Fratelli Hojlund contro in Champions. Papà Anders: "Quelle sfide nel seminterrato..."

Per alcuni è il nuovo Haaland, per altri l’ennesima prova che il Nord Europa si sta prendendo il calcio. Ma Rasmus Hojlund per papà Anders resterà sempre quel biondo piccoletto che correva per casa. Determinato e solare sono le due parole più ricorrenti che il padre usa per descrivere l’attaccante del Manchester United. "Come facevamo sulle gradinate quando era piccolo, ora con mia moglie guardiamo sempre le partite sul bordo del divano o in piedi per la tensione". Le tradizioni non cambiano mai, come ha raccontato Anders Hojlund ai microfoni di gianlucadimarzio.com a febbraio 2023. Rasmus affronterà i suoi fratelli Emil e Oscar, gemelli classe 2005, nella terza giornata di Champions League, Manchester United-Copenaghen.

 

 

L'Italia nel destino e le sfide nel seminterrato

Copenaghen, Graz e ora Bergamo. "Quando si è trasferito in Italia la posta in gioco era improvvisamente più alta, così come le aspettative. Ma lo abbiamo sempre sostenuto e abbiamo avuto fiducia in lui". In qualche modo l’Italia è sempre stata nel suo destino. "Siamo stati in vacanza in Italia molte volte quando era più piccolo. Ama la gente, la cultura e il clima in Italia". Ora le passeggiate nella "bellissima Bergamo" sono all’ordine del giorno.

Ma tutto è iniziato "nel seminterrato di casa". Quello era il palcoscenico degli infiniti 2 contro 2 con i suoi amici. "Giocavano fino a che non cadevano a terra distrutti. Abbiamo sempre avuto la casa piena degli amici dei nostri figli. La maggior parte dei fine settimana, dopo le partite, facevamo un sacco di pigiama party". Quel seminterrato magico è stato teatro anche delle sfide con i suoi fratelli gemelli Emil e Oscar, entrambi nel vivaio del Copenaghen. "Sono molto diversi sia come personalità che come calciatori. Hanno sempre il massimo rispetto tra loro, ma quando giocano un 1 contro 1 nel seminterrato è vita o morte (ride, ndr)".

A colloquio con papà Anders

"Siamo una famiglia calcistica da generazioni". Infatti, anche Anders ha giocato nella prima divisione danese. "Lo aiutavo a esercitarsi nei tiri e a come usare il corpo per tenere lontani i difensori. Negli anni successivi passavo ore a guardare tutte le sue partite in campo e poi su Wyscout. Sono un nerd di tutti i dettagli e ne abbiamo sempre parlato dopo le partite". "Colloqui tecnici" che portano avanti ancora oggi.

 

 

"Tutti sono stati o sono calciatori in famiglia". Passione che, come detto, condivide con i fratelli. "Si levano meno di due anni, ma lui è sempre il fratello maggiore (Rasmus 2003, Oscar ed Emil 2005, ndr). Si vogliono bene e sono molti vicini. Hanno sempre avuto una sana competizione in ogni sport e in tutto ciò dove potevano trovare un vincitore".

"Eccellente nuotatore e determinato come pochi"

Non era così semplice da tenere d’occhio il piccolo Rasmus. "Era un ragazzo solare e socievole, non ha mai avuto difficoltà a fare nuove amicizie. Ma, nonostante fosse un ottimo studente, aveva difficoltà a stare fermo ed è stato naturale che facesse sport fin da piccolo per farlo sfogare". Quando si dice predisposizione genetica. "Il suo primo allenamento di calcio è stato all'età di quattro anni con quelli più grandi di un anno. Ma giocava anche a tennis, badminton e faceva parte di una squadra di nuoto agonistico. Era anche un eccellente nuotatore". Ma al cuor non si comanda. "Quando è arrivato il momento di scegliere, per lui non ci sono mai stati dubbi, solo calcio".

 

Il più grande punto di forza di Hojlund? "La determinazione, non si arrende mai. Già da quando aveva 6 anni sapeva quale strada avrebbe seguito e non ha mai deviato". Da piccolo si notava l’amore infinito per il calcio, la velocità e un sinistro fulminante. Però "non ci pensavamo a un’eventuale carriera agonistica o che potesse diventare così forte. Anche se vinceva parecchio, per noi era tutto gioco e divertimento".

La fame marchiata Hojlund

In Serie A come nel seminterrato di casa e nei campetti di Copenaghen. Quella fame di gol non è mai cambiata. "È sempre stato attratto dalla rete. Anche se quando era più piccolo giocava più come centrocampista e trequartista. Era più specializzato negli assist che nei gol". A 14 anni passa dal Brøndby al Copenhagen e "lì gli hanno cambiato posizione facendolo diventare il bomber che conosciamo oggi".

 

 

Mentalità positiva e sempre il sorriso sulla bocca: Rasmus Hojlund a Copenaghen si afferma anche grazie alle good vibes. Per poi arrivare allo Sturm Graz. "Il passaggio in Austria di Rasmus per noi genitori è stato strano. Aveva solo 18 anni e pochi giorni per decidere se accettare o meno l'offerta. Era tutto nuovo". Lo spirito genitoriale viene fuori. "Dopo la sua decisione da una parte eravamo a nostro agio. Ma una piccola parte di noi era leggermente ansiosa. Questo però fino a quando non abbiamo visto da vicino l’ambiente austriaco che ci è sembrato fantastico fin da subito".

 

 

Determinato e solare

Ora l’Atalanta. "Fino all’ingresso in campo deve ascoltare musica a tutto volume per caricarlo, si trasferisce nella sua bolla". E fuori dal campo "ama guardare tanto calcio, quando non gioca lui, e le giornate di sole, che lo invitano a uscire". Determinato e solare, che in qualche modo tornano sempre. Ora, il non più tanto piccolo Rasmus vuole prendersi il tutto. E papà Anders sorride.

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