldo. Hughes, da buon mediano, si è sempre dimostrato un abile provocatore. Chiude la sua carriera al Bournemouth nel 2014 ma già due anni prima, in quanto veterano della squadra, aveva fatto parte del gruppo ristretto che ha scelto Eddie Howe come allenatore del Bournemouth. Il tecnico passa otto anni con le Cherries, due promozioni e cinque anni consecutivi in Premier League dove il club non era mai stato. Scelta più che azzeccata e due anni dopo Hughes diventa direttore tecnico.

Si vede che ha l’occhio. Alla sua prima sessione di mercato prende Callum Wilson, diventato poi uno degli eroi della promozione e ora al Newcastle proprio con Howe. Da lì tanti piccoli capolavori: da Mings, ora capitano all’Aston Villa, a Solanke, mai esploso nelle giovanili del Liverpool e oggi trascinatore del Bournemouth. In mezzo anche Nathan Akè direttamente dal vivaio del Chelsea e oggi vincitore del triplete con il Manchester City. Ma il gioiello più grande rimane quello fatto per Aaron Ramsdale: preso a 960mila sterline nel 2016 dallo Sheffield United, e rivenduto proprio alle Blades quattro anni dopo per 20 milioni.

 

 

La Londra italiana di Hughes

È sempre Hughes ad affidare la panchina del Bournemouth ad Andoni Iraola. Arrivato tra mille dubbi, oggi ha conquistato tutti ed è uno degli allenatori più interessanti della Premier League. Hughes a Liverpool potrebbe portare tutto questo, e anche un po’ di cucina italiana. Insieme ai suoi due fratelli e a un amico, il direttore tecnico possiede una catena di ristoranti italiani, e non solo. Si chiama “The Trattoria & Bar Group” e comprende quattro locali di cucina italiana e un cocktail bar, quasi tutti a Londra. Visione, esperienza e cucina italiana: cosa vogliono di più a Liverpool.

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