Götze: "Guardiola pensa solo al campo. Klopp un secondo padre"

Da eroe Mondiale a talento maledetto. Nel giro di quattro anni la vita di Mario Gotze è cambiata del tutto. Il gol nella finalissima con l'Argentina nella notte del Maracanà, poi la parabola discendente al Bayern, i tanti infortuni e il ritorno al Borussia Dortmund. Quest'anno 32 le presenze stagionali, ma i due gol e i sette assist non hanno convinto il ct Loew, che ha deciso di non portarlo in Russia.

I problemi cominciano subito dopo il Mondiale brasiliano. Lui è al Bayern, pronto alla sua seconda stagione in Baviera. Sulla panchina dei tedeschi c'è Pep Guardiola, con cui però il feeling non è dei migliori: "Sul campo è preparato come pochi, non ho mai visto qualcuno così pronto e preparato da un punto di vista tattico - ha raccontato il centrocampista tedesca in occasione di un documentario su DAZN intitolato “Essere Mario Gotze" - come calciatore sono cresciuto, mi sono arricchito. Però lui pensa solo a quello che accade dentro al campo, tralascia del tutto l'aspetto umano e non guarda oltre se stesso. I giocatori sono anche esseri umani e per questo andrebbero considerati anche al di fuori del campo"

"Ho accettato il Bayern perché c'era lui" Dirà Gotze. Tante aspettative dunque, in parte deluse. Un grande allenatore, ma non un padre. Come invece lo è Klopp, che lo ha lanciato fra i grandi al tempo del Borussia Dortmund: "Quando ho deciso di lasciare il Bayern, ero seriamente tentato di andare al Liverpool. Sapevo che mi stava cercando a sarei stato più che felice di tornare a giocare per lui. Non è solo un allenatore per me, è un po' un secondo padre. Un giorno spero che le nostre strade possano incrociarsi nuovamente. Coltivo ancora questa speranza ".


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